Storia della famiglia Grassi

Storia della famiglia Grassi

di Piera Salvi

giugno 2018

 

Una chiacchierata con Milena sulla storia dell’albergo ristorante Grassi ci ha portato indietro di diverse decine di anni. Sempre in compagnia degli odori e dei sapori della cucina tradizionale toscana, Milena con sua la storia personale e quella del suo locale ci ha raccontato spaccati di vita aglianese, tra la fine della seconda guerra mondiale e il boom economico, tra difficoltà, solidarietà e voglia di divertirsi. Partiamo da 92 anni fa quando, tra ottimi profumi e sapori caserecci, a Montecatini nacque Milena Ferroni. Suo padre aveva una bottega di generi alimentari, dove spiccava l’insegna Cucina casalinga che, dopo avere ampliato l’ambiente, divenne Trattoria. Sempre negli anni Venti del secolo scorso, ad Agliana, Sem Grassi apriva la sua bottega di generi alimentari in centro, che con il passare degli anni si sarebbe trasformata in ristorante, fino a diventare l’albergo ristorante Grassi, storico punto di riferimento all’angolo tra via Roma e via Garibaldi, fino alla metà degli anni Ottanta.

Ma torniamo a Milena: amava la cucina però il suo sogno era aiutare i bambini a venire al mondo. Così, dopo avere studiato per ostetrica a Pisa, arrivò ad Agliana per esercitare questa attività in libera professione. «La seconda guerra mondiale era finita da poco. Avevo 25 anni, alloggiavo all’albergo Grassi» racconta Milena «e lì conobbi Valerio, figlio di Sem Grassi e Maria Caramelli, che un anno dopo diventò mio marito. Per una ventina d’anni ho fatto l’ostetrica ma dopo il matrimonio cominciai anche a dare una mano in cucina, nel ristorante Grassi. In fondo anche quella era una mia passione, mi riportava alle origini, ai profumi della cucina paterna e così mi dedicavo contemporaneamente a queste due attività. Poi, visto che l’albergo ristorante andava bene, cessai la professione di ostetrica, anche se mi dispiaceva, per fare la cuoca».

Com’era la vita di un’ostetrica nel dopoguerra?

«I bambini nascevano nelle case. Allora il novanta per cento degli aglianesi erano contadini. Venivano a prendermi con il calesse trainato dal cavallo, per portarmi a casa delle partorienti. Erano case sparse nella campagna, spesso le strade erano allagate e dovevo mettermi gli stivali. Nelle case non c’era l’energia elettrica, i bambini nascevano alla fioca luce di una candela o del lume a petrolio. Ho trovato tanta povertà, qualche volta portavo anche dei camiciolini ai neonati. Ho aiutato tante persone, però sono stata ricompensata».

E la vita al ristorante?

«Il nostro era tra due sale da ballo, Matteotti e Rinascita, che facevano a gara a portare nel loro locale i migliori cantanti dell’epoca e tutti sono passati da noi, da Domenico Modugno a Nilla Pizzi, Gino Latilla e Carla Boni, Achille Togliani, Giorgio Consolini e tanti altri, fra cui Patty Pravo. Anche Mike Bongiorno, Pippo Baudo e il pittore Pietro Annigoni sono stati nel nostro ristorante. Tutti ci lasciavano una foto autografata con dedica. Annigoni, invece, scrisse la sua dedica su un tovagliolo. Ricordo anche tante grandi e allegre tavolate. Il nostro lavoro era gioia per i clienti. Quando cominciammo a fare anche rosticceria, la domenica c’era la fila per prendere il pollo al girarrosto e le lasagne. Abbiamo lavorato tanto e ci sono stati anche dei problemi, fra cui le malattie. Abbiamo sempre superato tutto pensando più a stare uniti che alla ricchezza. Penso che le cose importanti siano salute, amicizia e unione».

Milena ci racconta dei suoceri, Sem e Maria Grassi, che hanno ricevuto il riconoscimento di Giusti tra le nazioni, per avere ospitato in casa una famiglia ebrea.

«Erano due coniugi con un figlio. I genitori furono catturati dai tedeschi e portati nei campi di concentramento, il figlio riuscì sfuggire e fu accolto in un’alta famiglia. Ma siamo rimasti sempre in contatto».

 

Il locale chiuse negli anni Ottanta, anche in seguito ai problemi di salute di Valerio, che era un grande appassionato di vini e aveva una cantina fornitissima di bottiglie pregiate. Dal Grassi sono stati a cena anche tanti calciatori professionisti, inoltre il ristorante nei primi anni del Torneo dei rioni di Agliana è stato sede del rione Harlem («che ha avuto vita breve ma intensa», racconta Milena) e lì si riunivano a cena i giocatori dopo le partite. Due anni fa, a novant’anni, Milena ha raccolto le ricette del ristorante Grassi in un libretto intitolato “Ricette personali e toscane alla vecchia maniera”, dove con i segreti della sua arte culinaria ha scritto anche alcuni divertenti aneddoti dai quali si può ben capire come la vita mezzo secolo fa fosse ben diversa da quella di oggi. Come quella notte che un giovane ospite dell’albergo entrò in camera di Milena e Valerio all’una di notte perché doveva prendere una decisione importante: andare in America e proseguire gli studi oppure restare ad Agliana e sposarsi. «All’epoca non esistevano le chiavi» racconta Milena -, «le porte erano sempre aperte, anche quelle dell’albergo. Bei tempi, senza pretese e con poche paure».

 

Le foto in questo articolo. In alto: Famiglia Grassi riunita, con a capotavola nonna Maria. Al centro: Valerio Grassi e Milena. In basso: Valerio Grassi (terzo da sinistra) nella sua cantina con amici e giocatori della Fiorentina.

Scrivi un commento

Per pubblicare un commento devi primaautenticarti.

Social Network

facebook

 
Help & FAQ

Se ti occorre aiuto consulta le "domande frequenti (FAQ)"
Frequently Asked Questions (FAQ) »

Contatti

Telefono: + 0573.700063
Fax: + 0573.718216
Email: redazione@noidiqua.it