Marcello Scuffi

Marcello Scuffi

di David Colzi

settembre 2008

Fra i grandi artisti quarratini che sono passati tra le pagine di NOIDIQUA, non poteva certo marcare il pittore Marcello Scuffi, stimato ed apprezzato a livello nazionale non solo dalla gente e dai mercanti d’Arte, ma anche da critici del calibro di Vittorio Sgarbi. L’artista è nato a Tizzana il 25 Settembre del 1948; volutamente lo presentiamo in questo numero per festeggiare il suo compleanno. Pertanto, prima di entrare nel merito dell’intervista…  Auguri da tutti noi – di Qua!

Alcuni critici la definiscono come uno degli eredi della grande tradizione pittorica della nostra regione: cosa rappresentano per lei la Toscana e Quarrata?

La Toscana e Quarrata sono le mie origini. Credo che la nostra regione sia il posto più bello del mondo e lo vedo anche da quelli che la frequentano, dagli americani, dagli inglesi, che vengono e si comprano pezzi della nostra terra come se fosse sempre appartenuta a loro. Ci troveranno qualcosa di bello, no?

Hanno scritto che per lei, come artista, il passato ricopre un ruolo fondamentale. Cosa sono i ricordi per Marcello Scuffi?

I ricordi sono quelli che si vivono da bambini, dentro un seminario, vedendo arrivare il circo in paese, oppure vedendo per la prima volta il mare. Pensa che il mare per la prima volta l’ho visto a dodici anni, ed era quello di Viareggio, anzi di Calambrone! Poi ho visto anche quelli più lontani, ma il mare toscano mi è rimasto dentro. Bisogna però dire che il ricordo, per essere tale, non ha mica bisogno che passino gli anni, a volte se una cosa ti colpisce, diventa subito ricordo.

Cosa significa per lei essere un artista?

Semplicemente vuol dire tirare fuori quello che si ha dentro, con pazienza e perseveranza. Purtroppo oggi sembra che il lavoro manuale non sia più ritenuto importante dai giovani artisti, che cercano il successo nella trovata sensazionale. Pensa che il mio sogno quando avevo venti anni, era quello di vedere un pittore dipingere: oggi sembra che non importi più saper dipingere, perché basta saper esprimere un concetto, ma cosa c’entra questo con la Pittura?

Un collega che stima? 

Magazzini di sicuro. Poi di pittori moderni ce ne sono tanti che stimo e apprezzo, magari non li conosco neanche di persona, ma conosco benissimo la loro pittura. Storicamente mi piace tutto il ‘900: Sironi, Carrà, Burri, Fontana. Non mi piace tanto l’Arte povera. (sorride)

Cos’è il tempo per lei?

Il tempo è qualcosa che fugge troppo veloce. Io ho sempre paura di non fare in tempo a fare le cose e di trovarmi sempre più innamorato della vita, che purtroppo se ne va. Il tempo è importante, ci vuole! …Bisognerebbe saperne fare buon uso.

Parliamo ancora del tempo. Mi è capitato di conoscere persone che nel tempo libero dipingono: lei che di mestiere fa il pittore, cosa fa nel tempo libero?

Di tempo libero ne ho poco, perché dipingo anche di sabato e domenica. Qualche volta vado a vedere un concerto. In passato seguivo molto Fabrizio De André, mentre oggi quando ho un po’ di tempo libero vado ai concerti di Guccini, Vecchioni, Venditti, che rappresentano i miti della mia gioventù. (ride)

E’ contento della sua professione oppure di tanto in tanto rimpiange il sogno di suo padre, che la voleva in abito talare?

Non ho mai sognato di fare il prete! Il primo giorno che sono andato in seminario, volevo scappare. Da bambino mi dicevano che mi sarei fatto prete… non so, forse era un voto di mio padre che dopo quattro femmine gli era nato un maschio. Non ho mai rimpianto il seminario, anzi il seminario e il militare negli alpini mi hanno fatto diventare un mezzo rivoluzionario.

Lei è nato nel 1948, quindi quest’anno “fa cifra tonda”; come vive questo traguardo, sia come uomo che come artista?

Vuol dire che quando si arriva a sessanta anni, la vita ti ha segnato, in un modo o in un altro. E’ stato il “59” che ha fatto dei brutti record a casa mia, infatti sia io che mia moglie abbiamo avuto seri problemi di salute. Adesso i medici dicono che la situazione va migliorando; può darsi che questa cifra tonda sia buona, che porti davvero bene! (ride) Vedi, i sessant’anni gli accetti meno volentieri dei quaranta, e un po’ meno volentieri dei cinquanta, l’importante è continuare a fare ciò in cui si crede come il lavoro, la pittura. D’altronde io ho sempre dato molta importanza al lavoro, ma purtroppo col passare degli anni dovrò darne di più alla salute.

Cos’è oggi Quarrata per lei?

Beh, io ultimamente vivo poco a Quarrata perché mi piace molto stare al mare (anche per motivi di salute). Per me Quarrata rappresenta un mondo di opportunità anche perché io prima di fare il pittore, c’ho fatto tutti i mestieri. In una società che sta cambiando così velocemente, questa comunità mi sembra ancora quella di una volta, piena di gente che ha voglia di lavorare, operose, con uno spirito “paesano” ! Come avrai capito Quarrata significa molto per me, perché rappresenta cinquant’anni della mia vita, e non è poco.

Le foto di questo articolo sono state gentilmente fornite dall’artista.

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