di David Colzi. Ph: Foto Olympia
settembre 2025
Continua la nostra visita all’interno del Museo etno-demo-antropologico Casa di Zela di Quarrata, sempre alla ricerca di oggetti curiosi, appartenenti al nostro passato recente. Ad aiutarci in questo viaggio c’è ancora una volta Ernesto Franchi, responsabile e guida del plesso.
Si tratta indubbiamente di uno degli oggetti più strani che si possono trovare a Casa di Zela. Al primo sguardo può sembrare una piccola macina, oppure un affila coltelli. Invece la sua funzione era particolarissima, perché serviva per scavare, tramite un piccolo disco dentato azionato a manovella, una scanalatura lungo l’asta dell’ombrello, nella quale veniva poi inserita una guida in ferro con due molle. La funzione di quest’ultime era di bloccare o sbloccare il collare interno che reggeva le stecche. Il meccanismo così composto consentiva all’ombrello di aprirsi e richiudersi.
Questa spiegazione minimamente tecnica risulterà sorprendente, ma anche i più banali oggetti quotidiani hanno una loro tecnologia precisa, che talvolta è mutata ben poco nel tempo.
Il nostro “scava traccia” è un utensile talmente particolare che, nonostante si trovi a Casa di Zela da più di dieci anni, nessun visitatore, giovane o anziano che fosse, è mai riuscito a indovinarne la funzione, nonostante gli indizi forniti dalle guide. Chiaramente ora il mistero è stato risolto, quindi si dovranno trovare nuove stranezze per sfidare la curiosità e l’intelligenza degli avventori; ma al museo gli esempi certo non mancano. A proposito: chiedete a Ernesto di mostrarvi “la Pappagalla”… rimarrete sorpresi!




