Quando l’italiano è trendy

Quando l’italiano è trendy

di Linda Meoni

dicembre 2015

«Mi dovete solo dire perché io, che ho ottant’anni, devo aspettare alla sera che torni il mi’ nipote per capirci qualcosa di quello che sta scritto sul giornale. Per esempio, lei mi sa spiegare cos’è il iob ach (ovvero jobs act, ndr)? E il catèrin, cos’è il catèrin (ovvero catering, ndr)? C’è qualcuno che ci vole morti, io lo so».

In una redazione possono arrivare mille chiamate, dai mille toni. Dal disperato all’ironico, dallo scanzonato, all’afflitto. E poi c’è quello che ti ricorda, semmai te ne fossi scordato, la responsabilità che hai: farti capire da tutti o, almeno, da un’altissima percentuale di chi ti legge, perché il giornale può avere ancora, grazie a Dio, un ruolo sociale. Un problema concreto che esiste innegabilmente da quando l’itanglese ha preso il sopravvento. Una condivisione social, un progetto smart, un workshop dedicato all’information technology e un altro invece al business e al digital, con un’ampia parentesi sul marketing del brand. Ah, vabbè, tutto chiaro no? Macché. Solo che oggi, presi dalla smania di voler dire sempre qualcosa a tutti i costi su qualsiasi argomento, siamo diventati dei tuttologi. Vien da sé che aggiungerci ogni tanto una parolina inglese dà un tono a quel che si dice. Nobilita, insomma. Senza aggiungere però, di fatto, niente in più al senso. Ma anzi, creando confusione in chi ascolta. Costretto, però, a fingere di aver capito tutto. Con scioltezza anche, perché sta male far la parte di quello che non sta al passo coi tempi e non capisce che il mondo si sta evolvendo (ma sarà vero poi?). Prendi quelle decine di mail save the date, quei progetti d’impresa innovativi che s’incardinano sul concetto di team building. Oh, va bene essere cosmopoliti, va bene, ed è giusto, aver cultura dell’inglese come di altre lingue, visto che le nostre città e i nostri paesi sono sempre più terra di convivenze tra etnie e culture diverse. Però a me, che un montalese, un pistoiese, un quarratino, mi venga a farcire un discorso con questi paroloni mi mette un po’ a disagio.

Salviamo l’italiano. Dagli italiani anche, sì, ma soprattutto dagli inglesismi. E torniamo ai santi vecchi. Che parlar come si mangia, specie in Italia, è proprio una gran libidine.

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