Inceneritore di Montale: quale futuro?

Inceneritore di Montale: quale futuro?

di Giacomo Bini. Foto: Gabriele Bellini

giugno 2023

Si apre un periodo decisivo per il futuro dell’inceneritore di Montale perché sono da poco scaduti i termini dell’avviso pubblicato dal Cis spa per la presentazione di proposte “per la riconversione e/o ammodernamento e successiva gestione dell’impianto di termovalorizzazione di Montale”.

Nel momento in cui andiamo in stampa non sono state ancora rese pubbliche le proposte presentate, ma di sicuro, qualunque esse siano, saranno oggetto di una vasta discussione sia negli organismi istituzionali (commissioni consiliari e assemblee municipali) sia sugli organi di stampa, tra le forze politiche e nell’opinione pubblica. I sindaci ed in particolare il sindaco di Montale hanno sempre assicurato che si sarebbe aperto un processo partecipato sulle proposte relative al futuro dell’impianto di via Tobagi. L’attesa è molto viva perché è da molto tempo che si parla di una riconversione dell’inceneritore ma ancora il Cis e i tre Comuni della piana non hanno individuato progetti definiti su cui aprire una discussione.

Quello che si sa per certo sono i criteri e le condizioni dettate dai tre comuni ed esplicitate nell’avviso pubblico. In sostanza si tratta della sostenibilità ambientale, del mantenimento dei posti di lavoro esistenti e della sostenibilità dal punto di vista economico-finanziario. Sui posti di lavoro l’avviso impone la cosiddetta clausola sociale per realizzare la stabilità occupazionale. Dal punto di vista ambientale viene imposta una condizione relativa al quantitativo di rifiuti da trattare “che non dovrà discostarsi sensibilmente da quella attuale di 52mila tonnellate all’anno”. L’avviso richiede agli operatori proponenti il possesso di requisiti di carattere economico-finanziario, tra i quali aver svolto servizi affini a quello proposto di valore non inferiore al 50% dell’investimento previsto sull’impianto di Montale, e anche requisiti di carattere tecnico-organizzativo, in particolare “l’esperienza nella gestione di trattamento di rifiuti di potenzialità almeno pari” a quella del termovalorizzatore esistente. La formula giuridico-economica scelta dal Cis per l’intervento sull’impianto è quella del project financing. In sostanza il Cis, nel caso ritenga idonea una proposta e proceda con la successiva gara, affiderà ad un operatore l’area e l’impianto attuali in cambio di un canone annuo. L’operatore incaricato effettuerà l’investimento e dunque l’intervento sull’impianto e ne assumerà la gestione. Nella proposta presentata l’operatore doveva indicare anche la durata della concessione e l’entità del canone annuo.

Non appena è stato pubblicato l’avviso sono subito sorte delle polemiche perché il titolo dell’avviso parla di “riconversione e/o ammodernamento” dell’impianto. Che la riconversione, dunque la sostituzione dell’impianto attuale con un impianto del tutto nuovo, non sia stata presentata come l’unica strada da percorrere ma che nel titolo sia stata indicata anche la possibilità di un ammodernamento che fa pensare ad un mantenimento di un impianto basato sulla termovalorizzazione, ha suscitato subito qualche critica, per esempio dal Partito Democratico di Agliana. Nel consiglio comunale di Montale si è sviluppata una discussione su questo punto al margine del dibattito sull’aumento della Tari, che, come tutti sanno, è dovuto anche alla carenza di impianti nella regione Toscana e alla necessità quindi di inviare parte dei rifiuti indifferenziati in altre regioni. Il capogruppo del centrodestra di Montale, Lorenzo Bandinelli, ha interpretato la presenza della parola “ammodernamento” come “una marcia indietro” rispetto alla decisione di procedere alla riconversione. «Si va verso una soluzione di mantenimento dell’impianto in altra forma» ha sostenuto Bandinelli «Questo è un cambiamento di direzione rispetto alla prospettiva della chiusura». Il sindaco di Montale Ferdinando Betti ha ribadito, come altre volte, che sul tema degli impianti gli amministratori devono agire con senso di responsabilità. «Tutti gli amministratori dicono che servono gli impianti» ha affermato Betti «ma poi non li vogliono nel loro territorio».

La situazione degli impianti nella regione Toscana è molto grave. Ogni anno ci sono 400mila tonnellate di rifiuto indifferenziato che in qualche modo vanno smaltite. Per anni la chiusura dell’inceneritore di Montale è apparsa condizionata dalla realizzazione dell’inceneritore di Sesto Fiorentino che non è mai stato fatto. Nel piano regionale dei rifiuti in fase di approvazione ci sono solo due righe sull’inceneritore di Montale, nelle quali si afferma che “il contratto di servizio per la gestione dell’impianto scadrà nel dicembre 2024”.

Significa che nel 2024 l’impianto chiuderà e se ne avvierà la riconversione? Chi vivrà vedrà. Intanto andranno prese in esame e discusse le proposte presentate in risposta all’avviso del Cis.

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