Centro Ascolto Caritas Montale

Centro Ascolto Caritas Montale

di Marco Bagnoli. Foto: Gabriele Bellini

maggio 2013

Abbiamo incontrato don Paolo Firindelli per farci raccontare come funziona la Caritas di Montale. La cronaca di questa crisi economica è ormai un vero e proprio bollettino di guerra, che sembra colpire ogni giorno sempre più da vicino; i segni di questo scontro scendono giù dai titoli dei giornali e ci camminano incontro – molti di questi sono dei perfetti estranei, altri no.

La Caritas di Montale si muove all’interno dell’ampio organismo della Caritas diocesana di Pistoia, una realtà esistente da dodici anni, che estende la sua attività su un territorio ancora più esteso di quello della provincia, comprendendo anche alcune località nei dintorni di Prato e Firenze. La sede che fa riferimento alla propositura di San Giovanni Evangelista è sorta da poco più di un anno, forse in quello che non è esagerato definire l’occhio del ciclone di questa sciagurata congiuntura internazionale, quando anche i politici in televisione hanno smesso di considerarla una specie di inopportuna superstizione popolare e sulla parola “crisi” hanno sperimentato i loro incantesimi elettorali. Qualcuno a questo punto potrebbe suggerire che anche un organismo di emanazione ecclesiastica avrebbe al massimo invocato una benedizione, o tentato un esorcismo; gli uomini e le donne che operano per far funzionare la Caritas sono invece del tutto sprovviste di trucchi, possiedono solo quel sapere antico chiamato solidarietà. L’attività principale del Centro di ascolto è appunto quella di prestare attenzione alle diverse situazioni di disagio sociale, in modo da individuare al meglio problematiche e soluzioni; la semplice distribuzione di beni di necessità è infatti un passaggio successivo a quello dell’accoglienza e dell’analisi, e non è nemmeno l’ultimo, dal momento che l’elemento forte di tutto il meccanismo è la costruzione di un rapporto continuativo e di una fiducia, cosa ancor più determinante quando si è in difficoltà. È per questo che ogni singolo centro della diocesi è collegato in una rete che consenta un efficiente monitoraggio della realtà del territorio.

La sede di Montale si è inserita in questo percorso quando un dato falsamente rassicurante si era ormai drasticamente modificato: stiamo parlando della composizione del bacino di utenza, fino al 2009, costituito per circa il 70% da stranieri, e da allora equamente ripartito 50-50 con il numero degli italiani. Chi si rivolge al centro di ascolto può inoltre far affidamento su una consulenza legale, per tutto quello che riguarda le difficoltà finanziarie, dalle bollette allo sfratto. L’attività viene portata avanti in stretta sinergia con le istituzioni pubbliche, permettendo al centro di aggiungere le pietanze non distribuite nel circuito delle mense comunali al consueto magazzino di alimenti a lunga conservazione – anche questo un segno dei tempi, una risorsa, quella del “fresco”, fino a poco tempo fa nemmeno presa in considerazione da centri Caritas di più estesa esperienza, come quello di Agliana, uno dei primi della diocesi.

La collaborazione funziona anche con la Coop locale, che provvede ad offrire il fresco invenduto e l’inscatolato prossimo alla scadenza: il flusso di utenza del centro Caritas è infatti costante e le 130 persone complessivamente sostenute, ripartite in nuclei familiari più o meno estesi, non sono che il vertice più disagiato di un iceberg umano comunque socialmente ansioso. Se le amministrazioni comunali sono anch’esse in difficoltà finanziarie, non per questo la Caritas può tirarsi indietro, e infatti il centro della propositura di Montale accoglie indistintamente anche gli individui delle altre parrocchie del comprensorio, nonostante le raccolte di fondi, vestiario e alimenti siano disgiunti per ciascuna realtà. Don Paolo, parroco dal 2009, non può che confidare nella bontà della direzione intrapresa, quella della solidarietà, che si evidenzia anche nelle attività del doposcuola, da lui promosso con qualche titubanza e invece accolto con grande entusiasmo dai 60 volontari – universitari, professori ed ex insegnanti – che si impegnano costantemente a fianco dei 200 alunni delle elementari e delle medie: la “caritas” è ciò che fa camminare la Fede, e quindi la Chiesa, che, altrimenti, sarebbe zoppa.

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