di Marco Bagnoli
giugno 2025
Gianfranco Loriga, classe ‘51, ha dipinto per una vita intera, e dipinge ancora adesso che è in pensione. Mentre lavorava faceva le nottate col pennello in mano, e oggi si gode tutto il suo tempo libero, e la notte invece dorme. Ma sogna i quadri.
Nella vita ha fatto l’imbianchino, tanto per restare nel mondo del colore, ma ha iniziato a trent’anni; da quando ne ha diciassette, invece, è rimasto folgorato dall’arte della pittura e davvero non riesce a smettere. Ha la casa piene di tele, di bei quadri ben rifiniti: i paesaggi, molti nudi, qualcuno degli oltre cento San Pio che ha realizzato, e che si sono venduti da sé, e poi caricature di attori e cantanti, e copie di grandi autori, da Leonardo a Botero. Perché i quadri si possono anche regalare, certo perché no, ma a venderli c’è più soddisfazione, vuoi mettere? Un po’ perché ci rientri delle spese, e poi soprattutto perché il prezzo non mercifica l’oggetto artistico, ma valorizza l’importanza del pittore: Gianfranco è membro dell’Accademia Internazionale di San Marco e dell’Accademia Tiberina di Roma.
È un pittore molto preciso, insomma, è bravo. Lo dicono le innumerevoli pubblicazioni e giornali e cataloghi che gli hanno fatto il ritratto nel correre dei decenni: lo vediamo giovane e col ciuffo, bello ed elegante, come un attore, mentre in foto un po’ ingiallite dal tempo si affianca ai suoi quadri esposti in giro per la Toscana, Viareggio Prato Montecatini e non solo, ovunque raccogliendo i meritati riconoscimenti. Bei tempi, quando col talento del tuo azzardo giovanile, ricco e speranzoso, potevi girare in Europa, Francia Spagna e Svizzera.
E oggi? Non gira più Gianfranco? Oggi la situazione è un po’ quella di certi settori commerciali, primo fra tutti quello del mobile: ci si guarda nelle palle degli occhi e si sospira ricordando un passato ormai lontano, quando si era giovani, e soprattutto quando giravano i quattrini veri, le lire, e si stava tutti bene e tutti si spendeva liberamente e si comprava di tutto, vestiti, macchine, mobili e quadri. Certo, le mostre le si fanno ancora, come quella dello scorso Settembre Quarratino, che ha visto il nostro Gianfranco in pista con la sua migliore produzione. E in questi giorni si sta pensando di tornare ad allestire una nuova esposizione presso la Compagnia del Santissimo Sacramento di San Piero, come già si era fatto anni fa.
Ripensare ai bei vecchi tempi forse è sbagliato, perché ci distrae dal vivere il presente, ma come si fa? Nel 1996 espone nella villa del ‘700 del Dottor Spiti, a Pistoia, dopo essere stato ingaggiato per un lavoro decorativo dalla padrona di casa, Graziella Spiti Frati, poetessa, che si sincerò personalmente delle sue effettive virtù artistiche. E a Viareggio, intorno al 1977, una signora altolocata era molto interessata ai suoi quadri esposti, e infatti gliene comprò uno; e poi lo invitò a casa sua per prendere un tè, e pensò bene di fargli dono di una tela del ‘600, un rotolo un po’ sciupacchiato che ritraeva un cardinale, magari un papabile dell’epoca, chissà. C’è stata infatti come una vera e propria vocazione per Gianfranco Loriga, come una chiamata all’Arte: di sicuro, la sua vita variopinta è stata singolare e unica anche per questo suo essere il solo artista della famiglia, senza nessun altro in casa a fargli da esempio. I suoi tre figli invece, che da bambini lo imitavano, ciascuno con la propria tela sul cavalletto, erano bravissimi, e la maestra a scuola pensava che i loro disegni fossero fatti da lui. Ma poi tutti hanno fatto altro nella vita.
E allora Gianfranco, senza molto da aggiungere, si lascia avvolgere dall’odore caratteristico dell’olio di lino, nel suo studio, e dipinge. Dipinge qualcosa che non c’è, che non c’è più, oppure non c’è mai stato. Ma lo dipinge bene, e ci fa credere che sia tutto vero.