Edicole: presidi civici

Edicole: presidi civici

di Giacomo Bini

settembre 2021

Ci capita spesso, nella nostra rivista, di valorizzare il piccolo commercio, l’artigianato autentico, le associazioni di volontariato, tutte le organizzazioni che favoriscono il rapporto tra le persone, l’incontro e il dialogo. Di questa rete di presidi della vita di relazione fanno parte a pieno titolo le edicole, esercizi che hanno subito una profonda trasformazione negli ultimi anni e anche una forte selezione, tanto che non poche sono state costrette a chiudere. Ma un paese o una città senza edicole sono più vuoti e anonimi, perché viene a mancare un punto di contatto tra le persone. Quindi è giusto difendere le edicole perché significa tutelare un modo di vivere in cui la mattina per prima cosa ci si incontra, anziché restare chiusi nel rapporto col nostro smartphone. Le edicole che hanno resistito ai cambiamenti hanno saputo attrezzarsi per svolgere nuovi servizi, continuando a rappresentare un punto di riferimento per la collettività. E anche il giornale e la rivista di carta, che indubbiamente hanno subito la concorrenza potentissima di internet e dei social, mantengono tutt’ora un ruolo fondamentale nell’informazione locale e nell’approfondimento dei fatti. Le edicole possono e debbono continuare a vivere così come i negozi di vicinato e i piccoli laboratori artigiani perché fanno parte di un modo di vivere fatto di relazioni e incontri che va tutelato. Il ruolo delle edicole è stato riconosciuto più volte dalle istituzioni di governo nazionali.

Ne sono un esempio le recenti dichiarazioni di Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria nel secondo governo Conte: «Le edicole non sono solo un presidio fisico sul territorio. Sono anche e soprattutto un bene immateriale. Assicurando la distribuzione democratica dell’informazione su base plurale e universale, le edicole svolgono innegabilmente una funzione di interesse pubblico, che merita di essere riconosciuta sia pure in un contesto profondamente mutato qual è quello attuale».

I dati oggettivi fanno rilevare purtroppo una riduzione drastica del numero delle edicole. Nel 2001 le edicole vere e proprie (cioè i chioschi e i negozi che vendevano esclusivamente giornali, riviste e altri prodotti editoriali) erano più di 36.000 mentre alla fine dell’anno 2018 quel numero era sceso a 15.000.

L’ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli ha paragonato le edicole alle chiese: «Le edicole sono rimaste aperte anche durante la pandemia. Sono state considerate un servizio essenziale per i cittadini. Se ci pensiamo, sono presidi civici di cultura e informazione, ma anche di identità nei quartieri delle nostre città. Mi si lasci avanzare il paragone, che non vuole essere irrispettoso: sono come le chiese. Dunque immaginare di offrire servizi anche di altra qualità vuol dire sviluppare la loro funzione sociale. Impedire che vengano travolte dalla trasformazione urbanistica. Se muore un’edicola non rinasce più, viene meno un momento di integrazione e insieme di identità. Laddove le edicole, cambiando pelle, riescano invece a sopravvivere, sarà garantita una qualità di presenza capillare sul territorio davvero preziosa per tutti». Aggiungiamo che le edicole sono anche luoghi in cui si trovano figure amichevoli come quelle di Iris Tronci e di Marco Torracchi alle quali è difficile non restare affezionati e non essere grati del loro contributo alla vita sociale del paese.

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