Chiuderà l’ufficio postale di Montemagno?

Chiuderà l’ufficio postale di Montemagno?

di Daniela Gori

dicembre 2015

Moltissime, come era da immaginare, sono state le manifestazioni di scontento tra i residenti di Montemagno, alla notizia che anche il loro ufficio postale faceva parte di quelli che sarebbero stati chiusi.  Dopo che era stata fatta anche un’assemblea, con il sindaco e i rappresentanti dei sindacati che si erano mobilitati, alla fine di agosto la doccia fredda: con un comunicato affisso alla porta, si avvertiva l’utenza che il bandone del piccolo ufficio postale monounità di Montemagno, sarebbe stato tirato giù per sempre il primo sabato di settembre.  

I residenti del piccolo paese del Montalbano in piazza a Pistoia, si sono aggregati ai manifestanti delle altre piccole comunità candidate alla stessa sorte mentre il Comune di Quarrata è uno tra i tanti che hanno presentato il ricorso al Tar, per cui la piccola posta è rientrata tra le cinquantasei la cui chiusura è stata momentaneamente sospesa. Per un altro po’ di tempo la logica della razionalizzazione degli uffici non avrà la meglio sulle esigenze dei piccoli centri. Intanto anche Poste Italiane ha fatto il suo ricorso, e la questione  non sarà risolta fino alla sentenza del Consiglio di Stato. I residenti del piccolo centro abitato  sperano comunque di salvare l’ultimo erogatore di servizi del paese. 

Con la chiusura dell’ufficio postale monounità di Montemagno infatti, sparirebbe l’ultimo dei servizi di cui poteva usufruire non solo il piccolo paese, ma anche tutti quelli situati sulla fascia limitrofa del Montalbano, come Lucciano o Forrottoli. Prima almeno c’era anche l’ufficio di Santonuovo, ma già che quello era stato chiuso tempo fa, in molti si riversavano nel piccolo ambiente delle poste di Montemagno con una sola impiegata. Ma non è tutto, perché quelle poste nel paesino fanno comodo anche per  le ormai consolidate funzioni di banca depositi, visto che, al solito, lì di banche non ce n’è. Le conseguenze della privatizzazione e dei tagli ai servizi finirebbero così per mettere in difficoltà come sempre soprattutto le minoranze più isolate. 

Quando l’ufficio venne istituito, era l’epoca in cui i giovani si allontanavano dal paese per andare a vivere in città, e siccome la maggior parte delle persone anziane non aveva la patente, era una comodità per loro non aver bisogno di essere accompagnate a ritirare la pensione, ma sentirsi autosufficienti potendo andare a piedi. Tuttora però il servizio è utile perché succede l’inverso: spesso  vanno a pagare i bollettini nelle poste delle frazioni decentrate le persone che abitano in città, perché c’è meno fila da fare. Ma la cosa più singolare è il fatto che  la “scure” della “razionalizzazione”,  debba abbattersi proprio su un ufficio dove le spese sono ridotte, visto che la sede è in un fondo della parrocchia, e il circolo ACLI ha reso noto di essere disposto a concedere la stanza adiacente, se il problema fosse l’esigenza di maggiore spazio per meglio garantire la privacy degli utenti. «Se davvero dovesse venire dismessa questa minuscola sede» dicono le persone anziane «saremmo noi quelli più sacrificati. Anche le poste non pensano  ai cittadini bisognosi, ma solo agli interessi»

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