Bruno Ferrari – il maglificio, la famiglia e tutti i traguardi

Bruno Ferrari – il maglificio, la famiglia e tutti i traguardi

di David Colzi. Ph: Foto Olympia

marzo 2025

Il “Maglificio David” è una delle attività produttive di cui Quarrata può farsi vanto e che merita di essere portata all’attenzione dei lettori. Per saperne di più siamo andati nella sede in via Brunelleschi, per fare due chiacchiere con il fondatore Bruno Ferrari, che lavora nel settore da sessantuno anni, e rimane un punto di riferimento della ditta. Quindi partiamo proprio da lui, per capire quale è la sua storia, e poi la sua visione imprenditoriale.

Nato nel 1940 a Napoli e spostatosi per studi a Matera, dove conseguì il diploma in ragioneria, Bruno arrivò a Quarrata nel 1962, ospitato da una sorella. Guardandosi intorno notò che in zona il settore della maglieria era in pieno sviluppo e così gli venne la tentazione di provare ad entrarci. Il lavoro funzionava in questi termini: si comprava il filato che veniva consegnato ai tessitori e poi i teli tessuti venivano passati alle donne a casa che cucivano le maglie. Tutto questo all’epoca veniva fatto personalmente da Ferrari con la sua ““Bianchina 500”. Di quei giorni Bruno conserva un bellissimo ricordo e rammenta ancora quelle signore che gli offrivano il caffè, trattenendosi a fare quattro chiacchiere col lui.

Si iscrisse dunque alla Camera di commercio nel 1964 e cominciò la sua avventura imprenditoriale, fondando la ditta “Maglificio David” in onore di un amico perso purtroppo prematuramente che lo aiutò ad entrare nel settore. «Ho iniziato quasi per scherzo questo “lavoro delle maglie”» ammette sorridendo il signor Ferrari.

Comunque gli anni erano quelli giusti e il lavoro marciava di pari passo al boom economico, quindi Bruno investì subito nell’acquisto di una macchina per realizzare il campionario; poi ne comprò un’altra, poi un altra ancora, fino ad arrivare ad averne oltre duecento. Questa consistente mole di attrezzature è situata in uno stabile di seimila metri quadrati suddivisi su due piani. La cosa che ci ha più incuriosito è che ovunque ci si giri, si vede il tricolore stampato sulle pareti; al riguardo ci viene detto, che ciò vuol far capire che tutto viene realizzato internamente, dalla progettazione allo sviluppo, alla produzione. Non è cosa da poco, in un settore, quello dell’abbigliamento, dove spesso il “Made in Italy” ha una tracciabilità opaca. Nella sede di via Brunelleschi, Bruno viene affiancato, oltre che dalla moglie Lina, dalle figlie Sara e Ilaria, con i rispettivi mariti Massimo e Francesco; mentre Massimo, il primogenito, attualmente lavora altrove (sempre nel settore), però continua a collaborare con le sorelle. Il “Maglificio David” dà lavoro diretto a quaranta persone, tra cui otto programmatori. Girando per lo stabilimento si possono anche incontrare collaboratori extracomunitari, perché ci sono alcune fasi del lavoro che richiedono un tipo di manodopera, oggi introvabile in Italia. «Recentemente abbiamo fatto arrivare dall’estero dieci operai specializzati» specifica Bruno. «Sono stati tutti regolarmente assunti e gli abbiamo dato anche un alloggio».

Tornando alla seconda generazione dei Ferrari, questa ha contribuito a consolidare la presenza dell’azienda nel mercato europeo (circa il 90% del fatturato), grazie all’affiancamento di brand prestigiosi. A sottolineare l’apporto fondamentale dei figli, è stata creata la società “Maglificio David & Sons” srl, la cui insegna campeggia oggi all’entrata dello stabilimento.

La formula vincente per attirare partner importanti è la cosiddetta “Private labEl”, una modalità produttiva che permette ai clienti esteri di scegliere direttamente in fabbrica i capi che voglio acquistare, grazie al ricco campionario e al contributo di programmatori in situ, che possono apportare immediatamente le modifiche richieste per andare incontro al mercato di riferimento, senza dover delocalizzare. «Rapidità, qualità, controllo di tutte le fasi di lavorazione, fino al lavaggio, alla stiratura e al confezionamento. E’ così che lavoriamo» aggiunge Bruno. Per quanto riguarda invece il dettaglio, l’azienda propone solo una linea per i più piccoli a marchio proprio:“I Ferrarini”.

Si tratta perciò di una sostanziale evoluzione rispetto a quando tutto è iniziato con una ditta individuale che si occupava di maglieria calata per conto terzi. Oggi invece, si corre dietro a tutte le novità del settore che permettono di restare competitivi, tipo la tecnica integrata per realizzare maglie senza cuciture, la “Seamless”.

Mi sembra di capire che anche il mondo della maglieria è sempre in movimento…

«Ed io ho sempre cercato di guardare avanti, intercettando le cose prima che accadessero» dice Ferrari. «Poi mi sono sempre impegnato a diversificare l’offerta. Questa visione imprenditoriale l’ho trasmessa anche ai miei figli».

Cos’altro gli ha insegnato?

«Che questo mestiere, come qualunque altro, si fa solo se piace, altrimenti non conviene neanche iniziare. Io onestamente sono felice che alla fine i miei ragazzi abbiano deciso di affiancarmi, sebbene li abbia sempre lasciati liberi di scegliere»

Quindi immagino che si sentirà finalmente appagato.

«Sinceramente no» dice sorridendo «perché ho sempre nuove idee e voglia di fare e penso sempre che potrei fare di più. Insomma, non mi accontento mai, perché, appunto, per me il lavoro è passione».

Bruno Ferrari è inoltre presidente della sezione Moda di Confartigianato Pistoia e qualche anno fa è stato insignito del Cavalierato del lavoro.

Dopo tutte queste soddisfazioni, non sarebbe il caso di pensare alla pensione?

«Assolutamente no, nonostante la mia età. Ho degli hobby nel mio poco tempo libero, tipo la moto (guida un Harley Davidson ndr), oppure vado in bicicletta, ma alla fine torno sempre qui, in ditta, dove mi sento a casa».

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