Villa Jandaia

Villa Jandaia

di Giacomo Bini Foto Gabriele Bellini

dicembre 2012


La villa Jandaia, il cui inconfondibile profilo si staglia lungo via Garibaldi, ha una storia ancora tutta da scoprire e da scrivere. Limitiamoci intanto a sciogliere un paio di dubbi riguardanti da un lato, l’insolita forma cilindrica della torre che la sovrasta e dall’altro il nome con cui è conosciuta a Montale, quello di “villa Bastogi”. La torre era un essiccatoio per le foglie di gelso che servivano a nutrire i bachi da seta. Il nome popolare di “villa Bastogi”, dipende invece dal fatto che lo splendido complesso è appartenuto per gran parte dell’ottocento alla famiglia livornese dei Bastogi, la cui figura più eminente è quella di Pietro Bastogi (1808-1899), ministro delle finanze del governo Cavour subito dopo l’unificazione, grande banchiere, imprenditore ed economista di scuola liberista, un uomo che ha lasciato una traccia profonda nella storia economica del paese e anche nel linguaggio finanziario, visto che si deve a lui il conio della parola cedola (dal latino cedo, tagliare) al posto del francese coupon e dell’italiano tagliando (parola quest’ultima che a Bastogi non piaceva perché, come ebbe ad obiettare al senatore Lambruschini <<E quando il tagliando è tagliato come lo chiameremo? Forse tagliatino?>>).

Per dire quale fosse lo spessore economico e politico di Pietro Bastogi, basta ricordare che sottrasse al gruppo Rotschild, la costruzione delle ferrovie meridionali italiane (la Bologna – Brindisi e la Foggia – Napoli) facendo in modo, forse anche con metodi non troppo limpidi, che l’assegnazione alla cordata italiana, di cui lui stesso era capofila, fosse approvata dalla commissione parlamentare contro il parere del governo.La villa Jandaia era stata acquistata il 30 giugno del 1811 dal padre di Pietro, Michelangelo Bastogi. L’atto di vendita (Catasto Granducale 445, Registro Volture 1809-1826) descrive una Fattoria di Jandaia, composta da una villa con terre coltivate a mano, precisando che era costituita da diversi quartieri padronali con annessi granai, cantine, stalle, tinaia, con una piccola cappella e sacrestia ed un boschetto di agrumi.

Per Michelangelo Bastogi l’acquisto della Jandaia era un investimento di una parte minore dei tanti capitali accumulati con la sua compagnia di vaporetti di Livorno. Il figlio Pietro, dette una svolta all’azienda di famiglia trasformandola in banca privata e in azienda di costruzioni ferroviarie. I discendenti di Pietro vendettero la villa alle sorelle Carandini, tutte e tre non sposate, che vi venivano a trascorrere l’estate, e che in seguito la cedettero a loro volta ad un convento di suore. Dopo altri passaggi di proprietà, e alcuni decenni di abbandono, la villa, in anni recenti, è stata acquistata dall’imprenditore Lido Pecchioli che ha ristrutturato il complesso con un piano di recupero che tutela il prestigio degli immobili e del magnifico parco, ricco di preziose e secolari alberature. Pecchioli, che risiede alla Jandaia con la sua famiglia, ha permesso che il parco e la villa si aprissero ad eventi culturali in modo che fossero conosciuti dalla comunità di Montale.

P.S. Le notizie storiche sulla villa vengono dalle ricerche di archivio di Franco Savi, già bibliotecario alla Forteguerriana di Pistoia, che ringraziamo per averci concesso gentilmente le informazioni in suo possesso.

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