Pietro Fanfani – scrittore e filologo

Pietro Fanfani – scrittore e filologo

Marco Bagnoli

febbraio 2012

Pietro Fanfani nasce a Montale il 21 marzo del 1815; figlio di un agiato fattore, compie a Pistoia i suoi studi letterari e filosofici, per poi iniziare medicina. È il 1838 quando decide di dedicarsi definitivamente allo studio della paleografia latina, al greco e alla critica letteraria. Nel 1847 fonda il giornale Ricordi filologici, ideale campo di discussione per i letterati e i filologi del tempo. Il 1848 lo vede coinvolto, come molti dei suoi coetanei e corregionali, negli scontri armati della spedizione di Curtatone e Montanara, nel corso della prima guerra d’indipendenza intrapresa dai piemontesi contro l’esercito austriaco.

Pietro Fanfani, salva la sua vita, ma viene fatto prigioniero ed è quindi incarcerato in una fortezza in Boemia. All’indomani del suo rimpatrio è libero di tornare alle sue ideali occupazioni: fonda L’Etruria, Il passatempo, Il Piovano Arlotto; prosegue la curatela di classici italiani, come il Boccaccio e Machiavelli – è addirittura chiamato dal Gioberti, sacerdote filosofo, di idee democratiche, al Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1859 diviene bibliotecario della Marucelliana di Firenze, la storica istituzione fondata dall’abate Francesco Marucelli, ed aperta al pubblico nel 1752. È nel corso di questo suo lungo incarico, mantenuto per tutta la vita, che il Fanfani consolida la sua notorietà nell’ambiente letterario e soprattutto la prolifica messe della produzione editoriale. Oltre alle numerose edizioni del suo primo Vocabolario della lingua italiana, pubblicato per Le Monnier nel 1855 e ai lavori incentrati sulla lingua italiana, tanto quella parlata che quella scritta, l’opera del Fanfani si sofferma anche sul dialetto toscano, con un vocabolario appositamente dedicato, forse la sua opera più originale: il Vocabolario dell’uso toscano, del 1863, sulle cui pagine non manca di ravvivare la schermaglia polemica che intrattiene da tempo con scrittori e letterati, primo fra tutti l’altro illustre filologo del suo tempo, Giosuè Carducci – che da par suo gli rispondeva per le rime.

Trova inoltre il tempo per stendere le pagine di alcuni lavori di narrativa, romanzi e racconti pervasi di una finalità immancabilmente educativa. Per una beffa della sorte, che ha del paradossale, le carte personali di un così attento ricercatore si sono confuse nella polvere degli anni, ed è diffusamente riportata Collesalvetti, in provincia di Livorno, come il paese che gli dette i natali. Ostinato difensore della purezza della lingua italiana, collante essenziale dell’unità nazionale, convinto antimanzoniano in aspra dialettica con l’Accademia della Crusca, muore a Firenze nel 1879.

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