Paolo Gori – ricambi d’epoca con un tocco di artigianato

Paolo Gori – ricambi d’epoca con un tocco di artigianato

di David Colzi. Ph: Foto Olympia

settembre 2025

Sul suo biglietto da visita in stile Art nouveau, Paolo Gori ha fatto scrivere in maiuscolo: AUTO MOTO RICAMBI D’EPOCA. Sembra proprio un lavoro curioso e noi siamo andati a capire di cosa si tratta, parlandone con lui.

Classe 1956, Paolo è innanzitutto figlio di Giorgio Gori, uno dei primi, se non il primo in assoluto, ad aprire un’officina di elettrauto a Quarrata nel lontano 1955. Già da qui si capisce che il nostro ricambista è sempre stato in mezzo alle auto. Però, come ci dice lui, inizialmente decise di intraprendere gli studi architettura, ma dopo qualche esame tornò nel mondo delle quattroruote, prima come venditore in una concessionaria Citroen di Prato, poi affiancando il padre in officina e occupandosi della vendita di macchine usate.

La svolta?

«Nel 1978, grazie ad un amico, Maurizio Tabucchi, appassionato e collezionista di moto e auto d’epoca,» ci dice Paolo «che mi consigliò di partecipare ad una mostra scambio a Imola, ideata da Benito Renzo Battilani nel suo giardino di casa. Tieni presente che Battilani è uno dei maggiori collezionisti di moto d’epoca che abbiamo in Italia. Così mi venne in mente che noi avevamo nel retro officina tanti vecchi pezzi di ricambio accatastati; parlandone col babbo, decidemmo di portarne alcuni con noi per venderli… quasi per gioco».

Andò bene?

«Abbastanza e per me si aprì un mondo. Ricordo che una persona acquistò un vetro anteriore che avevamo in deposito da decenni. Io e il babbo ci stupimmo che a qualcuno potesse interessare».

Però inizialmente era un hobby?

«Sì, qualcosa da affiancare al mio lavoro di venditore in officina. Presto però scoprii l’estero, tipo la Francia, dove i pezzi di ricambio e i mezzi vintage costavano molto meno ed erano facilmente reperibili… ricordo che anche il babbo veniva con me nelle mie trasferte oltralpe. Pian piano cominciai ad intuire che quello poteva essere un possibile sbocco lavorativo».

Poi la moda delle auto e moto d’epoca è scoppiata nel mondo e i vari ritrovi per appassionati si sono moltiplicati in tutta Europa e non solo. Ad esempio, quella prima esperienza di Imola è diventata oggi una mostra scambio fra le più rinomate e si tiene ogni anno a settembre, nell’autodromo della città. Oppure si sono affermate realtà tipo il Retromobil di Parigi o la Tecno Classica Essen in Germania. Invece in Italia, la più importante è “Auto e moto d’epoca” che è a nata a Padova, e ora si svolge alla Fiera di Bologna.

Quale fu il passo successivo per lei?

«Cominciai a comprare, riparare, e poi vendere auto d’epoca, acquistando anche qualche lotto intero da privati. Però non ho mai puntato sul collezionismo di lusso, ma mi sono rivolto agli appassionati, che non intendevano spendere per fare un investimento».

Lei non crede che sia un investimento?

«No, perché il mercato è in continua oscillazione, fra picchi e cadute, e nel tempo si sono create addirittura delle bolle speculative che poi sono scoppiate, a causa di comportamenti poco limpidi. Io dico sempre che una persona deve comprare un auto d’epoca solo per divertirsi e poi, se decide di rivenderla, può al massimo sperare di recuperare quanto ha speso, ma non sempre accade. In Italia facciamo un po’ di fatica a capire questa cosa».

E le moto?

«Me ne sono occupato poco, sebbene nel passato ho venduto molte Lambrette in Inghilterra, perché erano tornate di gran moda. Però anche quel periodo è finito».

Allora, come lavoro sicuro, è stato meglio dedicarsi ai pezzi di ricambio.

«Esatto, nel tempo mi sono dedicato proprio a questo settore, credendoci molto e investendo su me stesso. Ho girato tutta l’Europa, partecipando alle mostre più prestigiose, in modo da far conoscere il mio nome fra gli appassionati».

Una sua particolarità?

«Realizzo con parti originali ricambi introvabili; basta che un cliente mi porti una foto».

Quindi il suo è un lavoro dove ci si sporcano anche le mani?

«Sì, sebbene siamo rimasti in pochi ad offrire questi servizi. Io mi occupo in particolare dei cosiddetti “strumenti”, tipo contachilometri, contagiri, manometri e via di seguito. Li restauro fedelissimi agli originali, magari modificandoli per renderli elettrici».

Restaura anche le auto?

Ma solo ad uso personale. Di tanto in tanto compro qualche relitto e lo rimetto in sesto. So rifare gli impianti elettrici con i pezzi originali (memore degli insegnamenti del babbo), oppure i freni, ma per il resto mi affido ad officine esperte. Quel che mi appaga è tutto il percorso, che porta qualcosa di vecchio a nuova vita.

Questo mondo così affascinante, è cambiato dagli anni ’70?

«Molto, perché sono passate le generazioni. Quando ho cominciato, c’era ancora chi cercava mezzi anteguerra; oggi quel mercato è quasi scomparso. D’altronde un quarantenne o un trentenne è più facile che acquisti un Alfa Romeo dell”85 piuttosto che una vecchia Lancia. Io, come ricambista, non vado oltre i modelli di metà anni ’60, quindi avverto, nel mio piccolo, che una fetta di settore si sta esaurendo e con essa anche una certa cultura del bello e del design d’autore».

Oggi chi sono i suoi clienti?

«Sono persone che vengono direttamente da me alle varie fiere, oppure comprano nel mio negozio on line, che ho su ebay da una quindicina anni. Qui ho in vendita un migliaio di articoli. Comunque il mio lavoro è ancora basato sul passaparola: anche in questo sono vintage!» conclude sorridendo Paolo Gori.

 

Insomma, ancora una volta ci tornano alla mente le parole del nostro grande direttore Giancarlo Zampini, che spesso ripeteva: «A Quarrata non ci manca niente». L’attività di Paolo Gori ne è un chiaro esempio.

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