Parco monumentale di Fognano

Parco monumentale di Fognano

di Marco Bagnoli Foto Gabriele Bellini

dicembre 2012

È una delle maggiori attrattive artistiche che il territorio di Montale possa vantare, ancor più importante in quanto opera moderna. Il suo autore, Jorio Vivarelli, nostro contemporaneo, anticipa la vocazione cosmopolita di cui stiamo adesso sperimentando una prima consapevolezza. Originario di Fognano e residente abituale della grande casa dell’arte, che nel suo caso si estendeva da Firenze a Philadelphia, da Roma a Nagasaki. Muore il primo settembre di quattro anni fa, lasciandoci le essenze dure e ostinate scolpite nelle sue opere. Quella che abbiamo qua, “Il sacrificio «una morte per una vita»” riassume efficacemente la poetica perseguita dal maestro nel corso di tutta una vita, come il monumento in memoria di Giacomo Matteotti “L’idea, la morte”, l’”Inno alla Vita” per le vittime del conflitto atomico, o la fontana delle “Ragazze toscane” che si trova negli Stati Uniti. Come dire, un grande rispetto per la vita, la morte, tutto quello che le muove e il resto che sta nel mezzo – ma in questo, critici più competenti, si sono già spesi.

È la primavera del 1985 quando il Comune di Montale richiede la collaborazione di Jorio Vivarelli per sviluppare il progetto del parco pubblico di Fognano: “è una scultura-altare che porta, in una lama d’acciaio, un atto di violenza”, ci spiega l’autore; “la lama spezza un frutto di questa terra. Tutto sembrerebbe concluso nell’immobilità della morte. Ma poco lontano uno splendente seme di quel frutto si fa largo tra la materia. Lo lambisce una fontana che nutre questa promessa di nuova vita. Gli ulivi attorno rappresentano la drammaticità della vita così come il fatto artistico rafforza il senso di appartenenza ai propri luoghi”. “(…) ho sentito che qualcosa stava cambiando rapidamente… Il mondo stava cambiando… Stava cominciando ad andare in discesa a rotta di collo… senza freni… I grandi ricchi, i grandi poteri… e si arriva velocemente fino ai cannoni, agli aeroplani, alle bombe” ricorda ancora nel novembre del 2003; “in questa parte del mondo c’è troppa ricchezza, troppe macchine, troppi coltelli, troppe rivoltelle… (…) Si autodistrugge minuto per minuto… (…) e troppa gente che muore di fame… Con quello che si spende per fare un aeroplano si mantiene un popolo per un mese”.

Situata all’incrocio fra via Antonio Gramsci e via Carlo Marx, la realizzazione del Maestro Vivarelli tiene assieme la presenza cromatica del cotto imprunetino col marmo bianco e il grigio dell’acciaio; è un gioco di gradi e pareti, che al contempo separano ed accolgono. Il progetto, ultimato nel 1987, chiama in causa anche gli architetti Fabio Fortuzzi, Rolando Fede il geometra Riccardo Vivona; non meno importanti sono stati i contributi dell’azienda agraria Chiavacci e dell’impresa edile Pierattini, oltre alle istituzioni bancarie di Chiazzano, Pistoia e Pescia. “Il sacrificio «una morte per una vita»” è il primo capitolo del ciclo “Le pietre dei saggi”, nelle parole di Vivarelli: “(…) il pensiero ha bisogno di nuove forme per alludere a nuova vita. Ho messo insieme otto grandi sculture che parlano questa nuova lingua umana e artistica (…)”.

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