Travolta in bicicletta

Travolta in bicicletta

di Carlo Rossetti

marzo 2012

“SESSANTENNE IN COMA TRAVOLTA IN BICICLETTA”

E’ facile capire come un lettore aprendo il giornale una mattina, possa stupirsi di fronte a una notizia del genere, non riuscendo a capire ciò che il titolo lascia intendere in un primo momento. E’ la notizia apparsa qualche anno fa su un quotidiano locale. Basta comunque pensarci un po’ per capire il senso del titolo. Ma se dovessimo descrivere l’accaduto così come è presentato, la notizia dovrebbe essere questa. Per la nostra ricostruzione useremo luoghi e nomi di pura fantasia.

Una donna di 64 anni, Ernestina Pollacci, versa in gravi condizioni all’Ospedale di Zona, in seguito a un drammatico incidente di cui è rimasta vittima, avvenuto in via Filicaia. La signora, che vive sola, si trovava nella cucina della propria abitazione intenta a prepararsi il caffè, e improvvisamente si è sentita male. Mentre le forze le venivano a mancare, prima che la situazione precipitasse, dopo avere tentato inutilmente di raggiungere telefonicamente la figlia, ha pensato bene di inforcare la bicicletta per recarsi al vicino Ospedale. Ma dopo le prime pedalate, in seguito anche allo sforzo, ha perso conoscenza ed è entrata in coma. Ha continuato a pedalare ugualmente, scansando veicoli in sosta e in movimento, pedoni e gatti randagi, attraversando senza difficoltà i crocevia, poiché, fortunatamente, ha trovato tutti i semafori verdi. Purtroppo, nel suo girovagare, è stata investita e gettata violentemente a terra da un automobilista che non aveva rispettato lo stop. Nonostante l’urto è rimasta attaccata al proprio mezzo, ed è stata soccorsa dai volontari della Croce Rossa, da lei stessa chiamati con il campanello della bicicletta, azionato inconsciamente. I soccorritori hanno provveduto a trasportarla d’urgenza all’Ospedale di Zona, insieme alla bicicletta che le si era attorcigliata a una gamba. Qui i sanitari le hanno riscontrato ferite in tutto il corpo e fratture multiple e rimosso 30 raggi infilati in un polpaccio. Inoltre le hanno diagnosticato un coma profondo, stato in cui la donna era entrata fino dalle prime pedalate. Quindi è stata ricoverata in prognosi riservata. Anche la bicicletta, nonostante che nel reparto radiologico le abbiano rifatto i “raggi”, non è potuta ripartire.

E a proposito di titoli, anche quelli delle cronache calcistiche del lunedì, peraltro chiari ed esplicativi, non di rado ci fanno sorridere per il sovraccarico di retorica, l’uso di espressioni roboanti, sì da essere una gustosa lettura. E’ vero che la notizia necessita di essere presentata in maniera tale da fare immediatamente presa sul lettore, ma ci sembra che la ricerca di termini eclatanti possa essere destinata a miglior causa, quando poi la cronaca della partita viene liquidata con un laconico commento. Ed ecco un breve campionario frutto della nostra immaginazione, ma che trova riscontro, il più delle volte, nella realtà: “Un rassegnato Canapale si lascia travolgere da un forsennato Lamporecchio”“Spavalda prova del Fucecchio contro un assente Cerreto Guidi”“Un indomito Pontedera piega il coriaceo Montelupo”“La Virtus Paperino umilia la sprovveduta compagine Aglianese”“La superba difesa del Barberino infrange i sogni del Casalecchio –  Pur nella sconfitta i ragazzi di Vesciconi escono dal campo a testa alta”

E così di questo passo potremmo andare all’infinito. Ma chi ci faceva veramente ridere qualche anno fa, era un cronista della sede Rai di Milano che nel commentare la sintesi filmata delle partite, faceva ricorso a una prosa enfatica non priva certe volte di risvolti letterari. Non c’era da stupirsi se nel corso del resoconto saltassero fuori i nomi di Cecov o Dostojeschij, nella ricerca di una prosa colta e raffinata, quanto inutile. Possiamo soltanto aggiungere che al confronto, il Vate di Pescara, diventava un modesto emulo di Liala.

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