Alluvione e poi?

Alluvione e poi?

di Giacomo Bini

dicembre 2023

Ora i Comuni della piana devono farsi sentire perché i soldi per i risarcimenti arrivino in breve tempo e soprattutto in modo proporzionato alla gravità dei danni subiti.

Non a pioggia e non mettendo la piana in posizione secondaria rispetto a Prato e alla provincia di Firenze. Non è certo nostra intenzione fare del campanilismo sulle disgrazie o promuovere un atteggiamento da guerra tra alluvionati, ma fin dai primi giorni dopo la terribile nottata tra il 2 e il 3 novembre abbiamo percepito nelle nostre comunità il timore di non essere al centro dell’attenzione. «In televisione si parla solo di Prato e di Campi» ci hanno detto alcuni imprenditori della zona industriale di Montale nei giorni successivi all’alluvione «mentre di quello che è successo qui non si vedono immagini, anzi la nostra zona non viene nemmeno menzionata nei servizi giornalistici». Succede a livello mediatico che in un primo momento sia data maggiore visibilità ai centri maggiori, è anche comprensibile, ma successivamente occorre che anche l’informazione diventi più equilibrata e questo è accaduto nel nostro caso solo in parte. Ci sono voluti quindici giorni per vedere un servizio del Tg3 della Rai sulla rottura dell’argine dell’Agna e sulle sue conseguenze per decine di imprese della zona produttiva di Montale. Nelle ultime settimane di novembre i riflettori hanno iniziato a rivolgersi anche alla piana pistoiese. Troppo tardi ma almeno una minima correzione di rotta c’è stata.

Ora però c’è un problema più importante rispetto alla visibilità mediatica ed è la distribuzione dei ristori (nome bruttissimo), insomma dei soldi che devono essere dati alle famiglie e alle imprese. Non vorremmo che anche nella valutazione dei danni e nella spartizione dei risarcimenti si considerasse la piana come una zona periferica nel disastro dell’alluvione. E’ su questo che le nostre comunità devono tenere la vigilanza alta e soprattutto devono impegnarsi gli amministratori comunali. I sindaci devono essere in prima fila ma con loro devono schierarsi in modo compatto i consigli comunali, le forze politiche, le associazioni di categoria e, in genere, le popolazioni della piana. Un appello all’unità in una situazione di grave difficoltà come quella che stanno vivendo molti nostri concittadini è il minimo che si possa fare da parte di una rivista come la nostra che si chiama “Noi di Qua”.

La solidarietà non si misura soltanto con gli aiuti materiali alle famiglie colpite dall’alluvione, ma anche con la compattezza nel chiedere i risarcimenti e le risorse finanziarie necessarie per il nostro territorio. Le famiglie e le imprese che stanno facendo la conta dei danni e che sono alle prese con i moduli per la richiesta di risarcimento non devono essere lasciate sole, ma devono sentire la vicinanza e il sostegno dell’intera collettività. La vicinanza e la coesione dovranno manifestarsi anche nel periodo successivo all’emergenza quando si tratterà di ripartire e di ricostruire. L’alluvione dell’Emilia Romagna insegna che nelle settimane e nei mesi successivi all’evento l’opinione pubblica tende facilmente a dimenticarsi di chi ha sofferto ed ha subito gravi danni. Anche le istituzioni spesso non fanno seguire i fatti e le decisioni alle promesse elargite nel momento della più immediata emergenza. Per questo sarà compito prioritario di tutti noi mantenere alta la pressione su Regione e Governo perché eroghino gli aiuti in tempi rapidi e con la giusta proporzione.

La massima attenzione dovrà essere rivolta anche alla realizzazione delle opere di messa in sicurezza dei nostri fiumi.

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