Bisogna saper perdere

Bisogna saper perdere

di Massimo Cappelli

giugno 2025

È da un po’ di tempo che mi risuona in testa una canzone che ascoltavo quando ero bambino, un successo cantato da Lucio Dalla e dai Rokes in un vecchio Sanremo del 1967, si intitolava: “Bisogna saper perdere”.

Il brano faceva riferimento ad una disputa fra due amici innamorati della stessa ragazza che aveva già fatto la sua scelta per uno di loro. Era tempo di grande fermento e di impegno sociale che spinse studenti, operai ed intellettuali ad unirsi e a contestare in nome della pace, contro la guerra del Vietnam in corso da anni. In quel periodo storico anche la musica, come ogni altra forma d’arte, assecondava la contestazione, proprio come nel testo di questo brano, che con estrema semplicità fa riflettere su come sia possibile e facile gestire al meglio ogni incomprensione, affidandosi al buon senso, al dialogo e al compromesso, semplicemente non volendo… vincere a tutti i costi. Se al contrario vogliamo solo sopraffare gli avversari dando sfogo ai sentimenti più negativi, lo scontro diventa inevitabile, e a seconda del potere che i contendenti hanno, una controversia insignificante può assumere anche dimensioni gigantesche. Questo è proprio quello che è sempre successo nella storia dell’uomo e che sta succedendo adesso a Gaza, in Ucraina e in ogni parte del mondo dove ancora oggi sono in corso sanguinosi e assurdi conflitti. I capi di Stato dei Paesi avversari anche se qualche volta si tolgono giacca, camicia bianca e cravatta e si fanno vedere in grigioverde o in mimetica, non vanno, e non andranno mai, al fonte a combattere, ci mandano i ragazzi di vent’anni che il più delle volte non sanno nemmeno perché si trovano lì. A morire.

I potenti con le loro famiglie e la protezione della scorta invece si ritirano nei bunker, nelle stanze dei bottoni opportunamente blindate a prova di bomba da dove, per voler vincere a tutti i costi, mettono in atto crudeli e perverse strategie finalizzate ad annientare non solo obiettivi militari ma a uccidere civili, donne, e purtroppo anche tanti bambini. Pare che il mondo, però, a differenza del Sessantotto, invece di contestare queste atrocità, si stia abituando ad esse.

Eppure il concetto è molto semplice, e la soluzione sta in quelle tre parole: “Bisogna… saper… perdere”. Bisogna cercare di provocare il male minore. È necessario però fare uno, dieci, cento passi indietro, perché se si persegue unicamente l’obiettivo del vincere, si rischia di non accorgersi di cosa sta succedendo attorno a noi e di non vedere i danni morali e materiali che ogni guerra produce ad entrambe le parti. Non ci sono vincitori, ci sono solo vinti, e insieme all’odio sarà sempre il male che trionfa. Sicuramente io sono l’ultima persona degna di spiegare le Scritture, ma per l’occasione prendo in prestito questa frase di Gesù pronunciata durante “il discorso della montagna” e scritta nei Vangeli di Matteo e Luca, Il testo evangelico riporta:“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due […]”

Molto probabilmente porgere l’altra guancia sarà stato difficile anche per Lui, come uomo, ma l’insegnamento è perfetto quanto semplice: se alla violenza si risponde con la violenza non si finisce più, sarebbe come spengere un incendio con la benzina. Cosa diversa invece è rispondere ad una provocazione con un gesto di profonda umiltà, destabilizzando l’altra parte, interrompendo le sinapsi cerebrali e con esse le aspettative di chi cerca a tutti i costi il conflitto, annientando così sul nascere l’inizio del progetto malvagio. A me sembra che stiamo sfociando nell’era dell’indifferenza, del cinismo e dell’arroganza. Prevale sempre di più “l’io”, non “il noi”, ed è sempre più importante “l’avere” e non “l’essere”; uno, più potente è, e più rispetto merita, questo succede sia nella Società che ai suoi vertici, dove si eleggono leader che promettono solo di tirar su muri, sia materiali che ideologici, e il consenso avuto è proprio grazie a queste promesse, segno di una società confusa e incurante del fatto che i muri chiudono fuori gli altri, ma in qualche modo imprigionano anche chi li tira su.

Poi c’è l’altro aspetto: La fuga! Quella dei potenti miliardari, coloro che nella vita (appunto) non hanno mai saputo e voluto perdere: preparare la via di fuga pagando milioni di dollari per una gita nello spazio e, magari, in vista della fine del mondo, assicurarsi la salvezza su una base spaziale; una salvezza del tutto diversa da quella premessa da Colui che ha detto “porgi l’altra guancia”, ma anche molto diversa dal contenuto di quel vecchio brano di Sanremo del 1967: “Bisogna saper perdere”, allora cantata da due venticinquenni: Shel Shapiro e Lucio Dalla.

Se ho infastidito qualcuno con l’accostamento “Sanremo – Santo Vangelo” me ne scuso, tuttavia una verità resta tale da qualsiasi parte essa provenga. Concludendo, credo che per mettere fine ai conflitti ci sia sempre meno bisogno di leader e di uomini potenti. C’è bisogno invece di maestri di vita, di persone illuminate che godano del rispetto dei loro seguaci, ma al contempo, abbiano l’umiltà di lavare i loro piedi. Questa, sarebbe un’altra vera salvezza.

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