Padre Cipriano Ricotti – il Giusto di Quarrata

Padre Cipriano Ricotti – il Giusto di Quarrata

di David Colzi

dicembre 2023

A dieci anni esatti dal nostro articolo su Serafina Nesti, torniamo a parlare di una personaggio storico di Quarrata che in pochi conoscono e che merita di essere portata all’attenzione dei lettori, in quanto persona eccezionale: si tratta di padre Cipriano Ricotti.

Nacque a Vignole nel 1916, col nome di battesimo Adimaro, da una famiglia molto religiosa soprattutto da parte di madre, quindi non stupisce che entrò a dodici anni nel collegio di Sant’Antonio presso il convento domenicano di San Domenico a Fiesole, per iniziare il percorso di studi religiosi che lo portò a diventare frate e poi sacerdote a 23 anni. Proseguì la sua istruzione all’università di Firenze, laureandosi in lettere. Uomo dinamico e d’intelletto, divenne priore superiore in diversi conventi, fra cui quello di San Marco in Firenze e San Domenico di Fiesole.

Ma quello che interessa a noi della sua vita, riguarda il periodo della seconda guerra mondiale, in particolare gli accadimenti avvenuti a Firenze dopo l’8 settembre 1943. Infatti, appena tre giorni dopo l’armistizio, i tedeschi penetrarono in città per occuparla, unendosi ai fascisti ribelli che ricostituirono la “92° Legione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale”. Chiaramente gli ebrei in città intuirono che si stava avvicinando la fine e iniziarono a nascondersi. I luoghi principali di ritrovo furono il Tempio Maggiore e i locali delle scuole ebraiche e della pro-infanzia di via Bolognese, che presto cominciarono a gonfiarsi di profughi. Non c’era più tempo da perdere, bisognava mettere in salvo quei civili nascondendoli in posti sicuri. Nathan Cassuto, rabbino di Firenze (che morì nel ’45 nel campo di concentramento di Gross Rosen), chiese allora aiuto a Giorgio La Pira e al cardinale di Firenze Elia Della Costa. Questi decisero di mettere su un reticolo di rifugi sicuri per gli ebrei e incaricarono della logistica, don Leto Casini, parroco di Varlungo, un quartiere fiorentino, e il nostro don Ricotti. A quest’ultimo, Della Costa affidò una lettera autografa da mostrare in segreto a tutti i conventi del capoluogo, perché nessuno si tirasse indietro, dispensando anche dalla clausura coloro che vivevano in ritiro permanente dalla società, così da aprire le porte dei loro monasteri. A quel punto si iniziarono a smistare i civili in una ventina di alloggi sicuri. Questi erano in maggioranza ebrei fuggiti dalla Francia meridionale occupata che, attraversando a piedi le Alpi, raggiungevano l’Italia.

Per il nostro domenicano cominciò un periodo difficile e pericoloso, nel quale entrò anche a far parte del “Comitato di assistenza rifugiati”, espressione locale dell’organizzazione nazionale “DELASEM” (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei), dove vi confluivano uomini e donne provenienti da varie estrazioni politiche e sociali, sia dal mondo laico che ecclesiastico. Da sottolineare che nella sezione fiorentina operava anche il campione di ciclismo Gino Bartali, che nascondeva messaggi e documenti nel telaio della bicicletta e li portava da un capo all’altro della città, muovendosi liberamente con la scusa degli allenamenti.

In quei due ultimi anni di guerra, la vita del frate si dipanò fra riunioni segrete, fughe con i rifugiati e visite notturne agli alloggi, sempre con il timore di essere arrestato. D’altronde in una città piccola come Firenze, le chiacchiere correvano veloci e presto iniziarono a circolare sospetti su di lui, che culminarono con la richiesta di arresto emanata dal questore di Milano. Il frate si salvò dalla galera solo grazie all’intercessione del cardinale di Firenze. Così, per un po’, dovette lasciare la città trovando rifugio a Prato, da dove continuò il suo lavoro sovversivo. 

Quello fu uno dei tanti momenti terribili vissuti dal religioso, come quando arrestarono la sua collaboratrice Anna Maria Enriquez Agnoletti, che venne fermata mentre aveva con sé un’agenda in cui il nome del frate appariva più volte. Se anche in quella occasione Ricotti riuscì a scamparla, fu perché un fascista suo amico fece sparire la prova compromettente quando arrivò alla Casa del Fascio. Agnoletti venne invece fucilata con la madre. In un’altra occasione un uomo lo avvicinò informandolo che “loro” sapevano tutto e che se avesse continuato, sarebbe stato perseguitato e, come se non bastasse, avrebbero dato fuoco avrebbero dato fuoco al convento di San Marco. Ricotti rimase molto turbato da quelle minacce, ma non si lasciò intimidire.

Al comitato invece andò peggio, poiché si infiltrò nelle sue file un delatore fascista, tale Felice Ischio, in funzione di segretario. Quindi le SS, informate a dovere, poterono fare irruzione durante una riunione segreta a palazzo Pucci, catturando molte persone e andando poi in altri istituti religiosi, per rastrellare uomini, donne e bambini. Il gruppo decimato si rimise in piedi a fatica, riuscendo solo nel ’44, a sapere dove erano alloggiati gli ebrei, in modo da fornire loro somme di denaro grazie anche alle donazioni del vescovo di Firenze. Ma oramai l’attività illegale era divenuta troppo rischiosa e i rifugiati furono trasferiti in altre città. 

Grazie al suo spirito di sacrificio, padre Cipriano Ricotti è stato riconosciuto “Giusto fra le nazioni” il 10 dicembre 1972. In Israele, alla cerimonia di conferimento, il religioso di Quarrata volle piantare personalmente il suo albero nel giardino dei Giusti, che assieme a tutti gli altri ricorda chi ha lottato contro la Shoa, salvando il popolo ebreo dallo sterminio. La stessa onorificenza fu attribuita a don Leto Casini.

Per le notizie storiche si ringrazia Andrea Lottini, autore del libro “Vite sospese – Memorie e storie della Shoah nel pistoiese” (Settegiorni editore 2021). Il professore si rende disponibile a parlare di padre Ricotti, in qualunque evento pubblico. Per contatti: frandresca@tiscali.it Invece, per una conoscenza più esaustiva della vita del religioso quarratino, si consiglia l’articolo “Un uomo di Dio nella città degli uomini”, contenuto nel sito: www.dominicanes.it

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