Consuelo Bellini – una quarratina in America

Consuelo Bellini – una quarratina in America

di David Colzi

settembre 2009

Andando avanti di numero in numero, NOIDIQUA ci siamo resi conto che diversi quarratini hanno lasciato la nostra città per seguire i propri sogni altrove. A tutt’oggi, il “personaggio” che più si è spinto lontano da casa, trovando successi e soddisfazioni in altre realtà, è sicuramente una giovane donna di nome Consuelo, che all’inizio degli anni ’90 si è trasferita in America per occuparsi di Moda, Arte e Cultura. Nonostante la lontananza, non rinuncia mai ad una visita alla sua famiglia che è rimasta nella nostra capitale del mobile. Così, in un caldo pomeriggio di Giugno, l’abbiamo incontrata a Quarrata, su segnalazione di sua mamma Luciana.

Perché l’America?

(sorride) Ho sempre desiderato andare negli Stati Uniti e parlare inglese; così nel 1993 sono sbarcata a Miami, senza avere nessun tipo di contatto e senza sapere la lingua. Poi dopo due anni mi sono trasferita a New York, dove mi sono fermata per più di un decennio, e adesso, vivo stabilmente in Florida.

Di cosa si occupa negli USA?

Ho iniziato come stilista di vestiti da donna, ma adesso mi dedico alla produzione di accessori per la moda femminile; il mio stile è legato alla produzione di cose molto trendy, divertenti e soprattutto alla portata di tutti. Faccio vendita diretta, tramite dei Trunk – Show, senza passare dalla boutique, per tenere contenuti i costi e per avere massima libertà di movimento. Ho iniziato questo percorso a New York, poi a Seattle e a Miami. Da quando mi sono fermata ad Orlando, in Florida, ho iniziato anche a realizzare quadri, che poi sono finiti in varie mostre.

Cosa faceva in Italia, prima di decidere di partire per l’America?

Lavoravo come stilista per abiti da bambini, collaborando con varie ditte tra la fine degli anni ‘80 ed i primi del ‘90. Contemporaneamente facevo anche la modella.

Come sono stati gli inizi nel “nuovo mondo”?

Sinceramente i primi tempi sono stati un po’ duri, soprattutto perché non conoscevo nessuno. La mia fortuna è stata quella di fermarmi a Miami, dove c’è una numerosa comunità italiana. Lì ho conosciuto due fratelli che stavano per aprire un ristorante italiano a South beach, e così ho iniziato a fare la cameriera nel loro locale. Poi a New York le cose sono state ancora più difficoltose, perché è ancora più penalizzante non conoscere nessuno… tenga conto che parliamo della “grande mela”!

 Però a New York è iniziata la sua fortuna…

Vero. Anche lì ho fatto la gavetta, come cameriera… anche se ho avuto il piacere di lavorare tra i tavoli del ristorante che è all’interno del museo Moma, sulla cinquantaquattresima strada, dove ho incontrato molte persone interessanti. Poi sono entrata in una società che faceva abiti per neonato e teenagers. La mia intenzione era quella di continuare con gli abiti e rafforzare alcune collaborazioni come con la catena Saks Fifth Avenue, ma dopo l’11 settembre l’economia americana è profondamente cambiata, quindi ho deciso di dedicarmi agli accessori per avere più richiesta.

Dove vende, e chi sono i suoi clienti?

Attualmente vendo nella boutique più vecchia di Orlando, che in città è una istituzione, perchè è radicata nel territorio da anni. Ho una serie di clienti fissi, che con il passa parola fanno aumentare continuamente il numero di persone che si servono da me. Mi piace ricordare che collaboro anche con l’Italia, partecipando ad eventi singoli e non con ditte specifiche.

Lavorare nella moda americana venendo dall’Italia, l’ha aiutata?

Sinceramente sì! In America il talento italiano è da sempre sinonimo di qualità, di fashion (sorride)… non è un luogo comune. Non vorrei peccare di presunzione, ma quando vengono i clienti a vedere i miei accessori, spesso mi dicono…<<Si vede che sei italiana>>.

Prima mi ha accennato all’Arte…

L’Arte, la pittura sono sempre stati i miei sogni, quindi quando mi sono trasferita da Orlando ho deciso di intraprendere anche questa sfida. A New York sarebbe stato impossibile coltivare la mia passione, perché lì non c’è tempo per fare altro che lavorare. Invece la Florida è in fermento, è una realtà molto attenta alla creatività ed Orlando in particolare si sta aprendo a nuovi stimoli; pensi che presto prenderò parte ad una mostra che si terrà in un centro delle scienze! Insomma ad Orlando c’è molto di più che EuroDisney…

Mi incuriosisce tantissimo questa foto in cui è al fianco di una chitarra enorme…

(sorride) Questa è un’altra bella iniziativa che si è tenuta in città. La casa produttrice di chitarre Gibson, ha realizzato 40 riproduzioni in scala della sua serie più famosa di strumenti, chiamata Les Paul. Poi ha contattato 40 artisti per dipingere questi modelli da esporre poi all’aperto, disseminati in tutta Orlando da settembre a maggio. Le dico con orgoglio quarratino che sono stata l’unica italiana che ha partecipato! La mia creazione è stata acquistata ed è finita all’Hard Rock Caffè di Las Vegas. Ci tengo a sottolineare che tutto l’incasso di noi artisti è andato in beneficenza.

La più bella soddisfazione?

A New York nel 2002, quando un organizzazione no profit realizzò un concorso aperto agli stilisti di tutto il mondo. Le categorie erano 5 ed io ho vinto nella sezione abito da sera. Questo è stato un importantissimo trampolino di lancio, perché grazie a quella vincita, ho conosciuto il Marketing director della catena Saks Fifth Avenue.

A parte i successi, cosa la spinge a rimanere “oltre oceano”?

Innanzi tutto il fatto che adesso quella è casa mia! Lì ho gli amici, mi sono sposata con un americano, ho il mio lavoro, i miei interessi. Poi dell’America adoro la mentalità aperta; qualunque cosa tu decida di fare, di indossare, di pensare, nessuno ti prenderà mai per pazzo… anche perchè ci sarà sempre qualcuno che farà qualcosa di ancora più strano. (sorride)

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