Luigi Vangucci

Luigi Vangucci

di David Colzi

marzo 2008

E’ considerato il “Dottore” di Quarrata perché esercita la sua professione da tanti anni vedendo crescere generazioni di quarratini. Per tutti resta una persona seria e disponibile con la quale si può instaurare un rapporto umano oltre che medico-professionale. Noi di Qua lo ha intervistato per voi.

Dottor Vangucci, la sua è una vita spesa professionalmente per i suoi pazienti. Cominciamo dall’inizio: che studente era ai tempi della scuola?

Sicuramente ero molto determinato a fare il medico, anche se non da subito. Infatti ho cominciato le scuole di avviamento professionale a Quarrata, che al massimo potevano portare a qualcosa di simile al perito tecnico-meccanico. Presto capii che questa scuola non mi sarebbe servita ad andare al liceo, per cui finiti quei tre anni a Quarrata, sono andato privatamente a fare le scuole medie, per poi imboccare la strada del ginnasio di Pistoia, infine l’Università. Questo cambio di scuola è nato perché alla fine dell’ultimo anno di avviamento, ho avuto l’idea fortissima di fare il medico.  Sai, ci ho ripensato tante volte, su questa mia scelta e credo che il mio medico di famiglia, il dottor Lomi mi abbia dato lo spunto, perché lo vedevo con il fascino di un medico infaticabile, sempre a disposizione dei pazienti. Per me questo era straordinario.

 Dal suo punto di vista, come sono cambiati i quarratini, dall’inizio della sua carriera ad oggi?

Parlando con i miei colleghi alle riunioni dei medici, ci siamo resi conto che in generale è cambiata l’utenza dei pazienti: prima, su 1000 assistiti si facevano visitare in 100, perché la maggior parte delle persone non usava la medicina, né come prevenzione né come cura; oggi giorno a Quarrata, (come Agliana o Pistoia) la gente viene più spesso dal medico anche per cose minime. Di fatto è migliorata l’educazione sanitaria dei pazienti, anche se a volte è un po’ esagerata nei suoi allarmismi.

Un noto proverbio recita: “Conta più la pratica della grammatica”, per la sua  professione, cosa ha contato di più?

E’ chiaro che ci vuole una base di preparazione teorica, però è vero che l’esperienza permette di lavorare facendo meno errori di quando si ha soltanto la teoria: un buon medico è quello che sbaglia meno, perché non dobbiamo scordarci  che il medico non è un mago, ma una persona che applica, con tutti i suoi limiti, la propria esperienza e la propria cultura. Non c’è dubbio che io son stato favorito dalla specializzazione in anestesia e rianimazione, perché mi ha messo di fronte alle casistiche più urgenti: infatti devi sapere che la paura di noi studenti che si cominciava questo mestiere era di essere messi d’improvviso di fronte ad una scelta che poteva determinare la vita o la morte di un paziente. La mia specializzazione mi ha insegnato a vincere questa paura.

So che lei coltiva molti interessi: anzi tutto guardando casa sua, si notano molti quadri alle pareti, quindi direi di iniziare da questo chiaro interesse per la pittura. Cosa ci può dire?

Debbo essere subito chiaro; sono un amatore dell’arte, non un artista, anche se credo che la medicina abbia molto a che fare con l’arte. Tornando alla pittura, quelli appesi alle pareti sono quadri di amici, che ricordano momenti in cui siamo stati insieme, o addirittura l’incontro in una visita medica. Non è che ho comprato tutti questi quadri. Infatti credo che il dono di un qualcosa di artistico sia ancora più gradito di altro. (ride)

“Filarmonica Giuseppe Verdi di Quarrata” – presidente Luigi Vangucci. Foto del concerto tenuto presso gli studi di TVL Pistoia

Nel suo salotto c’è un pianoforte… Altra passione la musica?

Si! La musica é forse tra tutte le Arti quella che mi piace di più. Da ragazzini con altri amici si andava da un prete di qui che ci insegnava la musica gratuitamente (e non faceva poco!). Così si apprendevano i rudimenti. Mio figlio a differenza di me, ha fatto  studi specifici di musica, e suona abbastanza bene il pianoforte: io vado molto ad orecchio. Comunque mettermi al pianoforte mi rilassa.

Nel nostro primo incontro lei mi ha accennato all’esperienza di TV QUARRATA; ci racconti un po’ nel dettaglio…

Tv Quarrata nacque dalla fantasia di un quarratino, Luciano Michelozzi che per i quarratini è un piccolo mito: aveva un negozio di elettrodomestici in Piazza del Comune a Quarrata… un uomo dalla fantasia fertilissima! L’avventura iniziò circa nel 1974, in una piccola casa che aveva  sulla collina quarratina, (era praticamente una stalla disabitata!). Lì vennero montati tutti i set della tv, e lui da solo faceva tutto: riprese, regia, la parte tecnica ecc… Poi lo studio si trasferì in Piazza del Comune a Quarrata, nel retrobottega del suo negozio, e quello fu il periodo più bello di quella esperienza: io feci una serie di trasmissioni a carattere medico, con ospiti illustri nel campo della medicina, con filmati  e  telefonate in diretta dei cittadini, “rigorosamente senza filtro”. Era tutto molto casalingo, ma anche qualitativamente di un certo livello. Poi mi sono interessato anche della musica, con la Scuola di Musica quarratina che in studio faceva degli intermezzi musicali all’interno delle trasmissioni di incontri. Mi sono dedicato anche io all’intervista di persone, su argomenti seri che riguardavano il significato della vita, i giovani, la droga ecc…

La nostra rivista si occupa di Quarrata, quindi le chiedo:  cos’è stata e cos’è oggi Quarrata per lei?

Io son di Valenzatico, ma il mio lavoro, i miei interessi sono qua a Quarrata, quindi sono Quarratino di adozione. (sorride) Rispetto ai miei tempi questo posto si è trasformato da paese rurale, a piccola città, soprattutto tra gli anni 50 e 60 grazie alla ditta Lenzi che trasformò l’economia del luogo da agricola ad artigianale. Forse con il benessere Quarrata perse in passato un po’ la sua identità di comunità; ora sembra che le cose stiano cambiando. Anche esteticamente è diventata più carina: un tempo non era né paese né città, ora invece ha il suo centro, la sua piazza, ha dei buoni locali, e soprattutto ci sono molti studenti. Tutte queste cose chi le avrebbe immaginate vent’anni fa…

 

 

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