La badante a doppio taglio

La badante a doppio taglio

di Carlo Rossetti

dicembre 2016

Con l’aumento dell’aspettativa di vita, si è reso necessario affidare le persone anziane a una badante, figura professionale nata negli ultimi decenni. Molto tempo fa, nella casa di tipo patriarcale, gli anziani venivano accompagnati alla fine dei giorni da parte di tutta la famiglia, in genere numerosa. Poi, per il mutamento della società e il formarsi di nuovi nuclei familiari, quando nessuno poteva accudirlo, si ricorreva alle case di riposo ma l’allontanamento da casa era motivo di trauma per lui. La badante appunto ha permesso all’anziano di rimanere nella propria abitazione, mantenendo un legame con il suo passato. Ma non è detto che tutto possa andar liscio, anche se nella maggioranza dei casi, il problema è stato risolto. Le badanti di solito arrivano dai paesi dell’Est e in genere sono donne mature in grado di gestire la vita della persona affidata, che è compito delicato.

Ma può capitare anche che giovani ragazze, alte, capelli lunghi e biondi intraprendano un lavoro così delicato e ingrato allo stesso tempo, sperando di trovare in Italia una possibilità di vita migliore. E’ in questo caso che la cosa può prendere una piega non prevista. Perciò ipotizziamo che a una ragazza così sia stato affidato un vedovo, anziano, ancora in grado di essere autosufficiente almeno per quanto riguarda le funzioni primarie, ma che ha bisogno di compagnia e di aiuto in certi particolari momenti, come controllare l’assunzione dei farmaci, che gli sono stati prescritti per gli inevitabili disturbi dell’età e fargli da mangiare. Ammettiamo pure che l’anziano sia in buone condizioni economiche e disponga di un bel patrimonio immobiliare. Ci sono le premesse perché una donna possa vedere nel vecchio che accudisce, la persona che potrebbe risolverle il problema dell’avvenire.

Cerca di non fargli mancare certe attenzioni, si mostra attenta e affidabile tanto da guadagnarsi l’affetto dell’anziano, che ritorna ad assaporare la vita in maniera diversa. Lo pettina amorevolmente, gli spruzza pure il profumo che lei stessa ha comprato e lo bacia sulla fronte la sera prima di coricarsi. E’ vecchio ma ancora in buona salute mentale e avverte in questa bella fanciulla, che gli si muove intorno, il profumo della lontana primavera di cui gli è rimasto solo il ricordo. Il figlio, che abita per conto proprio con la famiglia, da quando è arrivata la badante ha intensificato le visite al padre. Non che prima non vi andasse, ma ora, chissà perché, si sente più motivato. Interrogato dalla moglie di questa maggiore frequenza, lui le risponde che vuole rendersi conto che al padre non manchi l’assistenza di cui ha bisogno, com’era successo con la precedente badante. La risposta è data con un certo imbarazzo perché cela un’ altra verità sotterranea che è l’ammirazione per la ragazza. La moglie risponde con un “sarà”, che lascia intendere di essere poco convinta di quanto il marito va raccontando. Ed ha ragione perché il coniuge cercherebbe, se possibile, di fare rientrare nelle mansione della badante anche qualche attenzione nei suoi riguardi, che il contratto di lavoro non prevede, ma che può essere concessa a discrezione della lavoratrice.

La figlia, anche residente altrove, frequenta con maggiore assiduità la casa paterna, perché c’è quella giovane donna, alta, bionda che accudisce suo padre. Ricorda che il genitore in gioventù ha fatto molto sospirare la madre, per la spiccata inclinazione verso l’universo femminile e ora ha paura, invocando il proverbio, il lupo perde il pelo ma non il vizio, che possa risvegliare in lui qualche fremito amoroso, anche se solo mentale.

E infatti il tempo passa e le cose cominciano a complicarsi. Dagli amici del bar, il figlio viene a sapere che suo padre è stato “avvistato” con una bella bionda al fianco, mentre si recava in uno studio notarile. Con la donna appresso non poteva passare inosservato, come avesse indossato la tuta dell’Anas. Perciò il figlio affronta il padre e gli riferisce quanto ha sentito dire. Il genitore prima fa finta di non capire, poi farfuglia qualcosa che denota il suo imbarazzo. Allora il giovane chiede spiegazioni alla ragazza che, alquanto imbarazzata, dice di averlo accompagnato in un ufficio ma non sa dove. Dopo un interrogatorio sempre più pressante il padre, messo alle strette, finisce per confessare. Dice di essere stato dal notaio per sapere come lasciare qualcosa del suo patrimonio alla badante, dal momento che era sempre stato amorevolmente assistito e che per lui era ormai come una figlia. «Una figlia?! Ma hai perso la testa?» Viene avvertita anche la sorella che si precipita immediatamente a casa del genitore. Senza tante spiegazioni, convinta che sia stato manipolato, offre alla badante un campionario di aggettivi che da un punto di vista linguistico-espressivo non sono tra le cose migliori che è dato sentire. A nulla valgono le giustificazione della badante in lacrime, che si difende dicendo che non c’entra nulla nella decisione del padre. Alla donna viene imposto di lasciare quanto prima la casa, se non vuole essere denunciata per circonvenzione di incapace. E già che siamo in argomento, dato che gli animi sono accesi, anche tra fratello e sorella inizia la disputa per ciò che sarà la divisione del patrimonio familiare. E’ l’inizio di una lite che immancabilmente sarebbe avvenuta alla morte del genitore, perché da che mondo è mondo, costituisce una costante quando in una famiglia vi siano beni da spartire. Qui è stata anticipata perché la badante casualmente ha dato fuoco alla miccia, ma non si può farle carico. Intanto la nuora, con animo sollevato per il pericolo scampato delle corna, fa sapere facendo sfoggio di preveggenza: «L’avevo sempre detto io, quella badante è un’arma a doppio taglio!»

Vogliamo fare una premessa doverosa prima di affrontare nuovamente il tema delle badanti, che tra l’altro ci pare un brutto nome. Non è assolutamente nostra intenzione riportando questi fatti, mettere in cattiva luce la categoria. Anzi loro svolgono un lavoro delicato che ha una forte valenza sociale. Solo in qualche caso si sono avuti comportamenti non corretti. Ma va detto pure per imparzialità, che in molte occasioni anche gli assistiti e le loro famiglie si rendono responsabili di atteggiamenti in cui arroganza e mancanza di rispetto, sono la conseguenza di una mentalità che ritiene la donna dipendente inferiore.

Detto questo, restando in tema di badanti, le cronache si sono occupate di episodi avvenuti qua e là, che al di là dell’aspetto serio e drammatico talvolta, hanno inevitabilmente anche un lato umoristico. 

Basti pensare che un ottantenne è riuscito a convincere la sua badante, cinquantenne, ad avere un rapporto sessuale con lui. Anzi si è trattato di un’intera notte d’amore. E’ facile pensare che da parte della badante vi fosse il proposito di lasciare un segno indelebile nell’animo del suo assistito, perché lui potesse ricordarsi di lei e ricevere un segno tangibile per la sua gratitudine. La prestazione si sarebbe risolta secondo la previsione della donna, in una serie di moine ed effusioni, che l’esperienza e la perizia femminili le avrebbe consentito di contrabbandare per un atto sessuale a tutti gli effetti. Come dire, un amplesso virtuale percepito come reale. Ma la donna aveva fatto i conti senza l’oste. Il vecchietto, ancora in grado di sprigionare un discreto fulgore amatorio, in previsione di affrontare un cimento impegnativo, avrà fatto ricorso a una buona dose di chimica in compresse, per potenziare la “strumentazione di bordo”, cioè ridare qualche colpo d’ala al “volatile” mortificato dall’età. Non soltanto l’anziano ha giocato l’intera partita, supplementari compresi, ma al mattino si è trovata accanto la badante ancora addormentata in uno stato di sonno profondo. Almeno così pareva. Ma la donna non dormiva. Aveva preso definitivo congedo in seguito a un infarto, non avendo retto, forse, all’insospettabile potenza erogata dall’imprevedibile vecchietto. L’epilogo da un punto di vista logico avrebbe dovuto essere un altro. Ad andarsene, contento, soddisfatto e diciamo pure sorridente, doveva essere lui. Ma tant’è, l’amore può fare dei brutti scherzi. 

Può darsi anche che per convincere la donna a intrattenersi con lui, oltre a una promessa di ricompensarla lautamente, le abbia detto in un eccesso di vanità e afflusso ormonale: Se vieni con me, ti faccio morire! Se l’avesse detto, ironia della sorte, avrebbe mantenuto la promessa.

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