di Daniela Gori
giugno 2025
Sono piccoli parchi sparsi in tutta Italia, e custodiscono la memoria di vicende dolorose, testimonianza del sacrificio di una generazione intera: sono i Giardini della Rimembranza, nati per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale. L’idea di creare questi luoghi di raccoglimento, popolati da alberi dove ogni albero rappresenta un soldato caduto in guerra, spesso con una targa che ne riporta il nome, ebbe origine nel primo dopoguerra, quando una circolare ministeriale invitò i comuni italiani a dedicare alla memoria dei caduti uno spazio, un giardino o un viale, per commemorare i giovani morti al fronte. Lo scopo forse, considerando il periodo storico, era inizialmente educare i cittadini al patriottismo. Tuttavia, è innegabile che questi luoghi sono tuttora anche simboli della brutalità della guerra, testimonianza silenziosa e sempre attuale della perdita di valori umani che i conflitti generano e di conseguenza un’occasione per riflettere sul valore della pace e della Storia.
Uno di questi parchi della Rimembranza si trova nel cuore di Tizzana, accanto alla chiesa di San Michele, come se fosse un cimitero di guerra simbolico. Basterebbe leggere la ventina di cognomi sulle targhette ai piedi degli alberi, per capire quanto a distanza di più di un secolo, quei morti siano ancora testimonianza del tessuto locale del paese. Ogni albero porta il nome di un uomo di Tizzana che, partito come soldato perse la vita nella guerra del ’15 -’18. Istituito il 29 aprile 1928, come testimonia la lapide apposta sul campanile, fa parte della rete nazionale dei “Giardini della Rimembranza”, censito anche nel progetto nazionale Pietre della Memoria, che cataloga monumenti, lapidi, e memoriali che ricordano fatti della prima e della seconda guerra mondiale fino alla Liberazione. Il Parco fa parte del complesso di San Michele, a cui è affiancato, e rientra nel vincolo paesaggistico-artistico della Soprintendenza per Firenze, Pistoia e Prato. Il bene che apparteneva all’ente religioso cattolico era sotto la sua cura, che ne conservava non solo le strutture, ma anche il significato spirituale del luogo.
Purtroppo il parco di Tizzana per anni è rimasto chiuso con una recinzione e un cancello, senza manutenzione e invaso dalla vegetazione spontanea. La chiusura del cancello era stata imputata a “motivi di sicurezza ed ordine pubblico”, ma sebbene vi fosse stato un cartello che riportava gli orari di apertura già da molti anni nessuno si è più occupato di aprire al pubblico. La gestione del parco, in seguito a un accordo tra Curia e parrocchia di Tizzana, cittadini e Comune di Quarrata fu affidata in un primo momento ad associazioni locali. In particolar modo se ne è occupato Patrizio Favi, appassionato di storia e archeologia locale, che con l’associazione “Progetto Tizzana”, ha mantenuto fruibile il giardino per anni. Va poi menzionata anche sua figlia Francesca e poi Sonia Ciraulo, dell’associazione “Eidos” di Catena.
Dopo la morte del Parroco non ci sono stati nuovi accordi e solo durante le celebrazioni del 4 novembre, e neanche tutti gli anni, i rappresentanti dell’amministrazione comunale vi sono entrati per deporre una corona ai caduti. Nel frattempo è peggiorato lo stato di abbandono ed è stato tolto anche il cartello con le indicazioni dell’orario di apertura, tanto che i consiglieri di minoranza già in passato avevano presentato delle interrogazioni in consiglio comunale, chiedendo per quale motivo il parco, che dovrebbe essere un luogo pubblico nel quale commemorare i soldati quarratini che combatterono nella Grande Guerra, non era più accessibile ai cittadini.
La questione ha preso un’altra piega poi nel 2021, quando l’ente religioso ha venduto il complesso a un privato, compreso quindi il parco che si è trasformato in un cantiere, pieno di calcinacci, mattoni e materiale edile, per i lavori di ristrutturazione dell’ormai ex edificio religioso adiacente. Essendo un bene di interesse storico, la soprintendenza avrebbe dovuto notificare agli enti pubblici territoriali il relativo diritto di prelazione, come previsto nei trasferimenti immobiliari di beni con vincolo diretto da interesse, appunto, culturale. «Di questo fatto, ovvero del perché non sia stato esercitato il diritto di prelazione da parte del Comune, è stata chiesta ragione in un Consiglio Comunale del 2022 da parte dell’opposizione» ci dice Irene Gori capogruppo di Fratelli d’Italia, che si è interessata all’intera vicenda, facendo affidamento anche alle sue competenze di geometra. «Mi venne risposto “per mancata notifica della soprintendenza”».