Mario Durante – l’antico mestiere del Chincagliere e la comunità abruzzese di qua

Mario Durante – l’antico mestiere del Chincagliere e la comunità abruzzese di qua

di David Colzi

settembre 2025

Ogni foto, si sa, narra una storia, ma ci sono alcuni scatti che raccontano più di altri, perché escono dal contesto intimo della famiglia e diventano patrimonio della collettività. E’ il caso dell’immagine stropicciata in questo articolo, appartenente alla famiglia Zippi, che raffigura un gruppetto di uomini e ragazzi. Ma chi sono? Volti comuni certo, ma rappresentano una comunità molto attiva nella nostra piana, quella abruzzese, la cui storia vi stiamo per raccontare.

Siamo nell’immediato dopoguerra, e in quel periodo iniziò la massiccia migrazione di giovani del sud Italia verso il nord in cerca di fortuna. Per quanto riguarda le popolazioni attorno a Teramo, tipo Campli o Campovalano, molti optarono per la Toscana, proponendosi con un mestiere oggi completamente scomparso: quello del “Chincagliere” (o “Trincagliere”, come si diceva da queste parti). In pratica questi uomini andavano da ambulanti casa per casa, aia per aia, a piedi, portando con sé una cassetta di legno pesantissima con dentro tutti quei piccoli oggetti che potevano servire per uso domestico: dai fili per cucire, ai coltelli fino ai santini. Le loro spalle reggevano talvolta anche l’equivalente del loro stesso peso. Questi giovanotti spesso arrivavano qua da noi seguendo un fratello, oppure un amico che già si trovava in loco, e si riunivano in gruppetti attorno ad un mediatore esperto che assegnava loro le aree di lavoro, perché non si sovrapponessero: Pistoia, Prato o Firenze, fra periferie e campagne. Così molte volte le stazioni diventavano punti di ritrovo, utili anche per riposarsi. E qui entra in gioco la nostra foto, dove scorgiamo un gruppo di Chincaglieri abruzzesi riunitisi a Stazione di Montale nei primissimi anni ’50. Si trovano davanti alla casa della famiglia Tempestini, che spesso offriva loro una stanza dove trascorrere la notte. Partendo da sinistra in alto, abbiamo: (?) Sciamanna, Mario Durante, (?) (?) detto “Stoppino” e Giovanni Gambelli. Nella seconda fila: (?) (?), Giovanni Durante, Bruno Tempestini – figlio dei proprietari – e Remo Zippi, il proprietario della foto.

Noi siamo venuti a conoscenza della storia legata alla foto, grazie al signor Emidio Durante, figlio di Mario, che ha fatto ricerche accurate sulla storia di suo padre e dei suoi 3 fratelli e 4 sorelle, per partecipare ad una bella rassegna, inaugurata il 2 giugno a Rocche di Civitella (Teramo), dal titolo: “MARr CUORd: mostra campestre di storie, immagini, voci”. L’esposizione è stata frutto dell’impegno di Andrea Salemi, un signore che vive a Padova, che proprio come Emidio è figlio di emigranti abruzzesi. Salemi ha deciso a proprie spese di portare all’attenzione del suo paese di origine, 21 storie di famiglie del luogo, inserendole in altrettanti pannelli all’aperto su un terreno di sua proprietà, al fine di fissare nella memoria collettiva la loro piccola grande epopea. Uno di questi spazi è stato dedicato appunto alla famiglia Durante. Chi volesse saperne di più, può consultare il sito: marrcuord.it. Partendo da qui, Emidio, ci ha reso partecipi della sua ricerca, mostrandoci materiale d’archivio molto interessante: dallo stato di famiglia del 1969, dove 3 fratelli e 4 sorelle Durante figuravano come emigranti sparsi per l’Italia, fino ai documenti del soggiorno di Mario in Venezuela. «Mio padre, classe 1935, arrivò a Montale fra la fine degli anni ’40 e i ’50 per fare il Chincagliere» dice Emidio. «Qui in Toscana, fra l’altro, vi erano già dei fratelli».

Come si svolgeva la sua settimana lavorativa?

«Ogni lunedì andava a Firenze a fare rifornimento di piccoli oggetti, e poi li vendeva con la cassetta in spalla; tenga presente che si trattava di un ragazzino adolescente! Il coordinatore dei Chincagliere di zona era Luigi Ciprietti, i cui parenti vivono ancora a Montale. Al babbo aveva assegnato la zona del Mugello».

Arrivarono qui altri parenti?

«Sì. Per un breve periodo arrivò anche il fratello Giovanni, che compare nella foto, e due sorelle, Fioretta e Michelina. Le zie però andarono a lavorare dal Cangioli nel settore della maglieria. Poi, lo zio si trasferì fuori della Toscana, mentre le sue sorelle sono rimaste qui».

Nel 1954, al giovane Durante si aprì una nuova prospettiva di vita: il Venezuela. Mario vi si trasferì pieno di speranze e contro la volontà del padre, che gli firmò poco convinto i documenti per l’espatrio. Ma, come canta bene Guccini in “Amerigo”, una canzone che parla proprio di emigrazione: «… fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera…». Infatti nel sud America, Mario riusciva a mantenersi a malapena facendo ben tre lavori, e una volta si ustionò talmente tanto in officina, che dovette rimanere in ospedale per mesi, senza poter scrivere a casa. In quel lungo periodo i parenti in Abruzzo, senza più sue notizie, lo diedero per morto. Come se non bastasse, nel 1958 il Venezuela sprofondò nella guerra civile e a quel punto Mario dovette optare per il ritorno nel Bel Paese. Stavolta si trasferì ad Agliana, dove comprò con i pochi risparmi un telaio e trovò un piccolo spazio in affitto in via Alfieri. Iniziò così a fare il tessitore. Nel 1960, si sposò con Lucia e mise su famiglia, comprando un appezzamento a Stazione. Il resto è storia di famiglia.

In conclusione, speriamo ancora una volta di aver fatto la nostra parte, per raccontare il passato della comunità montalese, che non è fatta solo di casate antiche, ma anche di persone che sono arrivate da noi in anni recenti per iniziare una nuova vita, e qui hanno messo radici, contribuendo ad arricchire il nostro tessuto sociale.

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