Amadei e Baldi – dal 1980

Amadei e Baldi – dal 1980

di Marco Bagnoli. Foto: Gabriele Bellini

giugno 2023

Siamo stati a trovare i titolari di un’azienda storica di Montale, Luciano Amadei e Stefano Baldi. I due soci, entrambi elettricisti, il 20 ottobre del 1980 costituiscono appunto la Amadei e Baldi, e sono da subito impegnati nella realizzazione di impianti elettrici, civili e industriali. La ditta cambia sede un paio di volte, da via Ippolito Nievo a via Ludovico Ariosto, fino alla collocazione attuale al numero 108 di via Sem Benelli, nel 1990, ancorandosi sempre più al tessuto vivo della società di Montale.

Col tempo l’attività di elettricisti viene affiancata alla vendita di elettrodomestici, un settore che negli anni ha visto sorgere all’orizzonte la concorrenza della grande distribuzione. È per questo che dal 1996 anche la Amadei e Baldi decide di aderire alla società cooperativa LDT, la Lega Distributori Toscani, un gruppo di acquisto su base regionale che aveva lo scopo di abbattere i prezzi dei prodotti in forza di grandi ordinativi. Sono gli anni del dopo-Maastricht e della globalizzazione, qualcosa che negli anni a venire abbiamo imparato a conoscere sempre meglio.

Nel 2010 ecco che i nostri decidono di inserire la propria attività in un grande gruppo europeo, capace di gestire migliaia e migliaia di pezzi di un singolo articolo, il gruppo Expert, come socio Gaer. Con questo brand al loro fianco Luciano e Stefano prendono definitivamente possesso della totale metratura del numero 108 di via Sem Benelli, coi suoi 800 metri quadri, occupati dagli elettrodomestici da appoggio e da incasso, dagli articoli da regalo e dall’elettronica di consumo. E oggi più che mai l’offerta al pubblico non può esimersi dal proporre l’informatica e la telefonia di ultima generazione; certo il servizio riparazione a questo punto della storia deve giocoforza fare affidamento alla competenza dell’assistenza specializzata. Tra l’altro è in questo giro di anni a noi più prossimo che Luciano e Stefano, caldamente consigliati dall’avanzare ahinoi implacabile degli anni, decidono che non vogliono assolutamente più saperne di salire su una scala per stringere fili, o anche solo avvitare una lampadina. Sono ufficialmente stanchi di tutto questo – e soprattutto stanchi di tutti quanti gli anni di lavoro fin qui macinati – e altrettanto ufficialmente inseriti nella categoria “commercianti”. Nella ditta, a ingentilire il clima, ci sono la figlia di Luciano, Giulia, e Romina, la ragioniera, le sole due dipendenti.

Che altro dire? Gli affari girano, e questo è l’importante. A questo punto della partita non si può che guardarsi un po’ indietro per scorgere la vita come è stata, ma anche più semplicemente come è stata questa corsa lungo quarant’anni di fatica – e soddisfazioni. Soddisfazioni tante, tutte le volte che un cliente era soddisfatto. Anche perché si scrive “cliente”, ma alla fine si legge “amico”, o quasi: gli amici e i conoscenti della porta accanto, con le loro amarezze di tutti i giorni, e qualche trabiccolo da riparare. Tutto bello insomma, anche quando le normative di oggigiorno se le sognavano negli anni ’80, e si saliva su un tetto senza tante cerimonie e funi di sicurezza, magari alla fine per trovarci l’amianto, su quel tetto. E chissà se di lassù Luciano e Stefano avrebbero scorto davvero tutto quello che poi è successo: le solite cose di sempre, quelle importanti, come i figli di Stefano che nella vita fanno tutt’altro, legittimamente, e anche per questo devono ringraziare il babbo – lo vogliamo dire? A vederli in questa mattina di fine maggio Luciano e Stefano sembrano due vecchi amici che non hanno litigato mai, e forse questa potrebbe essere la cosa più preziosa. Sulle loro teste spiccano i lampadari del reparto illuminotecnica, altro ramo delle vendite, e tuttora capace di potersi accendere sui due, come delle aureole da angioletti, o come il lampo geniale della loro migliore idea. Poi che c’entra, si può sempre migliorare; ma intanto quello che è fatto sembra buono, e non è una cosa poi così ovvia.

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