Giancarlo Tombelli – l’antico mestiere del calzolaio

Giancarlo Tombelli – l’antico mestiere del calzolaio

di Marco Bagnoli – foto: Adriano Tesi

Agosto 2012


Siamo andati a far visita all’ultimo calzolaio rimasto ad Agliana. Ma sarà poi vero che è proprio l’ultimo? Giancarlo ci dice di sì, di botteghe come la sua non ce ne sono più. Giancarlo abita a Ponte alla trave dal ‘78, da quando si è sposato con Ambra, ma lui in realtà è di Lastra a Signa; è proprio a Signa che ha iniziato a muovere i primi passi con le scarpe, come operaio in un tomaificio. Anche le grandi commesse delle ditte per cui lavoravano hanno iniziato a scalcagnarsi, a consumarsi tutte un po’ per volta, prima per colpa della globalizzazione, poi per questa crisi lunga come una quaresima, di cui non si vede la coda e quasi nemmeno la testa. A un certo punto, all’incirca sei o sette anni fa, Giancarlo decise di mettere a frutto quel lavoro che gli era rimasto nelle mani e iniziò il mestiere di calzolaio, un mestiere né più facile né più difficile di tutti quegl’altri, ma come tutte le cose, bisogna saperle fare. E a quanto pare, ultimo o non ultimo, il suo lo fa bene, dato il giro di clienti che capitano in negozio – come quello capitato nel corso di quest’intervista, che salutiamo.

La problematica viene fuori quando si mette di mezzo la burocrazia, per cui di fatto Giancarlo non può definirsi artigiano per un discorso di convenienza costo – beneficio, ma a parte questo l’artigianalità nel suo mestiere c’è tutta, dal grembiule di pelle, agli attrezzi un po’ minacciosi disposti sul banco. Questo comunque gli consente di essere padrone del suo tempo, potendosi concedere il pomeriggio a porte aperte con la gente che passa ed entra e le mattinate un po’ più libere, scendendo in bottega a comodo suo per lavorare da solo in santa pace; condizione ideale per lui, che fa anche il volontario alla Misericordia. Tecnicamente lui sarebbe ciabattino, non calzolaio, dal momento che le scarpe le ripara, non le fabbrica; ma questo non cambia di molto la nostra storia, giusto? Attaccato al muro c’è un manifesto, pieno di nomi; c’è anche il suo, di quella volta che ha fatto l’attore. Sono circa tre anni che gli amici della “Bottega delle maschere” si ritrovano sopra il bar del prete a San Michele, per tirar su uno spettacolo e metterlo in scena, in estate all’aperto, per il “Giugno Aglianese”, e un paio di volte al “Moderno” – in tutto una manciata di recite, fatte da dilettante, ma anche quelle, col cuore. E, come se non bastasse, trova sempre il tempo per un po’ di volontariato dalle parti della Misericordia.

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