Franco Paluzzi – teatro amatoriale

Franco Paluzzi – teatro amatoriale

di Serena Michelozzi. Foto: Gabriele Bellini

marzo 2017

«Probabilmente siamo tutti un po’ attori…»

Esordisce così Franco Paluzzi che del teatro amatoriale ha fatto la sua grande passione… «La passione per il teatro dentro di me c’è sempre stata, però il momento in cui ho deciso di metterla veramente in pratica è stato nel 2002, quando io e mia moglie rimanemmo particolarmente colpiti da una rappresentazione scenica tenuta dall’attore Francesco Rotelli». Qualche tempo dopo Franco e sua moglie hanno avuto occasione di conoscere direttamente Rotelli e si sono iscritti al laboratorio di teatro di cui quest’ultimo aveva in programma l’apertura. E’ così che è iniziata l’esperienza teatrale dei due, poi continuata solo da Franco, che ci racconta: «Il momento del saggio finale del laboratorio è stato per me molto importante: l’adrenalina che mi sono sentito addosso in quel momento mi ha impedito di smettere, fino a che nel 2008 decisi con gli altri partecipanti del laboratorio di creare la compagnia teatrale “Sesamo & Cartamo”».

Franco ha sinora ricoperto tantissimi ruoli scenici molto diversi tra loro tra cui il “Chiarchiaro” nella commedia pirandelliana “La patente”, la figura del Presidente nella “Guerra spiegata ai poveri” di Ennio Flaiano, la figura del re e dell’orco nelle tre novelle messe in scena in una rappresentazione teatrale commemorativa richiesta dal Comune di Montale… fino ad essere addirittura scelto all’interno dello spettacolo  “La tragedia di Riccardo III” tenutosi al teatro Manzoni di Pistoia. Un particolare spettacolo che il nostro attore amatoriale ricorda con molta affezione è “Esercizi di stile” di Queneau (tradotto in italiano da Umberto Eco), che Franco e i suoi colleghi di laboratorio decisero di portare in scena in modo originale, ambientandolo prima in una ex scuola materna e poi a Villa Smilea. Gli episodi, composti da massimo uno o due personaggi, si svolgevano nelle varie stanze dei luoghi succitati ed il pubblico letteralmente si “spostava” tra le stesse per vedere e partecipare dal vivo ad ogni scena, un vero e proprio spettacolo itinerante.

Il teatro che interpreta Franco è il teatro dell’assurdo ed è la denominazione di un particolare tipo di opere scritte da alcuni drammaturghi, soprattutto europei, sul finire degli anni ‘40, ‘50 e ‘60. Le caratteristiche peculiari del teatro dell’assurdo, sono il deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale e il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale. La struttura tradizionale della rappresentazione teatrale viene rigettata e sostituita da una successione di eventi, legati fra loro da una labile ed effimera traccia di diversi stati d’animo ed emozioni. Il teatro dell’assurdo si caratterizza per dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati, capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi.

Le emozioni suscitate in Franco dalla recitazione sono inspiegabili e possono essere solo carpite nel momento in cui sale sul palco immedesimandosi a pieno nel personaggio da lui rappresentato; per Franco recitare e portare in scena innumerevoli soggetti è ormai naturale anche se ci spiega che la recitazione ha bisogno di un continuo e costante studio del testo e della parte che poi si deve interpretare. «La recitazione non richiede doti naturali particolari, ma disponibilità ad esporsi ed ad aprirsi… anche nei sentimenti! E’ importante seguire anche corsi di preparazione per la voce e per le movenze corporee, ma soprattutto bisogna essere sempre disponibili ad accettare le critiche del pubblico». Al momento Franco e la compagnia teatrale “Sesamo & Cartamo” stanno vagliando la scelta di alcuni testi che a breve hanno in programma di portare in scena, dunque tutto work in progress.

Il nostro attore amatoriale lancia inoltre a lettori e non un messaggio molto importante: «Vorrei che le persone si recassero maggiormente a teatro, lasciando per un momento da parte la televisione: andare a vedere gli spettacoli dal vivo non solo è più bello ed entusiasmante, ma contribuisce anche alla crescita della nostra realtà culturale circostante». Niente di più vero.

 

 

 

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