Il tabernacolo de “La Madonna delle acque”

Il tabernacolo de “La Madonna delle acque”

di Daniela Gori

settembre 2016

Facendo una passeggiata nella piana, andando per la frazione intorno al Molin Nuovo, tra torrenti e campi coltivati, fra l’argine dell’Ombrone e il fosso di Iolo, uno dei suoi affluenti, si trova un tabernacolo, comunemente chiamato “La Madonna delle acque”. Già nel nome questo sacrario dedicato alla Vergine porta tutto il significato che nel tempo gli uomini gli hanno attribuito: un luogo di devozione propiziatoria per la tutela delle acque. Acque che da sempre per l’uomo rappresentano un bene prezioso, oro blu che consente la vita, ma che può trasformarsi in un terribile strumento di devastazione e di morte al momento delle piene e delle alluvioni.

Come la dottoressa Chetti Barni, esperta di arte e territorio, scrive in una sua pubblicazione: “L’ubicazione di un tabernacolo nei pressi di un guado di un fosso, testimonia ancora una volta quanto fosse radicata la tradizione, in questo caso documentata dalla scritta posta sul basamento di edificare questi monumenti a carattere devozionale a protezione degli argini dei fiumi contro le alluvioni che in questa zona ricorrevano”. Il tabernacolo con Madonna (Adorazione della Madonna del bambino e angeli) reca infatti la scritta: Perché a questo ponte /vegliasse benigna/La divina assistenza/Girolamo Cafissi/aiutato dai popoli di Tizzana e Iolo/volle che qui fosse venerata/ la gran madre di Dio/22 maggio 1927. Sull’evenienza che portò all’installazione del sacrario tante storie sono state raccontate e tramandate da persone vissute da queste parti, alcune morte recentemente, portando via con sé gli ultimi segreti di un passato dal sapore leggendario. Uomini che “sapevano sussurrare alle acque e vivere in sintonia con esse”

Uno di questi era Donello Cecconi, purtroppo deceduto il 27 marzo 2015, che per trentasei anni è vissuto nella vecchia casa, accanto al fosso Quadrelli dietro le attuali idrovore. Quante piene e quante nottate trascorse con l’ansia che qualche argine saltasse per aria! Ma mai si è tirato indietro per tutelare il suo territorio e con tanti altri del posto lo ha difeso strenuamente riparando frane, cedimenti e topinaie presenti sugli argini e dentro l’alveo dei nostri torrenti. Si narra, dicevano alcuni anziani, e appunto anche Donello lo raccontava, che ai primi del novecento alcune donne, che lavoravano nelle filande di Iolo, durante un’attraversata dell’Ombrone su di una barca – non esistevano ponti a quei tempi ed era possibile l’attraversamento del guado solo con barche – siano morte affogate per il capovolgimento della barca, a causa del sopravvento di un’onda di piena (ombronata) venne dopo e fu posto in via dell’Argine presso il guado del Molin Nuovo. L’incidente successe al Molin Nuovo e pare sia stato all’origine del posizionamento del tabernacolo. 

Tutti gli anni durante la “Solennità dell’Ascensione” i fedeli delle Parrocchie di Iolo e di Tizzana si ritrovano congiuntamente presso il Tabernacolo di via dell’Argine al guado del Molin Nuovo per preghiere e processioni, a cui segue un bel rinfresco sull’erba con salumi e torte fatte dalle donne che vivono sul territorio, proseguendo la tradizione di quello che anticamente era uso fare nei paesi di campagna con preghiere propiziatorie per la buona riuscita della semina e per la protezione del territorio da inondazioni e frane. Così ancora oggi in questa occasione si fanno delle passeggiate in luoghi caratteristici legati alla devozione.

Per la realizzazione di questo articolo, ha fornito il  materiale Daniele Manetti – Legambiente Quarrata.

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