di David Colzi
dicembre 2015
L’impresa Gavazzi Mauro Srl, che si occupa con i suoi mezzi di realizzazione di opere di urbanizzazione, lavori di scavo, movimento terra e trasporti, rappresenta un’importante realtà imprenditoriale pistoiese da ben 66 anni. Noi abbiamo deciso di ricordare il suo fondatore, Mauro (1926 – 1992) facendoci aiutare dal figlio Alessandro, tutt’oggi titolare della ditta di famiglia, nella quale lavorano anche i suoi figli, Lorenzo e Alberto.
Originario di Artimino, in quel di Carmignano, Mauro iniziò lavorando per la famosa villa dei cento camini, quando ancora era abitata dalla contessa Maraini, trasportando con il suo camion i prodotti agricoli. Il primo mezzo acquistato, come si vede nella foto in basso, fu un GMC a benzina, residuato della seconda guerra mondiale, che però andava a metano (a destra, sotto il camion, si vedono le bombole) perché a causa della cilindrata, consumava troppo. «Lo comprò a Firenze a forza di cambiali;» specifica sorridendo il figlio Alessandro «costava 110 mila lire e lui lo acquistò a 2 mila lire al mese. Consideri che all’epoca lo stipendio medio di un operaio era di circa 30 mila lire, quindi quella fu una spesa notevole». Naturalmente a Artimino era l’unico camion in circolazione e uno dei pochissimi mezzi a motore. Fra la fine degli anni ’50, primi ’60, arrivò a Quarrata grazie alla conoscenza dell’impresa edile dei fratelli Niccolai; cominciò a trasportare inerti in giro per i cantieri, in un epoca in cui non c’erano ancora le auto betoniere. La prima macchina acquista per il movimento terra fu un Fiat LF7 degli anni ’60. Nel 1966 la ditta Mauro Gavazzi si trasferì ufficialmente nel nostro Comune.
Il figlio Alessandro conosce bene tutta la storia, in quanto ha iniziato a lavorare con Mauro che non aveva ancora l’età per la patente. Ad onor del vero, il signor Gavazzi avrebbe preferito vedere il figlio dietro i banchi di scuola invece che sul suo camion. «Quando dissi al babbo che non volevo più continuare gli studi, decise di portarmi per un periodo con sé, in modo da farmi capire quanto era faticoso lavorare.» ricorda Alessandro «Si partiva alle 4 del mattino e si tornava la sera alle 9; era una vita dura». Stando al lato passeggero, Alessandro imparò tutti i trucchi del mestiere, tipo come si intrattenevano i rapporti con i clienti, con i colleghi camionisti e via di seguito. Fatto sta che alla fine, invece di “spaventarsi” e tornare di corsa in classe, Alessandro si appassionò a questo lavoro.
Lei ha quindi conosciuto bene suo padre: che tipo di imprenditore è stato? «Era una persona che vedeva lontano;» dice Alessandro «non a caso tra la fine degli anni ’60 e primi ’70, comprò macchine per movimento terra nuove e specializzate, anziché modificare i mezzi agricoli, come facevano molti allora; il tutto ovviamente a suon di cambiali». Quello era un mondo diverso in cui gli affari si facevano con una stretta di mano, e la parola data era quasi sacra, mentre oggi tutto va messo nero su bianco. Ma che tipo di uomo era Mauro Gavazzi? «Era un uomo di compagnia, gran chiacchierone, sempre pronto allo scherzo. Sul lavoro come nella vita era molto generoso e diceva di sì a tutti, anche se poi il tempo non bastava mai per fare i lavori che prendeva. Ha saputo fare del bene a tante persone». Un difetto? «Era un brontolone e anche un po’ bastian contrario» dice divertito Alessandro.
L’impronta che Mauro Gavazzi ha dato alla sua ditta è stata molto forte e il suo insegnamento, fatto di onestà e competenza nel lavoro, ha fatto crescere questa realtà imprenditoriale in maniera considerevole, e i dati parlano chiaro; nel 1992, quando è venuto a mancare, la ditta aveva 5 dipendenti e una decina di macchine fra camion e movimento terra, mentre oggi l’azienda ha 25 dipendenti con un parco macchine di 40 mezzi.
Tre generazioni a confronto
In una ditta con molti camion, anche i mezzi diventano cimeli di famiglia, e conservarli significa conservare la memoria di chi li ha posseduti. Nella foto sopra si vede un furgone Fiat 682, del 1962; questo fu acquistato da Mauro e guidato da Alessandro. Ebbene, dopo anni di giacenza dentro un capannone, Lorenzo e Alberto hanno deciso di restaurarlo, riportandolo agli antichi splendori. Oggi il camion viene portato in giro quando ci sono i raduni di auto d’epoca.