di Daniela Gori
marzo 2025
Silvia. Dida, come l’avevano soprannominata in casa. Sempre sorridente e continuamente indaffarata, come può esserlo una donna lavoratrice e mamma di quattro figli. Faceva l’assicuratrice e aveva scelto di lavorare da casa per potersi prendere cura della sua numerosa famiglia. Ma anche se c’erano mille incombenze ad impegnarla, era sempre pronta ad aiutare tutti, premurosa e disponibile. “Mamma a tempo indeterminato” aveva scritto lei sul suo profilo Facebook, dove orgogliosa aveva postato anche foto e video dei suoi splendidi ragazzi. Fin da giovane aveva anche coltivato la passione per i motori, in particolare per le auto inglesi Mini, tanto da possederne alcune e diventare presidente del club “Mini Cooper café” di Quarrata.
Aveva solo 45 anni, Silvia Chiarucci, quando in una triste domenica di gennaio ha chiuso per sempre quei suoi occhi bellissimi colore del mare. Silvia si è spenta per un male incurabile nell’hospice La Limonaia di Spicchio, dove era stata ricoverata negli ultimi tempi per le cure palliative, lasciando nella disperazione e nel dolore inconsolabile il marito Fabio, i genitori, il fratello e quattro figli, il primo di 18 anni, poi gli altri di 16 e 14 anni e l’ultima arrivata di soli 15 mesi. Era generosa Silvia, e l’ha dimostrato fino all’ultimo quando ha espresso la volontà di donare le cornee. La notizia della sua morte ha commosso una comunità intera e si è sparsa rapidamente a Quarrata – dove la famiglia d’origine della giovane donna è molto conosciuta per aver gestito per anni un negozio di casalinghi a Olmi – fino ai dintorni e a fuori Provincia, perché non è possibile restare insensibili di fronte a un destino tanto crudele.
Numerosissimi sono stati i messaggi di cordoglio e le manifestazioni d’affetto nei confronti di tutta la famiglia, sia sui profili social che di persona il giorno dell’ultimo saluto, quando una grande folla commossa si è radunata nella chiesa di San Michele Arcangelo a Vignole. Silvia aveva scoperto ai primi di novembre di essere gravemente malata e si era sottoposta con forza e coraggio a tutte le cure possibili, anche le più pesanti, nella speranza di avere la possibilità di vedere crescere i suoi figli.
Oggi, a distanza di pochi mesi da quando se n’è andata, resta nella sua casa un vuoto che sarà però colmato dal ricordo della sua presenza e dalla volontà di trasformare il dolore nel coraggio di guardare avanti.