Giannino Giannini – brillante attore di teatro amatoriale

Giannino Giannini – brillante attore di teatro amatoriale

di Carlo Rossetti

giugno 2025

Molto tempo fa morì, ancora giovane, un carissimo amico. Era una persona di particolare spessore, diremmo oggi. Autodidatta, di buona cultura e di battuta facile e fulminante, era in grado di mimare con assoluta verità i personaggi caratteristici della vita quarratina, potendo quindi definirsi un imitatore ante-litteram. Si chiamava Giannino Giannini.

Noi cominciammo a frequentarci assiduamente subito dopo la guerra, in quanto facevamo parte di un gruppo teatrale costituitosi allora. Insieme mettemmo in scena alcune commedie in prosa, altre musicali. Alla direzione Vivaldo Matteoni, con al fianco Millo Giannini (suo fratello). Giannino era indubbiamente l’attore brillante della compagnia e gli spettatori divertiti lo apprezzavano ogni volta che era in scena. Era insomma il personaggio sul quale si appuntava l’interesse del pubblico, nonostante la formazione sul palcoscenico potesse contare sul già citato Matteoni, ottimo attore che alle spalle aveva una qualificata carriera nell’ambito dell’attività teatrale locale. Dietro le quinte: Italo Tagliasacchi, importante direttore artistico, Millo, che si occupava delle scene e dell’organizzazione, e altri giovani elementi alle prime armi ma con buone capacità artistiche.

Per contestualizzare bene il momento storico e culturale, bisogna ora fare una piccola digressione sul periodo dell’immediato dopoguerra. Come prima cosa va tenuta in considerazione la necessità da parte della gente appena uscita da un conflitto mondiale che aveva distrutto l’Europa, di allentare la pressione, ritornando alle attività di tutti i giorni e conseguentemente di concedersi gli svaghi di una vita normale. Invece sul versante teatro, i gusti del pubblico, che ancora risentivano della censura del regime fascista, erano abbastanza semplici, a causa di un repertorio risaputo e di scarso valore artistico, con titoli quali: “Le due orfanelle”, “Luce che torna”, “Terra lontana” e altre commedie di genere parrocchiale. Cimentarsi dunque con la commedia musicale come facemmo noi, con tanto di orchestra in sala, composta da pianoforte e altri strumenti di contorno, fu un bel passo avanti, quasi una rivoluzione, segno di una rinnovata voglia di vivere.

Il primo appuntamento fu la sera del 6 gennaio 1945, alla Casa del Popolo, con “Il gatto in cantina”, una piacevolissima commedia sullo sfondo dell’800. Non appena l’orchestra cominciò a suonare, dal sipario ancora chiuso uscì in costume ottocentesco una giovane ragazza di Quarrata, Mila Secchi, elegante figura, che con una bella voce intonò il primo pezzo dello spettacolo. Si aprì il sipario e alcuni attori, già sulla scena, si aggiunsero al canto. Si può dire che il successo cominciasse già da lì, con uno spettacolo mai visto prima d’allora in paese. Sembrerà impossibile, ma già dopo qualche giorno, tutti i motivi della commedia, orecchiabili e piacevoli, venivano accennati dalle persone venute a vedere lo spettacolo. Era l’inizio di un nuovo repertorio teatrale. Sulla scia di questo successo venne così allestita un’altra commedia musicale “77 lodole e un marito”, ambientata nel mondo della caccia. La scelta risultò vincente, perché fece breccia sia negli amanti del teatro che nei cacciatori, di cui la campagna era piena.

Nell’agosto-settembre del 1945 la nostra filodrammatica prese inoltre parte al Concorso “Carosello Filodrammatico” che ebbe luogo a Prato, al Giardino Edera, dove riscosse un notevole successo, aggiudicandosi il Primo posto della Giuria del pubblico. Nella medesima rassegna pratese venne addirittura assegnato un premio a Giannino. Ne mancò uno per Vivaldo Matteoni, che lo avrebbe senz’altro meritato per la sua recitazione affatto dilettantesca, ma la Giuria preferì assegnarlo alla carriera di un vecchio attore pratese, Ubaldo Piccioli.

Ritornando sulle capacità comiche e al personale successo di Giannino Giannini, si pensi che su alcuni muri nei pressi dell’ingresso dell’Arena Giardino, apparve nei giorni successivi la scritta “Viva Stiacciolo”. Si trattava del nome del personaggio interpretato da lui che conteneva però un errore, frutto dell’approssimazione della nostra lingua toscana e che andava inteso come “Stacciolo”.

Dopo alcuni anni la carriera di attore di Giannino si concluse e, come molti altri giovani nel dopoguerra, trovò un lavoro fisso, venendo pian piano assorbito nella quotidianità di un paese in fermento, tutto da ricostruire. Noi però rimanemmo buoni amici e lui continuò comunque a ruotare attorno al mondo del teatro locale. Purtroppo nel 1967 il suo cuore “claudicante”, si arrese definitivamente. Fu un grande dispiacere per tutta la comitiva. Era il 16 agosto e Giannino aveva solo cinquantanni. Fra l’altro fui incaricato di ordinare una corona di fiori: andai da un fioraio, aperto da poco, all’inizio di Via Montalbano. Una volta scelti i fiori, la quantità e il prezzo, dettai ciò che era da scrivere sulla striscia di carta. Dissi, molto semplicemente: “Gli amici della filodrammatica”. A sera mi recai nuovamente a fare visita al feretro dell’amico e vidi da lontano la ghirlanda appoggiata al muro di casa. Arrivato vicino, ebbi come un sussulto. La scritta, colore oro su fondo blu (perché si vedesse bene) diceva: “Gli amici della filo grammatica”. Pur non essendo il momento adatto all’ilarità, non potei fare a meno di sorridere. Pensai a Giannino che, se avesse potuto, avrebbe riso anche lui e non si sarebbe affatto offeso. Naturalmente la scritta fu corretta, ma a pensarci bene sarebbe stato il modo più appropriato per salutarlo e ricordarne la personalità ironica e pungente.

Foto sopra: la famiglia Giannini

Scrivi un commento

Per pubblicare un commento devi primaautenticarti.

Social Network

facebook   instagram

 
Help & FAQ

Se ti occorre aiuto consulta le "domande frequenti (FAQ)"
Frequently Asked Questions (FAQ) »

Contatti

Telefono: + 0573.700063
Email: redazione@noidiqua.it