Raccolta differenziata: il futuro è un ritorno al passato

Raccolta differenziata: il futuro è un ritorno al passato

di Piera Salvi

dicembre 2013

In principio era rifiuti zero, o quasi. Nella prima metà del secolo scorso, ma anche negli anni Sessanta, passavano i raccoglitori di ferro, di abiti usati e stracci, di piume d’oca e di polli, di pelli di coniglio: e tutto veniva riciclato. Con la carta si accendeva il fuoco. L’attività prevalente sul territorio era quella agricola e vicino ad ogni casa c’era la concimaia, dove si gettavano le ripuliture delle stalle e i residui di frutta e ortaggi, per ricavarne il concime per la terra da coltivare. Non c’era la plastica e per le bottiglie di vetro c’era il vuoto a rendere, oppure le persone si recavano alla bottega di generi alimentari portando da casa la bottiglia da riempire col latte. I prodotti alimentari si vendevano sfusi, pesati e poi avvolti nella carta gialla. C’erano gli ombrellai e gli stagnini e prima di gettare via un ombrello o il paiolo di rame, una pentola, una padella, un imbuto o un secchio ne passava del tempo. Le scarpe si risuolavano. La raccolta dei rifiuti avveniva solo nei centri abitati, perché nelle campagne generalmente i contadini smaltivano tutto in proprio. Nel tempo la raccolta a domicilio dei rifiuti si è estesa anche alle zone periferiche, con la progressiva riduzione dell’attività agricola e inizialmente era porta a porta.

Poi sono arrivati i cassonetti posizionati su aree pubbliche: inizialmente cassonetto unico per ogni tipologia di rifiuti e negli anni Ottanta, le campane del vetro e della plastica ed i contenitori per la carta. I vari contenitori per la raccolta differenziata risulterebbero imposti per la prima volta da una direttiva Cee del 1975, che già allora indirizzava verso la riduzione dei rifiuti, il recupero e il riuso. Erano gli anni in cui il benessere e il dilagare di materiali usa e getta stavano producendo un notevole aumento di rifiuti.

Nel 2006 Cis e amministrazione comunale danno il via ad un nuovo progetto sperimentale di raccolta differenziata. Viene creata un’isola ecologica nella zona residenziale della Catena: quattro contenitori seminterrati per la raccolta differenziata di carta e cartone, multimateriale, organico e residuo. Per quest’ultimo ogni utente ha una chiavetta personalizzata che dovrebbe consentire la pesatura del rifiuto residuo, pagando in bolletta solo per i rifiuti realmente prodotti dopo averli accuratamente differenziati. Il progetto è destinato ad ampliarsi su tutto il territorio per arrivare anche all’applicazione della tariffa puntuale. Ma dopo un periodo di sperimentazione viene abbandonato per i costi elevati e la scarsa collaborazione dei cittadini della zona coinvolta.

Il 2010 è l’anno che vede al nastro di partenza la raccolta differenziata porta a porta. A luglio 2010 attivazione della raccolta domiciliare di carta e cartone, a fine 2011 quella del vetro e del multi materiale (plastica, tetrapak e alluminio), a luglio 2012 con il porta a porta dell’organico e del residuo, il progetto è pienamente attuato e funziona. Nel 2013 è stata introdotta anche la raccolta a domicilio di abiti usati, scarpe, borse e accessori, con passaggi in concomitanza dei cambi di stagione. Cis e Comune sono soddisfatti, i cittadini collaborano e a fine ottobre 2013 la differenziata è salita al 73%, a cui si aggiungono due punti per le compostiere domestiche utilizzate da diverse famiglie per il riciclo dell’organico, dal quale ricavare concime per orti e giardini. Non siamo a rifiuti zero ma, con metodi diversi, il futuro è un ritorno al passato.

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