Matteo Cialdi

Matteo Cialdi

di Marco Bagnoli

dicembre 2010

L’altra mattina siamo andati a fare quattro chiacchiere con Matteo Cialdi, seduti davanti alla piazza. Matteo ha venticinque anni e prima di passare alla chitarra suonava la batteria. Gli piaceva molto, ma agl’altri suoi condomini un po’ meno; la solita storia. Così ha dovuto smettere ed è passato alla chitarra elettrica. Chiaro no? Inizia a suonare come chitarrista ritmico con i Playground Trauma, un gruppo di qua che da un paio d’anni si dedica a crossover e hard rock. Il gruppo suona pezzi propri, in italiano – Litfiba docet – soffermandosi sulle problematiche e le attualità della vita di oggi.

In breve Matteo affianca ai Playground un nuovo progetto, quello dei Voice of Pain, dove lo troviamo di nuovo alla chitarra ritmica e alla voce, in compagnia del chitarrista solista Andrea Andreotti; stavolta la struttura sonora è sostenuta dalle basi elettroniche da loro stessi composte, per vedere di sviluppare il gioco su di un piano essenzialmente più strumentale. Per i suoi impegni sonori Matteo si muove su Santonuovo, dove esiste un’associazione culturale che si propone di supportare i giovani nei loro piani musicali, “Kakophonia”. Dopo circa tre anni passati su e giù per le sei corde di metallo, qualche tempo fa Matteo fa la conoscenza di Gabriele Bellini; fino ad allora non lo conosceva che per gli articoli che gli abbiamo dedicato Noi Di Qua. È il periodo in cui il Bellini si è messo in cerca di input freschi per il suo ambito progetto del QuaRock Festival e a quanto pare la collaborazione tra i due produce buoni frutti.

 

Matteo diviene suo allievo e quello che era sempre stato un incredibile passatempo inizia ad avanzare una timida zampetta verso la terra brulla del mondo reale: i Playground Trauma arrivano alla finale regionale ad un importante rassegna di gruppi esordienti, l’Emergenza Festival del 2010 e si profilano promettenti i primi contatti con una casa discografica. Tuttavia, dato che non si vive di sola musica, la sicurezza di un lavoro “serio” tiene le spalle al caldo, mentre la corrente elettrica ti si porta via…

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