Concludendo – La beffa dell’Uga

Concludendo – La beffa dell’Uga

di Massimo Cappelli

settembre 2011

Carissimi amici, o meglio… cari compagni, dopo il Concludendo dalla connotazione tutta fascista del numero di giugno, per fare da contrappeso, dal profondo del cuore, mi viene da chiamarvi compagni. Dovete sapere che con la veste littoria del numero scorso, non sono passato proprio del tutto inosservato: molti amici e conoscenti hanno colto nella giusta maniera l’ironia del pezzo da me scritto e mi hanno riferito di aver sorriso come si sorride di fronte ad una goliardata. Qualcuno invece (per fortuna pochi) fraintendendo, mi ha fatto l’occhiolino come a dire: Caro camerata quando c’era Lui, le cose andavano meglio e i treni arrivavano in orario! Ecco, io a questi vorrei rispondere come sicuramente avrebbe risposto il grande Massimo Troisi: “eeeh va buo’ … per far arrivare i treni in orario, c’era bisogno di mettere Mussolini a capo del Governo? Cioè… Baaastavaaa farlo diventare capostazione… no?” Ma ora devo andare avanti con questo Concludendo e visto il gradimento dei quadretti quarratini dove ho raccontato episodi più o meno recenti, (vedi i numeri di settembre e dicembre 2010) avrei proprio voglia di riprendere questa linea tutta Amarcord, per cui, nelle pagine che seguono proveremo ancora a ricordare insieme la nostra Quarrata di una generazione fa, o giù di lì. Che ne dite? Ci proviamo? Si? E allora… Via!

Per quanto mi riguarda, e sono convinto che molti saranno d’accordo con me, uno dei periodi più belli dell’anno è proprio il mese in cui siamo adesso: Settembre. Oltre che appartenere ad una stagione ideale per il clima e non solo, questo mese, come canta Francesco Guccini in una sua canzone: “Dopo l’estate porta il dono usato della perplessità… della perplessità. Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità… le possibilità”. Personalmente devo dire che per un lungo periodo, la mia identità professionale è stata connessa a Quarrata e al settembre, e stando al testo di Guccini, forse è vero, qualche possibilità l’ho bruciata anch’io; ma è vero anche che per molti anni, con l’Amministrazione Comunale dell’epoca abbiamo organizzato il Settembre a Quarrata in maniera egregia, creando opportunità per molte associazioni, offrendo visibilità a molti commercianti, istituendo una fiera campionaria e allietando le serate dei cittadini con un programma ricco di manifestazioni e spettacoli. Stando sempre al testo, qualche perplessità, forse, ce l’ho sul Settembre a Quarrata che viene organizzato oggi, ma questa è un’altra storia e non voglio polemizzare.

Piuttosto, cerchiamo di ricordare cosa succedeva in settembre, a Quarrata, (scusate il bisticcio di parole) nel bel mezzo della seconda metà del secolo scorso. Ricordate? Arrivava la Fiera e con essa il Luna Park in Piazza Risorgimento. C’era l’autoscontro (o Autopista, come la chiamavano molti) davanti alla mostra del Lenzi che occupava gran parte della piazza. A seguire la ruota panoramica, che tutti noi chiamavamo impropriamente Stella (chissà poi perché), la ruota veniva montata davanti alla Caccia e Pesca di Donello e Luigi, al lato della strada. Dalla parte opposta, alle spalle dei giardini (non importa che vi ricordi che la piazza aveva la vecchia disposizione) c’era il tiro a segno, a fianco la sala giochi, a seguire il chiosco dei pesciolini e la giostra per i più piccoli. Sparsi al centro della piazza, c’erano i palloni per i pugni e il toro misuratore di forza.

Al lato della strada, proprio davanti alla ferramenta di Paolo Giuntini dove la piazza era curva, c’erano i dischi volanti. Nei giorni più vicini a quello della Fiera, c’erano molti banchi di chicchi e, quasi davanti al Bar Moderno, si sistemava il mitico chiosco del Gioco delle Bambole. Molti si ricorderanno questo grande imbonitore che esponeva prodotti di alta tecnologia, prometteva televisori a tutti per poi regalar solo caramelle. Questo gioco, molto probabilmente praticato in tutta Italia, ha ispirato il regista televisivo Michele Guardì, il “comitato” di Rai Uno e il suo gruppo di autori, per la realizzazione di format televisivi come: I Fatti Vostri, Piazza Grande e Affari Tuoi. Credo che per una ventina d’anni l’allestimento del Luna Park in Piazza Risorgimento sia stato proprio questo, e credo anche che tutta la piazza, per tutto il periodo, sia stata per molti giovani di allora, luogo di sfrenato divertimento, culla di amori appena sbocciati, ring di feroci scazzottate e teatro di tanti scherzi goliardici. Ricordo come fosse ora, l’iconfondibile odore che emanava l’autoscontro, dovuto probabilmente allo sfregamento delle ruote con la pista di ferro, molto simile a quello di ogni stazione ferroviaria. Ed ho sempre nelle orecchie la squillante voce della signora Picci, quella bella donna coi capelli rossi che invitava, fra un pezzo di musica e l’altro, (peraltro musica accuratamente selezionata fra i migliori brani della hit parade di quel tempo) i presenti a fare un nuovo giro: <<Via… Altro giro… Altra corsa veloce… In vettura… Attenzione alle gambe… Si gira>>. A questo richiamo erano molti i giovani che acquistavano l’abbonamento: sei gettoni 250 lire, che facendo un po’ di conversione in euro, dovrebbero essere circa 13 centesimi. Questo budget consentiva una ventina di minuti al volante, per schiantarsi contro al più acerrimo nemico, o per tentare di imbroccare quello schianto di ragazza individuata poco prima, magari sedendo e guidando in maniera stravagante e bizzarra, per farsi notare meglio, fino a che dall’altoparlante, l’assordante richiamo: <<Giovane composto in vettura eh… Altro giro… Altra corsa veloce…>>.

Ogni settembre non mancavano scherzi e burle, uno dei più praticati e di maggior successo, che molti di voi sicuramente ricorderanno, era la beffa dell’Uga. Prima di addentrarmi nel racconto è d’obbligo però una premessa: questa presa in giro aveva già allora origini un po’ più lontane, era nata nella frazione di Casini qualche anno prima e veniva praticata non solo in settembre nel periodo della Fiera, bensì tutto l’anno, bastava fosse individuato il malcapitato di turno ed una vecchia casa disabitata. In sostanza c’era un “direttore di scena” che individuava il “pollo” e facendo leva sulla sua tempesta ormonale tipica della pubertà, gli faceva credere, d’accordo con tutta la combriccola, che a pochi chilometri, in una casa di campagna, abitava, sola con il fratello squilibrato, una certa Uga: una insaziabile ninfomane che si concedeva a chiunque si presentasse, ad una certa ora, solo di notte. Molti ragazzi della compagnia giuravano di esserci stati e, con convincenti racconti a luci rosse, contribuivano, per tutto il giorno, a stimolare le fantasie erotiche del poveretto che veniva però anche messo in guardia sulla possibilità dell’anticipato rientro a casa del fratello pazzo e ubriaco, per cui molto violento.

Concordato l’appuntamento due attori travestiti, uno da donna e uno da “matto”, precedevano l’arrivo di tutta la banda e si preparavano ad accogliere il galletto eccitato. Per rendere più veritiera la scena, il soggetto veniva preceduto da un paio di attori che, nudi e rigorosamente al buio, trattandosi di casa disabitata, simulavano foneticamente un amplesso. Il ragazzo veniva fatto spogliare come mamma lo aveva fatto e, chiamato per nome dalla “vogliosa”, veniva invitato a salire in camera. Sistematicamente dalla penombra usciva fuori urlando e inveendo il fratello, quasi sempre interpretato da un gigante, facendo scappare dalla paura il… vistosamente eccitato pollastro, che il più delle volte veniva abbandonato per interminabili quarti d’ora nella campagna quarratina o ancora peggio, con una mano davanti e l’altra dietro, per le vie del paese. Pensate che qualcuno c’è cascato reiterate volte, e confidandosi con chi lo aveva portato, pare abbia detto: <<Che sfortuna, possibile che il fratello torni sempre a casa quando tocca a me?>>.

Questa è la burla dell’Uga, praticata nei decenni ad una grande moltitudine di individui maschi quarratini, molti dei quali giureranno di essere solo stati fra i promotori dello scherzo e mai vittima. Chiedetelo ai vostri padri o ai vostri fratelli maggiori, sicuramente vi risponderanno che ne hanno sentito parlare ma non vi diranno mai di essere stati nudi, nascosti per ore al freddo in attesa di essere recuperati. Come?!? Come faccio a conoscere lo scherzo così nei minimi dettagli? Perché… Mi è stato raccontato più volte e molto bene… no?!?

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