Valerio Vignolini – il viaggio come filosofia di vita

Valerio Vignolini – il viaggio come filosofia di vita

di Giacomo Bini

marzo 2024

Per capire la differenza tra un vero viaggiatore e un semplice turista basta conoscere Valerio Vignolini, montalese di 83 anni che ha dedicato trent’anni a viaggi compiuti fuori da tutte le rotte turistiche.

Sull’ultimo viaggio, compiuto nel 2013 sulle tracce dell’antica via della Seta, è stato tratto un film-documentario che è stato presentato in un affollatissima sala del Centro Nerucci di Montale in occasione di un incontro pubblico promosso dal gruppo Obiettivi Montalesi dell’Auser. La documentazione fotografica e filmata inserita nel documentario è stata assemblata e montata dal documentarista Giordano Tognarelli. Il viaggio, compiuto da Vignolini con altri cinque compagni di avventura, ha comportato l’attraversamento di nove stati per 16.400 chilometri percorsi tutti alla guida di un fuori-strada.

In precedenza Valerio ha viaggiato in America del nord, Brasile, Messico, Yemen del nord «quando non ci andava proprio nessuno», quattro volte in India, poi nell’amata Libia e nell’Africa più profonda, nel Mali «a portare pannelli fotovoltaici per delle scuole e motori per estrarre l’acqua dai pozzi» e in Madagascar. Di ciascuno di questi viaggi Valerio ha conservato qualche oggetto che ora conserva gelosamente nella sua casa nel centro di Montale: piccole pietre, conchiglie, nidi di uccello, variopinti prodotti di artigianato. Ogni oggetto richiama l’esperienza di una avventura indimenticabile.

Ciò che ha spinto Valerio nei suoi trent’anni di viaggi è la curiosità per i modi di vivere diversi dal nostro, dall’alimentazione all’abbigliamento, ma anche il desiderio di conoscere le tracce e le testimonianze del passato. I viaggi di Valerio non sono solo nello spazio ma anche nel tempo, perché in ogni paese visitato è stato sempre attratto dalle testimonianze del passato storico e soprattutto di quello più remoto, alle origini della vicenda umana. «L’emozione più grande» racconta infatti Valerio «è stato entrare nelle caverne dell’Acacus nel deserto libico e trovarsi di fronte alle impressionanti pitture rupestri che vi sono conservate e che risalgono a dodicimila anni prima di Cristo». I siti archeologici più appartati, i resti delle città scomparse, spesso in luoghi raggiungibili solo col fuoristrada sono le mete che più lo entusiasmano.

L’unico suo rammarico è la limitata conoscenza delle lingue straniere ma questo problema non lo ha mai davvero ostacolato vista la sua grande capacità di entrare in sintonia anche con gli sconosciuti. Il bisogno insopprimibile di partire, una o due volte l’anno, per tre o quattro settimane e settemila chilometri di media, nasce «dal desiderio di conoscere la natura e le persone». «Tutto è iniziato nel 1988»  racconta il viaggiatore montalese «quando affittai un camper e con tutta la famiglia, mia moglie e tre figli insieme ad un’altra famiglia di amici girammo tutti gli Stati Uniti, poi, dal 1989 iniziai a partecipare a viaggi con la Panda 4×4 tra India, Brasile, Messico e Yemen e non mi sono più fermato. Devo ringraziare anche mia moglie Gloria, che all’inizio mi ha seguito per assecondare la mia passione, ma ben presto si è appassionata anche lei».

Se gli si chiede qual è il posto che più lo ha colpito Valerio non ha dubbi: «Il posto che amo di più e in cui ho provato le sensazioni più forti è il deserto, dove intendo tornare. In particolare amo la Libia, un Paese che mi ha affascinato fin dalla prima volta che l’ho visitata».

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