Tiberio Bardi – collezionista e scopritore di minerali

Tiberio Bardi – collezionista e scopritore di minerali

di Marco Bagnoli

marzo 2023

Nei numeri scorsi ci siamo avventurati per i sentieri che percorrono i membri dell’Associazione Mineralogica Prato Pistoia, l’AMPP; a questo giro torniamo un po’ sui nostri passi, stando bene attenti a non scalciare via i sassi con le scarpe, perché magari dentro ci può essere pure qualcosa di nuovo. Ne sa qualcosa Tiberio Bardi, già socio dell’AMPP e socio anche del GAMPS, il Gruppo Amici Mineralogia e Paleontologia di Scandicci. 

Tiberio è nato a Quarrata nel settembre del ‘60, e dopo un periodo trascorso a Prato è tornato ad abitare a Lucciano da una decina d’anni. Proprio a Prato inizia da ragazzo ad appassionarsi ai minerali, frequentando il Gruppo Ricerche Geologiche assieme ad altri collezionisti come lui. Negli anni ’80, via via che le principali attività minerarie della Toscana andavano esaurendosi, ecco che la raccolta di belli esemplari ha lasciato il posto a un interesse ancora più specializzato, quello per la micromineralogia. Voi direte, ma allora non hai più niente da mettere in bella vista. Forse qualcosa c’è ancora, ma stavolta, se si è fortunati, magari siamo riusciti a inciampare in qualcosa di poco noto, raro perfino – per non dire unico. È infatti dall’attenta analisi al microscopio elettronico che nel 2009, Tiberio rinviene il campione di un minerale del tutto nuovo, la Volaschioite, chiamato così in onore del piccolo paese di Fornovolasco, nella lucchesia. Per riuscire nell’impresa ecco che Tiberio si è avvalso della collaborazione preziosa del Dipartimento di scienze della terra dell’Università di Pisa. E l’IMA, l’Interantional Mineralogical Association, nel 2010 ha approvato la scoperta. Nel 2015 Tiberio rinviene altre due nuove specie, ma la quantità di minerale è così scarsa da non consentire nemmeno l’analisi. Ma l’anno della svolta è il 2016, quando un nuovo campione, ritrovato in una piccola miniera abbandonata, prenderà nientemeno che il suo nome chiamandosi Tiberiobardiite, su proposta dell’ateneo pisano. Una bella soddisfazione, non c’è che dire. 

Abbiamo chiesto a Tiberio come sia possibile scovare ancora di queste rarità, e lui ci ha risposto che tutto dipende anche da come si sono evoluti gli strumenti d’indagine: i microscopi di oggi e le indagini che rendono possibili ci segnalano minerali che semplicemente trent’anni prima non si poteva sospettare. E poi magari un minerale è unico in Italia, ma può sempre essere rinvenuto dall’altra parte del mondo, e di grosse dimensioni anche. E dire che alla fine andare per minerali è un po’ come fare una scampagnata con gli amici: tieni gli occhi aperti, e se non trovi nulla hai comunque trascorso una giornata all’aria aperta. Per questo Tiberio si presta a organizzare delle battute di raccolta coi ragazzi, entusiasti, e forse coinvolti quanto basta per trovare il pezzo unico di domani. 

La collezione personale di Tiberio, ceduta in comodato d’uso, riempie un’intera sala del Museo di storia naturale della certosa di Calci: e sono ormai più di 4.000 pezzi. Sarebbe bello allestire una mostra analoga a Quarrata, e chissà che non ci si riesca. In fondo ci farebbe bene staccare un po’ gli occhi dai nostri schermi in movimento, per posarli su qualcosa che sono centinaia di migliaia di anni che se ne sta ferma, più o meno imperturbabile al passare del tempo. 

E nell’attesa che nuove combinazioni chimiche decidano di assortirsi “per noi” in modalità del tutto inusuali, Tiberio seguita a dividersi tra Lucciano e la sua ditta di Montale; tutto sembra come sempre, ma sotto la superficie ci sono un paio di articoli interessanti, di prossima pubblicazione, sui quali manteniamo il doveroso riserbo. 

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