Il rugby a Quarrata

Il rugby a Quarrata

di Linda Meoni

dicembre 2013

L’entusiasmo c’è ed è tanto, ma la cultura dello sport giovanile è ancora troppo legata al calcio. Senza voler togliere nulla naturalmente, perché sempre di sport si parla, ma c’è anche quella fetta di atleti, ancora troppo risicata, che corre e gioca per altre discipline. Non meno belle, non meno avvincenti. E’ questo il caso del rugby, uno sport che anche a Quarrata sta cominciando a farsi conoscere grazie all’impegno e alla costanza di Umberto Materazzetti, storico della palla ovale a Pistoia dove per anni ha speso il suo impegno e la sua passione per far conoscere ai giovani questa disciplina. Ora, dopo sette anni e una società nata da zero e che è arrivata a contare oltre 150 iscritti, Materazzetti guarda oltre, aprendosi alla città del mobile dove, già da un anno, ha avviato il suo tour nelle scuole per avvicinare i ragazzi al rugby.

«Il calcio è ormai lo sport di tutti i giovani» spiega Umberto «ma l’obiettivo che mi sono posto fin dall’inizio, è stato quello di proporre il rugby nelle scuole proprio perché si conosca anche l’altra faccia dello sport. Mi auguro davvero che ora possa esserci il vero salto, con un interesse concreto che ci porti a creare un gruppo solido e ricco. Al momento ho fatto tappa alla scuola media di Vignole dove ho trovato una bella accoglienza. Sono stato anche all’istituto d’arte, dove ci sono molte ragazze e devo dire che anche nella declinazione femminile c’è stata una bella risposta. L’obiettivo è arrivare nel 2014, con un gruppetto di una quindicina di ragazzi». Testata la disponibilità dei dirigenti dell’Ac Quarrata e con il consenso dell’assessore allo sport di Quarrata, la società rugbistica potrebbe trovare casa proprio nei campi di allenamento della squadra di calcio di casa, anche se ancora è presto per “mettere troppa carne al fuoco”. Ma chi è che può giocare a rugby? E’ davvero uno sport aperto a tutti? «Decisamente sì» risponde Materazzetti «dal ragazzo di trenta chili a quello di 150. Questo perché c’è un ruolo per tutti in questo sport, fatto di grande fair play. Il nostro terzo tempo non lo si ritrova in nessun’altra disciplina. Ed è questa la prima cosa che diciamo ai ragazzi ai quali chiediamo rispetto: lo pretendiamo per tutti, per i compagni di squadra, per gli avversari e per l’arbitro. E’ per questo che una volta finita la partita, ci si ritrova tutti allo stesso tavolo a mangiare e a scherzare. I ragazzi lo apprezzano e durante quell’ora che stiamo insieme e testiamo sul campo cosa vuol dire giocare a rugby, dimostrano davvero un grande interesse. Speriamo adesso che questo interesse diventi voglia concreta di esserci e che si possa puntare ad allestire una squadra Under12 e una Under14».

 

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