Caporalato – un dramma anche femminile

Caporalato – un dramma anche femminile

di Serena Michelozzi

giugno 2025

Il caporalato è un dramma che non ha solo un volto maschile, ma affligge in maniera profonda e spesso più insidiosa anche le donne, vittime di un sistema che le rende doppiamente vulnerabili.

Di questo si è parlato nel convegno organizzato dalla FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari), Sezione Pistoia e Montecatini Terme, svoltosi recentemente in Palazzo De’ Rossi a Pistoia. Ha moderato l’incontro l’Avv. Iole Vannucci, referente Legislazione Distretto Centro FIDAPA BPW e sono intervenuti il Professore Marco Omizzolo dell’Università Sapienza di Roma, la Dott.ssa Salomè Archain, assegnista di ricerca del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Firenze e il Dott. Fabrizio Nativi, direttore Ispettorato del Lavoro di Pistoia e Prato.

Dicevamo che anche le donne, sia italiane che straniere, sono vittime del caporalato, e pure loro affrontano condizioni lavorative estremamente difficili, contraddistinte da orari massacranti e salari inadeguati, oltre che da situazioni di violenza e ricatto, amplificate dalla loro totale dipendenza dai caporali e dall’isolamento in cui operano. La paura di perdere un lavoro fondamentale per la loro sussistenza le espone a continui sfruttamenti, a cui si aggiunge il fatto che molte di loro sono madri, quindi in contemporanea devono gestire i carichi familiari, occupandosi della cura dei figli e delle faccende domestiche in situazioni igienico-sanitarie spesso precarie.

La gravidanza, anziché rappresentare un periodo di protezione, diventa un ulteriore fattore di vulnerabilità, costringendole a lavorare fino agli ultimi giorni o a subire licenziamenti ingiustificati. Questo dramma colpisce tutti quei settori in cui la manodopera femminile è preponderante: quindi non solo il settore agricolo, ma anche quello tessile, i servizi di pulizia, l’assistenza domiciliare e persino la logistica. Nella nostra zona si sono registrati episodi nel settore delle confezioni; si pensi, ad esempio alle condizioni in cui versano molti lavoratori e le lavoratrici cinesi nei laboratori tessili.

Il caporalato in Italia, sebbene regolamentato dal 1949, ha visto l’introduzione del reato nel Codice Penale solo nel 2011 con l’articolo 603 bis, successivamente rafforzato dalla Legge 199/2016 riguardante l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo, insieme a misure di sostegno per i lavoratori come l’accesso al reddito di inclusione e la possibilità di richiedere asilo. Un progresso significativo è avvenuto ad aprile 2025, quando la Cassazione ha emesso una sentenza storica nel processo “Sabr”, riconoscendo esplicitamente il reato di “riduzione in schiavitù” (art. 600 c.p.) nel contesto del lavoro agricolo, elevando così la gravità del caporalato al massimo livello penale e superando la semplice intermediazione illecita di manodopera.

Riconoscere la dimensione anche femminile di questo dramma, non è solo un atto di giustizia, ma un passo fondamentale per costruire una società più equa e rispettosa dei diritti di tutti.

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