La storia di Natascia – dalla Bielorussia a Quarrata

La storia di Natascia – dalla Bielorussia a Quarrata

di David Colzi

marzo 2018

In un momento storico come quello attuale, pieno di incertezze e divisioni sociali, fa ancora più piacere raccontare una storia come questa, fatta di amore per il prossimo, condivisione e ottimismo verso il futuro. 

Tutto è iniziato a Quarrata nella famiglia Giusti, con i coniugi Massimo e Assunta che, negli anni ’90, per festeggiare il loro 25° anniversario di matrimonio, decisero non di fare qualcosa per se stessi, ma di regalare qualcosa agli altri, ai bisognosi. All’epoca imperversava la guerra in Jugoslavia e i Giusti pensarono bene di offrire un po’ di sollievo ad alcuni bimbi di quelle zone, ospitandoli da loro, così da farli vivere per un po’ in un clima di pace, per poter tornare di nuovo bambini. Purtroppo non fu possibile a causa dei tumulti di quelle zone. 

A dare speranza ai loro buoni propositi arrivò per fortuna un’associazione umanitaria di Altopascio, che poi ha preso il nome di “Il cammino onlus” (tutt’oggi in attività), tramite la quale le famiglie contattavano i bambini della Bielorussia meridionale per vacanze terapeutiche, dato che la zona di provenienza non era distante dal sito radioattivo di Chernobyl. Grazie a questa associazione arrivò dai Giusti un bambino di nome Fiodor, che si trattenne inizialmente per il mese di agosto. Due anni dopo, nel 2001, Massimo e Assunta riunirono a Fiodor la sorella maggiore Natallia (il cui nome è stato poi italianizzato in Natascia). Anche lei all’epoca era solo una bambina, la cui prima famiglia ospitante, non poteva più accoglierla a causa della morte di uno dei coniugi. Così ogni luglio/agosto e dicembre i due fratelli tornarono in questa famiglia quarratina, che ha diviso con loro tanti bei momenti pieni d’affetto. Fiodor, raggiunta la maggiore età, ha poi concluso gli studi ed è rimasto in Bielorussia dove si è sposato ed è diventato papà, mentre Natascia è tutt’ora una presenza costante nella famiglia Giusti che l’hanno accolta proprio come una figlia, dimostrandole lo stesso amore che hanno per il loro “primogenito”, Adamo. Essendo ormai maggiorenne, oggi lei può soggiornare stabilmente da noi grazie a contratti di lavoro, anche se da extracomunitaria deve rinnovare periodicamente il suo permesso di soggiorno.

Di carattere schivo e senza “grilli per la testa”, Natascia si divide fra casa e ben due lavori, di cui uno presso un ristorante di Poggio a Caiano e l’altro all’interno della ditta di famiglia, Divan Giusti. Qui si occupa del taglio, cioè seguendo i modelli, ritaglia i vari pezzi dei rivestimenti per divani e poltrone. «Quello che lei ha imparato in poco tempo, richiede anni di esperienza» afferma orgoglioso Massimo, ex titolare della ditta, oggi passata nelle mani del figlio Adamo. «Le dirò che molti giovani provenienti dalle parti di Natascia, sono come eravamo noi italiani prima del benessere economico, in quanto hanno voglia di imparare, umiltà e spirito di sacrificio, tutte qualità che i nostri ragazzi stanno perdendo».

Natascia, a proposito di lavoro… come ti trovi ad avere come titolare “tuo fratello” Adamo?

«Benissimo!» ci dice con un curioso accento bielo-quarratino. «Abbiamo lo stesso carattere e lui è una persona molto buona con tutti».

Più in generale, come ti trovi in questa seconda famiglia italiana?

«Io sono cresciuta fra due paesi, essendo arrivata in Italia a otto anni, quindi per me non esistono differenze fra la mia famiglia d’origine e questa di Quarrata».

E la tua famiglia in Bielorussia cosa ne pensa della tua permanenza da noi?

«Sono contenti di vedermi felice, anche se sono lontana da casa e ci vediamo solo una volta l’anno. Pensa che di 5 figli, sono l’unica all’estero e in più sono l’unica femmina! Naturalmente per loro è un po’ strano che a 28 anni non abbia ancora né marito, né figli» dice sorridendo.

Mentre lei Massimo che consigli dà a questa “figlia”?

«Le dico di uscire, di trovare la sua strada e di essere felice, perché lei non è qui per badare me e mia moglie, ma per avere qualche possibilità in più per realizzarsi. Certo, come babbo, mi spiace pensare che un domani se ne andrà, ma la vita è così» conclude un po’ emozionato il signor Giusti.

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