di Marco Bagnoli
marzo 2025
Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo osserva come, se anche parlassi tutte le lingue della terra, conoscessi tutta la scienza, e anche possedessi una fede tale da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, sarei allora ben poca cosa, appena il suono vacuo delle mie parole superbe. E l’amore ci rimanda alla carità, dal latino “caritas”, sostantivo di “carus”, cioè “caro”, “amato”. Per il Cristianesimo il termine “carità” è l’amore verso Dio e verso gli altri. E i volontari del Centro di ascolto Caritas di Quarrata si muovono lungo questa direzione, quella dell’attenzione verso il prossimo. Ma non si tratta certo di un atteggiamento di facciata: infatti, il bilancio del Centro del 2023 rendiconta un’attività complessiva pari a 10.500 euro, e quello del 2024 di circa 8.000, in quanto le famiglie assistite sono diminuite: metà italiane e metà straniere. Ma andiamo con ordine.
Il Centro Caritas si avvale di un gruppo di volontari debitamente istruiti alla funzione cardine della struttura: l’ascolto. Chi si trova in difficoltà può presentarsi presso i locali a fianco della chiesa di Santa Maria Assunta, dove si ascolta la sua storia nella più assoluta discrezione, e dove vengono forniti gli aiuti del caso, dal mangiare, al vestire, fino anche al pagamento delle utenze. Ogni azione viene documentata, in modo da distribuire al meglio gli aiuti, nell’interesse innanzitutto degli assistiti stessi, anche per evitare che qualcuno possa rivolgersi a ogni centro della zona. La sede di Quarrata raccoglie donazioni sostanzialmente dai parrocchiani, quindi si può dire che è la comunità che aiuta se stessa. Si fanno anche raccolte presso i supermercati, e altre raccolte si occupano di abiti. La Banca Toscana non fa mai mancare la propria donazione annuale, e anche la Comunità Europea provvede a integrare le scorte col progetto Agea.
Infine, ultimo ma non meno importante, c’è il contributo più prezioso, quello del tempo: il tempo dei volontari. Qualcuno metteva insieme i ritagli di tempo anche quando lavorava, ma i più dedicano alla Caritas, e quindi agli altri, molte delle proprie ore dorate di meritata pensione. Non sarà infatti un caso che, spesso, gli assistiti si facciano vivi per fare quattro chiacchiere, per sentirsi importanti, e non solo per ricevere un pacco alimentare. Non di solo pane vive l’uomo… E non è certo la sola fame dello stomaco, quella che affligge ad oggi una trentina di famiglie del circondario di Quarrata: la crisi può incrinare un’esistenza per la perdita del lavoro, per una separazione, per una dipendenza da gioco d’azzardo, e per difficoltà psicologiche che magari si sono sovrapposte ad altre condizioni precedenti. Questi volontari non sono maghi, o scienziati, ma sanno essere presenti senza giudicare, col sorriso magari. E a loro volta si scoprono più attenti e disponibili nei confronti dei propri familiari. Don Fulvio non potrebbe chiedere di più: i suoi parrocchiani ascoltano il Vangelo, lo mettono in pratica in aiuto degli altri, e ottengono risultati concreti al cospetto delle concrete difficoltà di tanti perfetti sconosciuti, anche stranieri, anche non cristiani. Annamaria, Rita, Luciano, Marco, Lucia, Dori, Martina, Giuliano, Paola, Anna, Rita, Giuliana e Vitalia fanno tutto quello che possono, dall’ascolto alla distribuzione alimentare, a quella del vestiario, occupandosi anche delle necessità amministrative e burocratiche. Non chiedono niente per sé, giusto qualcosa per gli altri: un po’ del vostro tempo. Ma certo deve essere un “tempo di qualità”, come si dice. Deve insomma essere un tempo… d’amore. Forse la sola cosa di cui abbiamo bisogno.