di David Colzi. Ph: Foto Olympia
giugno 2025
Il nostro incessante girare fra le aziende storiche del territorio, ci ha portato stavolta all’Autofficina Erre Esse di Valenzatico, arrivata a 45 anni di attività. Ad onor del vero con questo nome esiste dal 2016, però tutto è iniziato nel 1980. Ecco come è andata.
La storia inizia con un giovane di ventiquattro anni, Orazio Brogna, che dalla provincia di Avellino, arrivò a Monsummano dalla sorella. Come molti della sua generazione, aveva solo molta voglia di lavorare e in tasca una qualifica di avviamento professionale come meccanico, presa al suo paese. Caso volle che il suo primo lavoro in Toscana lo trovasse proprio nella nostra Quarrata, nell’officina di Giorgio Gori in via della Madonna. «Era il 1974 e c’era l’austerity» ricorda Orazio. Ma nonostante il blocco delle auto nei giorni festivi e tutte le limitazioni nella vita quotidiana, il lavoro non mancava e in un batter d’occhio arrivarono gli anni ’80. E fu proprio all’inizio di quel decennio che Orazio decise di mettersi in proprio come elettrauto, trovando un locale sfitto in via Vecchia fiorentina primo tronco, poco distante da dove si trova ora. Gli anni sono passati veloci sotto il cofano delle auto di generazioni di clienti, e da lì ha visto cambiare il mondo delle quattro ruote «Quando ho iniziato bastava un cacciavite, ora bisogna essere ingegneri per lavorare con tutta questa elettronica» ironizza Orazio.
A dare mano al signor Brogna sono arrivati nel 2016 i figli Riccardo e Sandra ed è proprio per loro che è stato cambiato il nome in Autofficina Erre Esse, ricordando le iniziali dei loro nomi.Oggi questa ditta famigliare si occupa di riparazioni meccaniche, assistenza pneumatici ed elettrauto.
Il figlio maggiore Riccardo ha sempre condiviso la passione paterna per le auto ed anche lui ha iniziato a sporcarsi le mani fin dalla giovane età, ma a Pistoia, dove ha ricoperto il ruolo di coordinatore dell’officina dove lavorava. Sandra invece, viene dagli studi di ragioneria e dopo aver lavorato come dipendente, oggi si occupa dell’amministrazione di Erre Esse.
Quando si mise in proprio Orazio, quarantacinque anni fa, le officine in un paese si contavano sulle dita di una mano; adesso ce ne sono molte di più. Voi della seconda generazione come vivete la concorrenza?
«Le rivalità erano più accentuate nel passato» dice Riccardo; «oggi tendiamo più a darci una mano fra colleghi giovani, anche perché è impossibile avere competenze per qualsiasi modello di auto, tante sono le differenze, soprattutto a livello elettronico. Prima bastava essere capaci, avere un po’ di esperienza e il gioco era fatto. Adesso non è più così»
Siete tutti sulla stessa barca, insomma…
«Certo! Capita anche che ci scambiamo i clienti, se siamo convinti che l’altro abbia strumentazioni più adatte per risolvere il problema in questione. Credo che la mentalità di fare squadra sia quella giusta, perché permette a tutti di andare avanti, lavorando bene».
Cos’altro è cambiato?
«In generale è cambiato tutto il modo di concepire il mondo dei motori delle quattro e due ruote. Prima, soprattutto i giovani, ci tenevano alle auto e molti addirittura le customizzavano. Ora non è più così. Ricordo che fino a una ventina di anni fa c’era addirittura tutto un mercato florido che si occupava di personalizzazioni… adesso non esiste più, come non si vendono più scooter per gli adolescenti».
E le auto d’epoca?
«Anche quello è un mercato di nicchia di cui non ci occupiamo, perché per farlo bene bisogna specializzarsi. Comunque io sono un appassionato ed ho una Fiat X19 del 1988 e una Lancia Delta del 1991. Quest’ultima l’ho rimessa a nuovo assieme a Fabio Vagnetti della New Car… a proposito di amicizie fra colleghi! Il babbo invece ha una Renault 5 del 1988. E’ un modello molto raro perché Diesel e all’epoca ne produssero pochissime.
Volete ringraziare qualcuno?
«Certamente i nostri clienti, giunti ormai alla seconda generazione» conclude Orazio. «Più in generale voglio ringraziare i cittadini di Quarrata che mi hanno accolto negli anni ’70 da forestiero e mi hanno dato fiducia, facendomi sentire fin da subito uno di qua!»