Mario Mari – cittadino del mondo fra libri ed esperienze di vita

Mario Mari – cittadino del mondo fra libri ed esperienze di vita

di Giacomo Bini. Foto: Gabriele Bellini

giugno 2023

La parola “viaggiatore” è la più facile da usare per definire Mario Mari e in un certo senso è anche giusta per uno che a 19 anni, dopo aver visto il film Into the Wild, è partito col treno dalla stazione di Montale dopo aver buttato via il suo I Phone e senza avere una meta precisa. Eppure anche quella parola, “viaggiatore”, lascia insoddisfatti appena si parla con lui e si ascolta la sua storia. Il fatto è che questo giovane di 27 anni, che ha camminato per migliaia di chilometri, ha fondato una Casa della Natura e delle Erbe in Basilicata, è vissuto per un periodo in una riserva indiana in Sud Dakota e per un certo tempo coi Masai in Tanzania sguscia via da ogni definizione. E’ uno che cerca, ma non lo inquadri mai: ama la natura ma non rifiuta la civiltà, sa camminare ma anche fermarsi, sa immergersi in culture diverse ma sa anche tornare alle sue radici. «Voglio costruire una verità che sia mia» dice «e non sia soltanto figlia degli schemi della realtà in cui viviamo». Il viaggio è certamente una ricerca interiore, compiuta con determinazione e coraggio, ma senza ansia e senza fughe.

Quel treno preso alla stazione a 19 anni lo ha portato a Madonna di Campiglio dove ha avvertito la grandezza della natura camminando tanto e dormendo in sacco a pelo, poi il Cammino di San Jacopo, poi ancora migliaia di chilometri in lungo e in largo per tutta l’Italia fino all’approdo in Basilicata dove ha fondato una Casa della Natura e delle Erbe. Dopo qualche anno un’altra partenza, stavolta in America, accompagnando un anziano, nativo americano che tornava nella sua terra. Infine gli incontri con Folco Terzani, il figlio di Tiziano, con cui condivide un soggiorno in Tanzania in una capanna senza luce e acqua corrente.

La ricerca prende anche la forma della scrittura, attività che Mario continua a coltivare da quando era ragazzo. I libri che ha pubblicato sono ispirati anche dalle sue esperienze: “Noah o elogio della vita di campagna” parla della sua vita in Basilicata, dove si è recato alla ricerca del paese originario della sua nonna e dove ha incontrato la sua compagna, un altro volume “Perdere la bussola” è in qualche modo connesso con il viaggio e la permanenza in Sud Dakota insieme ai nativi indiani del posto. L’ultimo libro, “Lettere dal Myanmar” , è stato presentato a Montale aperta al Centro Nerucci nell’ambito di una mostra di foto di Stefano Lotumolo e del fotografo birmano Ta Mwe. Da quattro mesi Mario è tornato a vivere nella casa di famiglia alla Stazione, insieme alla sua mamma e lavora in un noto vivaio del posto. «Non c’è bisogno di andare in India per trovare il maestro» dice «io per esempio ne ho trovati di maestri tra i contadini della Basilicata». Il ritorno a Montale prelude probabilmente ad un nuovo cammino, di sicuro a una nuova esperienza di scrittura. «Mi sento attratto dalla poesia» ci dice al termine del nostro incontro ad un tavolino del bar Rossini a Montale e cita alcuni versi bellissimi del suo amato Hermann Hesse: «Fin quando hai solo mete e nessuna quiete, non conosci ancora cos’è pace».

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