di Marco Bagnoli
dicembre 2025
Serena nasce al tramonto degli anni Ottanta, nel 1989. Da bambina amava tanto disegnare, giocare con la carta, e realizzare dei diari delle vacanze particolarmente arricchiti da fiorellini e fotografie. Dopo il Linguistico al Pacini, quando da grande sceglie il percorso universitario, la strada del Progeas sembra la più idonea, quella che, almeno in teoria, avrebbe dato le basi pratiche e fattive a tutta quella sua fantasia. Al Progeas di Prato si occupano infatti di progettazione e gestione di eventi e imprese nell’arte e nello spettacolo, come dice il nome: eventi culturali, musicali, teatrali e cinematografici. Tuttavia, all’indomani della Laurea triennale, nel 2012, la teoria resta però il lascito principale dei suoi studi. Per questo Serena porta a termine il biennio successivo in Comunicazione & marketing alla Sapienza di Roma, dove raccoglie una buona formazione sulla pubblicità, e poco dopo trova lavoro in un’agenzia di eventi di Pistoia. Successivamente lavora in un’azienda di catering di Firenze, dove resta cinque anni come responsabile della progettazione e della organizzazione di eventi privati. Organizzare il catering significa farsi tramite tra le aspettative speranzose degli sposi, ad esempio, e la realizzazione ottimale, se non ideale, dei loro sogni nella realtà. Un qualcosa di molto simile alle prerogative di un personaggio fatato, come una specie di genio della lampada che avvera i desideri. Lei si occupa di tutto, dalla scelta della mise en place, ai menu, agli allestimenti, insomma tutto, sia in ufficio che fisicamente in evento, per coordinare fornitori, tempi e tutto il resto.
E poi? Poi arriva il Covid, e tutto si ferma. Serena lascia il catering, nonostante avesse rappresentato la sua migliore esperienza professionale. Quindi, Pistoia torna ad accogliere le sue energie lavorative, e fa l’impiegata per quattro anni. È questa una fase molto importante, perché è quella nella quale la nostra protagonista inizia a coltivare con più veemenza il suo hobby, un passatempo di carta e colori, pieno di sensazioni positive anche quando il tempo per il passatempo non c’è. Un bisogno di manualità, di artigianalità, per riaccostarsi al mondo degli eventi. Lo sbocciare delle sue bomboniere di carta indicano la via per tornare nell’universo dei matrimoni. La voglia di creare un lavoro tutto suo si fa sempre più impellente. Investe in formazione, in macchinari, organizza laboratori per bambini.
È solo nel maggio di quest’anno che finalmente ogni tessera del puzzle finisce al posto giusto: apre partita Iva. Le idee sono molte, ma cosa muove tutto? Mille desideri? Una girandola di ambizioni? No, molto più semplice, una cosa sola: l’amore. Onelove. Così si chiama la sua agenzia: “Onelove event graphics & design”. Serena torna a organizzare matrimoni, forte dell’esperienza degli anni passati, e degli imprescindibili contatti professionali e umani che ha inanellato nel tempo. Serena è contenta. Accompagna gli sposi, sempre giovani e belli, nella creazione del loro giorno più importante. Il matrimonio è però una festa carica di tensione, positiva e non, dove serpeggiano le ansie più disparate, e dove ci si affida volentieri a qualcuno che sappia tenere in ordine tutti i fili dell’ordito, senza fare confusione. Insomma, non si tratta semplicemente di essere presente alla cerimonia per vedere che tutto fili liscio e pulito; stiamo invece parlando di un mestiere che toglie i pensieri negativi a quei due ragazzi elegantemente vestiti che si tengono per mano, si amano, si guardano attorno, e vedono solo facce sorridenti e amiche. È un mestiere che rende felici le persone, che le fa stare bene. E questo vale molto, non si compra su Internet, e, forse, non verrà mai dimenticato.
E certo Serena quest’attenzione per gli altri se la portava dentro da sempre. Del resto, appena tornata da Roma, è stata per una legislatura in Consiglio comunale. È in questo giro di anni che conosce Matteo, il suo futuro marito, col quale condivide la passione per la politica e quella per la bicicletta. E girare l’Italia per le sue piste ciclabili, in mezzo a paesaggi mai visti prima, ti porta a confrontarti con la polvere e la fatica, proprio come si fa in politica, dove le nostre idee sono valide solo se fanno il giro delle idee altrui. Occuparsi di Agliana è stata senza dubbio un’esperienza bellissima, un impegno che tutti quanti dovrebbero vivere. Anche senza partiti politici, ma direttamente nelle tante associazioni di volontariato che arricchiscono il nostro territorio, possiamo tutti occuparci di noi stessi occupandoci di tutti gli altri. Se poi magari, tra i tanti, qualcuno è così in gamba da mettervi l’anello al dito, beh, la strada lo sapete, è una sola, come l’amore.




