 
                di Marco Bagnoli. Foto: Adriano Tesi
marzo 2013
Il centro d’ascolto di San Piero è stato aperto nel 2000, il primo della diocesi; quello della Caritas è un circuito che raggiunge e supera l’intero territorio della provincia, toccando, nel caso di quella di Pistoia, anche alcune località verso Prato e Firenze. Quello di San Piero è quindi un osservatorio privilegiato, che ha registrato l’incedere sommesso, dapprima impercettibile, di quell’occhio del ciclone nel quale ci troviamo – la fase forse più oscura di questa sciagurata congiuntura internazionale, oggi che anche i politici in televisione hanno smesso di considerarla una specie di inopportuna superstizione popolare e sulla parola “crisi” hanno sperimentato i loro incantesimi elettorali. Qualcuno a questo punto potrebbe suggerire che anche un organismo di emanazione ecclesiastica avrebbe al massimo invocato una benedizione, o tentato un esorcismo; gli uomini e le donne che operano per far funzionare la Caritas sono invece del tutto sprovviste di trucchi, padrone solo di quel sapere antico chiamato solidarietà. Questo comunque non significa che non sappiano quello che fanno – il volontariato è gratuito, ma non certo privo di valore: persino i membri storici del centro si impegnano in continui aggiornamenti “professionali”, per essere in grado di avvicinarsi nel migliore dei modi e con la massima sensibilità al singolo individuo, che si rivolge loro nel momento forse più critico della sua intera esistenza.
L’attività principale del Centro di ascolto è appunto quella di prestare attenzione alle diverse situazioni di disagio sociale, in modo da individuare al meglio problematiche e soluzioni; la semplice distribuzione di beni di necessità è infatti un passaggio successivo a quello dell’accoglienza e dell’analisi, e non è nemmeno l’ultimo, dal momento che l’elemento forte di tutto il meccanismo è la costruzione di un rapporto continuativo e di una fiducia, cosa ancor più determinante quando si è in difficoltà. È per questo che ogni singolo centro della diocesi è collegato in una rete che consenta un efficiente monitoraggio della realtà del territorio.
 Il dato più rilevante che ci riferisce Francesca, dirigente della sede di Agliana, è il salto di qualità verificatosi sul fronte di questo disagio sociale: la percezione comune era che la Caritas operasse in massima parte in sostegno degli stranieri, con una presenza minima di italiani, quella quota storicamente sempre presente un po’ in tutte le comunità. Questo dato, per quanto falsamente rassicurante, era vero, fino a pochi anni fa, per quanto la percentuale degli italiani fosse comunque a quota 30%; dal 2009 gli stranieri residenti e gli aglianesi sono testa a testa, 50 & 50. A questa quota, puramente statistica, fa seguito una serie di iniziative maturate negli ultimi due anni, che in precedenza non si era arrivati nemmeno a prendere in considerazione: stiamo parlando dell’accordo, maturato nella cornice della consueta sinergia che lega la Caritas all’amministrazione comunale, per integrare le pietanze non distribuite nel circuito delle mense comunali, al consueto magazzino di alimenti a lunga conservazione. La collaborazione funziona anche con la Coop locale, che provvede ad offrire il fresco invenduto e l’inscatolato prossimo alla scadenza: il flusso di utenza del centro Caritas è infatti costante e le 185 famiglie complessivamente sostenute nell’area Agliana-Oste, non sono che il vertice più disagiato di un iceberg umano comunque socialmente ansioso. Chi si rivolge al centro di ascolto può inoltre fare affidamento su una consulenza legale, per tutto quello che riguarda le difficoltà finanziarie, dalle bollette allo sfratto.
Il dato più rilevante che ci riferisce Francesca, dirigente della sede di Agliana, è il salto di qualità verificatosi sul fronte di questo disagio sociale: la percezione comune era che la Caritas operasse in massima parte in sostegno degli stranieri, con una presenza minima di italiani, quella quota storicamente sempre presente un po’ in tutte le comunità. Questo dato, per quanto falsamente rassicurante, era vero, fino a pochi anni fa, per quanto la percentuale degli italiani fosse comunque a quota 30%; dal 2009 gli stranieri residenti e gli aglianesi sono testa a testa, 50 & 50. A questa quota, puramente statistica, fa seguito una serie di iniziative maturate negli ultimi due anni, che in precedenza non si era arrivati nemmeno a prendere in considerazione: stiamo parlando dell’accordo, maturato nella cornice della consueta sinergia che lega la Caritas all’amministrazione comunale, per integrare le pietanze non distribuite nel circuito delle mense comunali, al consueto magazzino di alimenti a lunga conservazione. La collaborazione funziona anche con la Coop locale, che provvede ad offrire il fresco invenduto e l’inscatolato prossimo alla scadenza: il flusso di utenza del centro Caritas è infatti costante e le 185 famiglie complessivamente sostenute nell’area Agliana-Oste, non sono che il vertice più disagiato di un iceberg umano comunque socialmente ansioso. Chi si rivolge al centro di ascolto può inoltre fare affidamento su una consulenza legale, per tutto quello che riguarda le difficoltà finanziarie, dalle bollette allo sfratto. 





 
 



 

