Semplificazione fiscale ancora lontana…

Semplificazione fiscale ancora lontana…

di Alessandro Pratesi

marzo 2024

Era giugno, 2023 … Scrivevo che la semplificazione fiscale, sempre annunciata e mai realizzata, era in procinto di trovare una prima sistemazione normativa. La speranza che ciò potesse avvenire ha iniziato a materializzarsi, in una fase assai embrionale, con la legge 14.08.2023, n. 111, recante “Delega al Governo per la revisione del sistema tributario”. Il provvedimento impegnava l’Esecutivo, entro 24 mesi, ad approvare i decreti legislativi per la riforma fiscale, nonché eventuali decreti contenenti disposizioni correttive e integrative.

Senza entrare nei tecnicismi e nei meandri dei provvedimenti finora attuati (ne mancano ancora non pochi), appariva particolarmente interessante, fra i criteri direttivi, la revisione dello Statuto dei contribuenti (ossia la legge 27.07.2000, N. 212, norma che tutela il soggetto più debole nel rapporto Fisco – contribuente, ed è intuitivo immaginare quale essa sia …), nella parte in cui si evidenziava l’esigenza indifferibile di “valorizzare il principio del legittimo affidamento del contribuente e il principio di certezza del diritto”. Non solo: si interveniva anche sui principi attinenti essenzialmente alla chiarezza della norma tributaria, prevedendo che le leggi e gli altri atti aventi forza di legge devono essere redatti – sintetizzando assai il concetto – in modo chiaro, consentendo al lettore di individuare con relativa facilità le modifiche ai testi normativi previgenti. Non solo: l’ulteriore obiettivo era indicato nella razionalizzazione e nello snellimento degli adempimenti.

Tutto ciò premesso, quando si commentano questioni che, ahinoi, non possono essere troppo semplici e che richiedono necessarie competenze specialistiche, occorre non “colorare” pregiudizialmente le medesime, affidando agli addetti ai lavori il compito di esprimere un giudizio che tenga conto del confronto con quello che accadeva in precedenza. Ebbene, allo stato dei fatti è impossibile giungere a conclusioni definitive. Per più motivi: mancano, anzitutto, numerosi provvedimenti attuativi e quelli già approvati, per essere valutati, necessitano di un banco di prova, ossia la materiale ricaduta dei medesimi sui “clienti” dell’Agenzia delle Entrate e su chi ha la ventura di assisterli nel (finora) tormentatissimo rapporto con il Fisco. In secondo luogo, pensare di sfoltire in tempi rapidi la giungla pressoché inestricabile nella quale, da decenni, si dibatte il contribuente, è una pia illusione.

Nel frattempo, fermo restando che gli effetti, semmai, si vedranno soprattutto dal 2025, qualche numero su quello che è cambiato in termini di “carta”, riferita alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (cittadini e imprese, escluse, quindi le società): per i redditi del 2021 modulistica e istruzioni prevedevano 571 pagine; per il 2022, invece, 594; per il 2023, confermando una costante tendenza al rialzo, ne servono 602. Non dipende, sia chiaro, dalla riforma fiscale, che non può produrre effetti per il 2023. Numeri, però, che servono per capire quanta strada ci sia da percorrere. Le strade dell’inferno, si dice, sono lastricate di buone intenzioni: speriamo che non sia così …

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