Bufera di vento: un fenomeno senza precedenti

Bufera di vento: un fenomeno senza precedenti

di Piera Salvi

marzo 2015

Avremmo preferito iniziare il 2015 con un’altra storia, ma considerata la calamità che ha colpito Agliana, come tanti altri comuni del pistoiese e della Toscana, per la violenta tempesta di vento, il primo numero di quest’anno è dedicato a una storia recente che non dimenticheremo. La bufera di vento di tramontana, che si è abbattuta sul nostro territorio nella notte fra mercoledì 4 e giovedì 5 marzo e durata per tutta la mattinata di giovedì, non ha precedenti. Nessuno ricorda che un simile flagello abbia colpito in passato la nostra piana. Dieci ore, o forse più, di vento fortissimo, paragonabile alla bora. Centinaia di alberi abbattuti e circa duemila tetti danneggiati, diversi completamente scoperchiati. Recinzioni distrutte, auto schiacciate sotto il peso delle piante o delle tegole volate via, segnali stradali e cartelloni pubblicitari divelti, le coperture delle serre nei vivai volate via. L’anemometro situato allo scolmatore del torrente Brana ha rilevato raffiche anche oltre i 160 km/ora.

Sabato 7 marzo era ancora impossibile poter calcolare i danni subiti da famiglie e aziende, ma c’erano ancora abitazioni senza energia elettrica dal giovedì notte: una quindicina di famiglie in via Marconi, tre in via Trento e altre utenze in via Santini, una trentina di famiglie e il salumificio RoMa a Ponte dei Bini (dove la luce è tornata domenica sera alle 20.30), mentre in via Vecchia provinciale e via Serragliolo una decina di famiglie, di cui tre con disabili, fino al lunedì sono rimaste al buio e al freddo. La mattina di giovedì 5 lo scenario era da apocalisse: impraticabili via Roma, via Berlinguer, via Mallemort de Provence (tratto campi sportivi), via Buozzi, via Serragliolo, via Galilei (da rotatoria via Assisi a Rotatoria Sp6), via San Michele (fra via Reno e Piazza don Bianchi), via Santini (da via Lavagnini a via Boccardi), via Selva, via Ticino, via di Saverio, via Calice da via Otranto a via Chiusa, via Casello, via Michelangelo, via Settola, via Torino e via Marx.  Diversi i grossi alberi (soprattutto pini) caduti sulla sede stradale, sui cavi dell’energia elettrica, nei giardini privati e nei parchi pubblici. Giganti inermi, sradicati dal suolo, stesi a terra; i tronchi spezzati contro le recinzioni, oppure con le chiome schiantate contro i tetti delle case. Le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, per ripristinare le condizioni di sicurezza all’esterno, hanno riaperto lunedì 9. Chiuso per alcuni giorni il parco Pertini.

Il giovedì cancelli sbarrati anche in tutti i cimiteri comunali (che hanno riportato notevoli danni) e chiusi gli uffici postali di via Mazzini a S. Piero e in piazza Ceccarelli alla Ferruccia, nonché la biblioteca comunale Angela Marcesini. Danni anche agli impianti sportivi, che però sono stati dichiarati agibili. Il sabato il Comune di Agliana ha messo a disposizione alloggi d’emergenza per chi si trovava ancora senza energia elettrica, ma le persone hanno preferito restare nelle loro case. Tra dipendenti comunali, vigili del fuoco (arrivati anche da fuori Toscana), protezione civile e aziende private, ad Agliana diverse decine di persone sono state impegnate per ripristinare i danni o eliminare i pericoli. Inoltre, sabato 7 e domenica 8 marzo, squadre di volontari, composte da tutti i gruppi politici, Misericordia di Agliana e cittadini, hanno perlustrato il territorio per ripulirlo dai detriti. Tra gli edifici comunali più danneggiati ci sono lo spazio culturale Il maggese e il magazzino comunale. Tra gli spazi verdi, il parco Pertini e il giardino della scuola Rodari. La furia del vento non ha risparmiato neppure le parrocchie. In via Serragliolo è completamente distrutto il parco della villa ex Tempesti, dove c’erano piante secolari, e l’adiacente pineta.

Difficile stabilire quanto tempo e quanti soldi serviranno alle famiglie e alle imprese di Agliana per riparare i danni. E in questa situazione di crisi economica è un duro colpo per tutti e non solo economico perché, considerando i cambiamenti climatici, nelle persone cresce anche la paura.

 

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