di Marco Bagnoli
giugno 2025
Daniel Gialdini ha 32 anni, vive da sempre a Montale e da sempre ha una passione che lo anima: la meteorologia. Già all’età di sei anni un bel giorno lo cercavano, ed era fuori a guardar cadere la neve. Lui ancora non lo sapeva, ma quello stupore innamorato per il fenomeno bianco che fioccava da cielo, era un’infatuazione bella e buona per la meteorologia. Da grande Daniel ha studiato per diventare geologo, anche se poi la tesi di Laurea l’ha fatto sui modelli climatici della Toscana. E per non smentirsi, oggi è professore di Chimica, Biologia e Scienze della Terra, presso il Liceo Scientifico Mantellate di Pistoia. E ai suoi ragazzi, che partono dai sedici ma arrivano anche ai vent’anni, racconta una storia che in giro viene troppo spesso presa come una mezza favoletta: racconta la vicenda vera del cambiamento climatico. E loro che dicono? Gli andrebbe chiesto, e forse un giorno lo faremo. Di sicuro, nella varietà di ogni singola sensibilità, molti hanno un po’ sgranato gli occhi quando Daniel tratteggiava questo mostro gigantesco che ogni tanto fa vento e bufera su di noi – e che molti ancora non vogliono proprio vedere. Forse perché certe notizie, a furia di ripeterle, possono sembrare sempre meno autentiche, finendo magari per dare tutta la colpa soltanto alla manutenzione dei corsi d’acqua e alla cementificazione selvaggia.
Eppure sappiamo che alcuni eventi meteorologici dei nostri tempi non hanno uguali nel volgere di decenni, basti pensare ala grandinata del 2 giugno 2023 a Montale, che non si ricorda in cinquant’anni. Daniel ai suoi ragazzi ha spiegato il fenomeno disastroso del 2 novembre dello scorso anno, e ha riportato dati di prima mano, una testimonianza resa dall’uomo della porta accanto, vale a dire i dati raccolti da lui in prima persona attraverso la sua centralina di rilevazione personale, collocata a Stazione dal 2019, la sola del Comune di Montale, e accessibile a tutti online; i suoi dati vengono utilizzati anche da alcune testate nazionali, e questo tipo di centraline si vanno sempre più diffondendo assieme all’interesse per la materia. E questi dati ci mostrano un andamento che va inesorabilmente peggiorando, tanto nei fenomeni estremi, tanto ad esempio negli estremi picchi di temperatura. Sembra ormai una noiosa litania, quella dell’estate ogni volta più torrida delle precedenti, ma è proprio così. Ma siccome Daniel non è solo un appassionato di meteorologia, uno che va incontro ai fronti temporaleschi, magari anche nelle regioni più a nord, e che adora mettersi lì a fotografare le nuvole cariche di pioggia, o anche solo a godersi il temporalone in tutta la sua selvaggia bellezza – e siccome è un divulgatore, per mestiere e per vocazione, un barlume di speranza ce la da.
Insomma, cosa possiamo fare, noi singoli cittadini, noi collettività di provincia, per gettare un occhio oltre l’ombrello sulla nostra testa e guardare avanti un po’ più sereni? Cambiare. Adottare uno stile di vita che abbia un valore e un senso nella nostra individualità, e quindi nel nostro vivere insieme agli altri. Produrre meno inquinamento, usare meno l’auto, consumare di meno – e il tutto, si badi bene, nella consapevolezza che è difficilissimo, e che non produrrà effetti domani mattina.
Intanto, comunque, l’attenzione per la materia che sta tanto a cuore a Daniel riscuote un successo discreto, sia nella sua pagina Facebook e Instagram, “Meteo Pistoia e Prato”, sia sulla pagina collettiva nazionale “Meteo Pop”, 2.000 follower per la prima e circa 120.000 la seconda. L’intento non è quello di fare una rivoluzione culturale, o di volersi “comprare” un partito politico che metta in bilancio la difesa del territorio. Ma certo ogni scelta, ogni idea, ogni voto dato in qualsivoglia direzione, può contribuire a orientare non tanto un risultato elettorale, ma proprio un orientamento complessivo della vita che vogliamo.
E comunque, per concludere, ci basti pensare al fatto che il clima cambia, sempre, da sempre; solo che quelle mutazioni che si verificavano in 15.000 anni, adesso sono in moto nel volgere di appena un secolo. Insomma, bisogna essere attenti e curiosi, come gli alunni di Daniel. E magari porre anche più considerazione a quegli strumenti che già abbiamo, e che fanno molto, come il sistema di allerta delle Regione Toscana. Poi niente è perfetto, ci mancherebbe, e qualche volta sembra che si stia gridando “al lupo al lupo”, e poi non succede niente. Sta a noi tenere l’occhio vigile, perché le nuvole alle volte hanno l’aspetto della pecora o del corvo, altre invece sono un lupo nero a tutti gli effetti, e quando il lupo è arrivato ormai non scappi più.
Foto sopra: la nevicata a Montale nel 2009