Remo Nardi – un montalese di bosco!

Remo Nardi – un montalese di bosco!

di Giacomo Bini

settembre 2013

«Sono nato sotto un castagno» dice «e non sono mai stato al bar». Così si presenta Remo Nardi uno dei pochissimi a mantenere vive attività tradizionali come la coltivazione delle castagne e la cura del bosco. Remo si prende cura da solo di circa 14 ettari di castagni, tra Tobbiana e Javello, e i suoi castagneti sono curati e puliti come dei giardini. Remo pota e innesta, raccoglie le castagne, le essicca nella cannicciaia e produce farina dolce. E’ un’attività che richiede presenza continua, applicazione e fatica, ma anche una notevole perizia ed esperienza, un sapere antico che tende ad essere dimenticato. Per questo il Gruppo Alpini di Montale gli ha assegnato il premio “Fedeltà alla montagna” destinato a chi valorizza la montagna e ne conserva le tradizioni.

Remo risiede a Montale centro, ma la sua vera casa sono i boschi di Carpineta, dove ha utilizzato anche la sua capacità di muratore per risistemare una casetta e la cannicciaia. Negli ultimi anni Remo vede minacciato il frutto di tanti anni di lavoro dal crescente numero di cervi e caprioli presenti nel bosco. E allora il Nardi, abituato al silenzio e alla riservatezza della sua montagna, ha iniziato a lanciare allarmi pubblici, sui giornali, per avvertire tutti e mettere in guardia sul pericolo che sta correndo il bosco. «E’ una vera e propria devastazione» denuncia Remo «questi animali stanno distruggono i castagni, rovinano i ributti e diffondono malattie. E’ una vera e propria emergenza e nessuno fa nulla per fermarla». I danni dei cervi sono molteplici, a partire da quelli alle produzioni tradizionali, quella di castagne innanzitutto, che è più che dimezzata, fino al crollo della produzione di pali, perché gli ungulati deteriorano i ributti delle ceppe di castagno che crescono storti e non possono essere venduti come pali. Ma vanno considerati anche i danni rilevanti al paesaggio, perché muoiono, una dopo l’altra, le piante del bosco, che presenta sempre più zone vuote o secche, oppure zone dove ci sono piante ancora in piedi ma soggette a cadere alla prima ventata. E’ una lenta ma inesorabile alterazione del paesaggio che finora ha lasciato indifferenti le autorità.

Remo accusa “i falsi ecologisti” imputando loro una acritica protezione dei cervi. Fatto sta che la riduzione del patrimonio boschivo porta anche ad un aumento dei rischi idrogeologici, con una maggiore frequenza di eventi franosi che spesso comportano problemi alla viabilità della montagna e spese per il ripristino delle strade. A volte Remo viene preso dall’amarezza, perché invece di un incentivo ad un’opera essenziale per la tutela del bosco, incontra disattenzione o indifferenza verso i suoi accorati appelli. Ma nonostante le crescenti difficoltà, Remo non si arrende e continua la sua spola quotidiana tra il rumore di Montale e il silenzio di Carpineta.

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