PortAperta Onlus

PortAperta Onlus

di Marco Bagnoli

settembre 2013

L’associazione nasce nel 2001 su iniziativa di don Paolo, organizzando l’attività del doposcuola nei locali messi a disposizione dalla parrocchia di San Piero, senza tuttavia alcun intento confessionale; accanto a questo primo gruppo di lavoro si viene presto a costituire una classe di lingua italiana per stranieri, dedicata agli adulti e ai giovani non più in età scolare. Quella dell’istruzione è una tematica meno drammatica delle notizie quotidiane di questi ultimi anni di crisi, ma forse ancora più determinante per la formazione della coscienza di chi, altrimenti, potrebbe correre il rischio di non essere in grado di sostenere adeguatamente i propri diritti, sia esso italiano o straniero.

L’Associazione PortAperta opera infatti in stretta sinergia col centro d’ascolto Caritas, con il quale condivide l’egida curiale e soprattutto il bacino d’utenza: entrambe le strutture si pongono infatti in ricezione di quelle medesime necessità – culturali o materiali – manifestate oramai ex-equo tanto dagli italiani che dagli stranieri residenti nel comune. Si potrebbe quasi dire che PortAperta costruisce nella pratica quel progetto di integrazione e condivisione che la Caritas inizia sul crinale dell’emergenza. Da quattro anni l’associazione si occupa inoltre dell’insegnamento dell’italiano rivolto specificatamente alle donne, che talune condizioni culturali o sociali del paese di provenienza potrebbero aver ulteriormente penalizzato. La maggior parte dell’attività è portata avanti dai 7-8 volontari, mentre i cinque pomeriggi del doposcuola chiamano in campo il profilo didattico opportunamente qualificato dei quattro operatori, tutte donne. I ragazzi vengono dalle scuole primarie e secondarie di primo grado, hanno dai cinque ai quindici anni e sono in tutto una quarantina.

La vetrina privilegiata di questa scommessa culturale è la “Festa dei popoli”, organizzata a partire dal 2003 per coinvolgere il maggior numero di persone nella celebrazione dell’identità e delle differenze, rappresentate al meglio dai gruppi musicali di volta in volta convocati e, ovviamente, da una degna rassegna di piatti tipici. Il termine “etnico” è in questo caso coniugato nella sua accezione relativa, dal momento che gli stranieri non mancano mai di sperimentare i sapori della nostra cucina. L’associazione lavora con la consapevolezza di poter solo proporre un’integrazione – anzitutto mentale – pienamente accettata da alcuni, legittimamente difficoltosa per altri, con la fiduciosa convinzione che il cammino intrapreso si lascia percorrere su solidi binari, costruiti con la pazienza degli anni e con l’entusiasmo di chi ci cresce.

 

Foto sopra: visita alla biblioteca San Giorgio con il gruppo donne dello “Spazio Interculturale al Femminile”.
Foto inizio articolo: “Festa dei popoli” con lo staff di PortAperta, don Paolo Tofani e i ragazzi che hanno cantato il rap dei popoli sul palco

www.associazioneportaperta.it

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