Marcello Meucci – pittore oltre il visibile

Marcello Meucci – pittore oltre il visibile

di David Colzi

dicembre 2012

 

Nato a Tobbiana nel 1943, Marcello Meucci iniziò presto ad interessarsi alla pittura. Fondamentale fu l’incontro a nove anni con l’artista Ardengo Soffici a Fognano, dove era impegnato in un’opera. <<Lo avvicinai mentre realizzava un disegno; lui mi chiese se mi piaceva il suo lavoro e io gli risposi che sarei stato capace di farlo anche io.>> ci rivela sorridendo Meucci <<Soffici, divertito, mi diede un piccolo scappellotto dicendomi, “bene”! Per me fu un invito a provarci.>> E Marcello ci provò davvero, dato che da quel giorno iniziò a disegnare con passione e senza sosta, continuando negli anni a frequentare Soffici, che era diventato un punto di riferimento e un amico. Agli inizi del ‘60 ci fu la svolta, con la decisione di fare dell’Arte un mestiere. Anche questo fatto è legato ad un avvenimento singolare, in quanto Meucci all’epoca lavorava alle filande a Prato e durante un turno di notte, venne sorpreso dal titolare a dipingere una tela anziché badare ai macchinari; ebbene, il “capo” gli comprò il quadro perché gli piaceva, ma in cambio lo licenziò.

Così il Meucci pittore – figurativo (adora i paesaggi di Tobbiana), si mise a vendere i suoi quadri agli amici e conoscenti, fino ad arrivare alla prima mostra collettiva del 1968, tenutasi nella Galleria Arrigo del Rigo, a Prato. Sempre in questo periodo, gli anni ‘60, mise il suo studio a Seano, nella famosa “Casa Rossa”, che fino al ‘99 divenne terreno fertile di incontro fra artisti e non. Da quel momento iniziarono proficui scambi di idee con personaggi come Jorio Vivarelli, Agenore e Alfredo Fabbri, Antonio Bueno, Quinto Martini e persino Marco Pantani, il ciclista. A dare ulteriore lustro alla sua carriera, sono giunti negli anni critici prestigiosi, come Tommaso Paloscia e Giovanni Faccenda che hanno intravisto nel pittore montalese un vero talento.

Ma la grande notorietà coincide con gli anni ‘70, quando diede vita a un ciclo di quadri e bozzetti dedicati all’inquisizione di Spagna e poi ai Celestini. Questa scelta tematica è stata, come ci ha spiegato bene Meucci, una rielaborazione conscia del periodo in cui da bambino è stato “ospite” del noto collegio – lager pratese, dove i ragazzini vivevano tra privazioni e maltrattamenti. Meucci ha fatto rivivere quel tormento sulle sue tele, in una serie poi esauritasi, ma che tutt’oggi lo rende ancora ben riconoscibile; da notare che nonostante le numerose richieste di acquisto, ha tenuto per sé alcuni quadri di quel ciclo artistico.

E di quadri lui ne ha venduti tanti, grazie anche a una città generosa come Firenze che lo ha acclamato con mostre in vetrine prestigiose nel centro storico, tipo le “Giubbe Rosse” e gli ha permesso di conoscere un gallerista di Milano, il quale nel 1996 lo ha portato all’Arte Fiera Miart Milano“Living Art Gallery” consentendogli di affermarsi anche come pittore astratto, sia a livello nazionale che internazionale, con i suoi quadri messi accanto a quelli di Maestri del calibro di Lucio Fontana. Già, perché Meucci non si è fermato ai successi ottenuti con la pittura figurativa, ma negli anni ha elaborato un modo nuovo di approcciarsi al visibile, l’Estrarte, una visione fatta nei particolari – dei particolari di un paesaggio, fino a trasformare il figurativo in qualcosa di diverso; ovviamente è impossibile esaurire un argomento così complesso in poche battute, quindi se lo volete approfondire, leggete il manifesto scritto assieme al dottor Andrea Bolognesi sul sito www.marcellomeucci.it. Dai principi esposti nel manifesto, è nata un’associazione culturale nel 1999, l’Estrarte appunto, che ha visto Meucci in carica come presidente fino al 2004 (oltre a esserne uno dei fondatori assieme a Piero Bargellini e Andrea Bolognesi). Se vi interessa sapere di più sull’associazione, sugli artisti che ne fanno parte, sulle mostre e sui concorsi ad essa collegati, potere visitare  www.estrarte.it.

Un ultimo aspetto da sottolineare è quello del Meucci insegnante d’arte, un ruolo che lo ha visto (e lo vede tutt’ora) interagire con persone interessate ad elaborare un nuovo concetto di pittura in linea con il manifesto di Estrarte; d’altronde che Marcello sia un artista proteso verso gli altri è cosa nota, basti pensare alle opere che recentemente sono arrivate a Montale, come parte del ciclo della Via Crucis o il quadro per la sede degli Alpini.

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