di David Colzi. Ph: Foto Olympia
giugno 2025
Continua la nostra visita all’interno del Museo etno-demo-antropologico Casa di Zela di Quarrata, sempre alla ricerca di oggetti curiosi, appartenenti al nostro passato recente. Ad aiutarci in questo viaggio c’è ancora una volta Ernesto Franchi, responsabile e guida del plesso.
Gli “altarini da viaggio”, utili per dare la benedizione, ma soprattutto l’estrema unzione agli infermi, sono stati ampiamente usati nelle diocesi fino al secolo scorso. La loro funzione però non è andata perduta, ed anche oggi se ne possono trovare delle versioni moderne, acquistabili su siti specializzati.
Quello che abbiamo visto noi a Casa di Zela è composto da una scatola pregiata in mogano lucidato; il suo corredo comprende un crocifisso in argento con sotto tre piccole scatole circolari, sempre dello stesso materiale. Quella centrale conteneva l’Olio Santo, come indica la scritta, quella di destra il cotone imbevuto per l’unzione e quella di sinistra il cotone pulito, per detergere la persona dopo la benedizione. C’è poi la stoletta rituale, l’aspersorio e i libretti in latino: “Veni mecum sacerdotum” e “Collectio rituum”. Da notare i due porta candele laterali che una volta montati, riproducevano un piccolo altare da chiesa. Finita la cerimonia, il tutto veniva risposto nella scatola e chiuso a chiave. Manca il porta Ostie, e non ci è dato sapere se ci sia mai stato o se sia andato perduto prima dell’acquisto da parte del museo.
Non è possibile fare una datazione certa, però possiamo affermare che è almeno dei primi del ‘900, perché uno dei due libretti reca la data 1917. All’interno c’è inoltre un santino degli anni ’50 che ci fa capire quanto sia stato usato nel tempo.
Cofanetti come questo erano molto utili per i parroci di campagna che prestavano la loro opera in un mondo rurale molto credente, i cui fedeli talvolta dovevano essere raggiunti coprendo distanze significative, muovendosi a piedi o in bicicletta in mezzo ai campi.